L’economia resta fragile, i consumi in lieve recupero

La buona tenuta del mercato del lavoro e i risultati positivi del mercato turistico, soprattutto incoming, spingono i consumi in lieve recupero, ma permane la lentezza nel rientro della fiammata inflazionistica e si assiste al lieve calo su base mensile del Pil.
Sono i principali risultati emersi dalla Congiuntura Confcommercio relativa al mese di maggio 2023, che per i consumi indica ad aprile un lieve aumento rispetto al mese precedente, Questo, grazie esclusivamente ai Servizi, che segnano un +4,5% rispetto al -1,5% dei Beni. E se la domanda di autovetture si conferma in ripresa resta negativa la dinamica di consumi alimentari, energia elettrica e mobili. 

Pil mensile a -0,2%

Secondo le stime dell’Ufficio Studi Confcommercio il Pil, rispetto ad aprile, dovrebbe subire una diminuzione dello 0,2%. Su base annua questo andamento si tradurrebbe in una crescita dell’1,5%.
Le famiglie continuano, al di là delle criticità indotte dall’inflazione sui bilanci familiari, nel percorso di recupero della domanda favorendo le voci di spesa che considerano più rappresentative della ritrovata ‘libertà’. Nonostante i progressi, anche i dati dell’ultimo mese confermano le difficoltà dei consumi in volume calcolati nella metrica dell’ICC a tornare ai livelli pre-Covid. Per alcuni segmenti le deboli dinamiche degli ultimi periodi sembrano aver contribuito ad aumentare la distanza, ponendo seri dubbi sulla possibilità di tornare nel 2024 sui livelli del 2019.

Le dinamiche tendenziali

Anche ad aprile 2023 la domanda delle famiglie è stata sostenuta principalmente dal recupero della componente relativa ai Servizi, anche se per servizi ricreativi, alberghieri e della ristorazione la distanza percentuale con i volumi registrati nello stesso periodo del 2019 supera ancora le due cifre. Relativamente ai consumi di Beni, dopo la stagnazione di marzo la domanda è tornata a registrare un ridimensionamento nel confronto annuo. Ad aprile la stima per l’aggregato è -0,4%. Il settore Automotive si conferma il più dinamico, con una variazione tendenziale del 16,9%. I recuperi degli ultimi mesi hanno comunque solo parzialmente ridotto la distanza con i livelli di spesa reale del 2019. Tra le altre voci si conferma in netta riduzione la domanda per energia elettrica (-7%), mobili (-7,8%), alimentari (-3%) ed elettrodomestici (-0,8%). Relativamente ad abbigliamento e calzature il modesto segnale di recupero (+0,7%) non attenua le difficoltà del settore.

Prezzi al consumo, tendenze a breve termine

Sulla base delle dinamiche registrate dalle diverse variabili che concorrono alla formazione dei prezzi al consumo l’Ufficio Studi stima per maggio un +0,5% in termini congiunturali e +7,8% su base annua. Nonostante il moderato ridimensionamento del tasso di crescita tendenziale dei prezzi, si confermano le difficoltà dell’inflazione a instradarsi su un sentiero di rapido rientro. Le prime indicazioni di un’evoluzione più contenuta dell’inflazione di fondo consolidano, comunque, le attese di una parte finale del 2023 più favorevole. Tale evoluzione potrebbe agevolare le famiglie nel percorso di recupero della domanda, favorendo il mantenimento di tassi di crescita dell’economia in linea con quelli registrati nella prima parte dell’anno.

I giornali generati dall’Intelligenza artificiale proliferano online

Nel mese di aprile di quest’anno NewsGuard, il tool online di NewsGuard Technologies che permette agli utenti di riconoscere le fake news, ha identificato 49 siti ‘sospetti’ in sette lingue, ceco, cinese, francese, inglese, portoghese, tagalog e thailandese. In apparenza questi siti avevano l’aspetto dei tipici siti di notizie, ma sembrerebbero invece essere stati interamente, o in gran parte, generati da modelli di linguaggio basati sull’Intelligenza artificiale, e quindi progettati per imitare la comunicazione umana. Secondo NewsGuard, gli strumenti basati sull’Intelligenza artificiale ora vengono utilizzati per riempire le cosiddette ‘content farm’, ovvero i siti web di bassa qualità diffusi in tutto il mondo che sfornano grandi quantità di articoli clickbait per massimizzare le proprie entrate pubblicitarie.

Centinaia di articoli a giorno su avariati argomenti

Questi siti spesso non identificano i proprietari, e producono un grande numero di contenuti su diversi argomenti, tra cui politica, salute, intrattenimento, finanza e tecnologia. Alcuni di questi newsbot pubblicano centinaia di articoli al giorno, che a volte promuovono anche narrazioni false. Inoltre, quasi tutti i contenuti sono scritti utilizzando un linguaggio banale e frasi ripetitive, segni distintivi dei testi prodotti dall’Intelligenza artificiale.

Testate giornalistiche create dall’Intelligenza artificiale piene di pubblicità

Molti di questi siti, poi, sono pieni di pubblicità, poiché probabilmente sono stati progettati per generare entrate dagli annunci programmatici posizionati attraverso algoritmi. Esattamente ciò per cui era stata concepita la prima generazione di content farm su internet, gestite da esseri umani. 
Proprio mentre negli ultimi mesi sono stati presentati e resi disponibili al pubblico diversi strumenti, sempre più potenti, basati sull’Intelligenza artificiale, il timore che tali strumenti possano essere utilizzati per dare vita a testate giornalistiche ora è diventato realtà.

Il governo britannico avvia un’inchiesta sull’AI

Pertanto, il governo del Regno Unito ha deciso di avviare un’indagine sull’AI e sul suo impatto su consumatori, business ed economia. Sotto i riflettori, anche l’Intelligenza artificiale generativa, alla base del chatbot ChatGPT, sviluppato da OpenAI e sostenuto da Microsoft. Il governo, riporta Adnkronos, fa sapere che seguirà cinque principi nella verifica dell’applicazione dell’AI e nello stabilire regole e leggi per l’uso dell’Intelligenza artificiale: sicurezza, trasparenza, equità, responsabilità e gestibilità.
“È cruciale che i potenziali benefici di questa tecnologia trasformativa siano equamente accessibili alle attività commerciali del Regno Unito e ai consumatori – commenta Sarah Cardell, direttrice della Competition and Markets Authority -, e che allo stesso tempo le persone siano protette da fenomeni come disinformazione e fake news”.

Luxury real estate internazionale: Parigi in testa, Milano al 10° posto

Qual è la città più attraente per l’immobiliare di lusso a livello internazionale? Secondo il Barnes Index City 2023 delle 50 città più ricercate dagli UHNWI (Ultra High-Net-Worth Individuals), è Parigi, seguita sul podio da due mete americane, Miami (2°) e New York (3°). Parigi, che si sta preparando per le Olimpiadi del 2024, sembra quindi trovare unanimità tra gli investitori internazionali, attratti dal suo patrimonio, la sua cultura e la sua forza economica. Ma tra le prime dieci ci sono anche altre quattro città europee, Londra (7°), Ginevra (8°), Madrid (9°) e Milano (10°), segnale di un ritorno in grazia delle città storiche agli occhi di clienti facoltosi. 

Roma guadagna undici posizioni e conquista i clienti stranieri

Il 2022 è stato in generale un anno incredibile per le compravendite residenziali in Italia, con circa 787.000 compravendite (+4.8%) sul territorio nazionale. E i primi mesi del 2023 hanno espresso un’effervescenza in Italia anche del mercato immobiliare di lusso, riscontrando un aumento della domanda soprattutto da parte di clienti stranieri. Nel Barnes Index City 2023 appaiono infatti anche due italiane, Milano (10°), e Roma, che dal 22° posto dell’anno precedente passa all’11°. Roma fa quindi un balzo in avanti nella classifica delle città più desiderate dagli ultra-ricchi del mondo, confermando il trend di crescita della domanda di immobili degli ultimi anni.

Top 5: anche Miami, New York, Austin e Dubai

Il livello più alto è composto da cinque città, riuscite più di altre a rassicurare gli investitori in questo periodo di incertezza. Oltre a Parigi, riferisce Ansa, in cima alla lista, grazie alla loro vitalità economica hanno conquistato il 2°, 3° e 4° posto tre grandi città degli Stati Uniti, Miami, New York e Austin (Texas). In quinta posizione Dubai, che entra a far parte dell’esclusivo club degli investimenti ‘safe global’ per il suo appeal esercitato su imprenditori ed expat family. È infatti una sorta di El Dorado per gli investitori nei settori del lusso, tech e salute, e in due decenni è passata da destinazione in cui investire a destinazione in cui vivere.

Una Top 10 polarizzata tra Nord America ed Europa

Tra le tradizionali ‘scommesse sicure’, Londra, Ginevra, Madrid, Milano e Roma, a conferma di un polarismo all’interno dell’indice tra Nord America e Europa, interrotto da Tokyo, che appare come unica città asiatica al 6° posto della Top 10. Ma alle soglie della Top 10 c’è una nuova arrivata, Istanbul, che ogni anno attira sempre più investitori grazie alla sua posizione strategica nel punto di incontro tra Europa e Asia. Quanto alle ‘escluse’, la chiusura della Cina agli stranieri ha fatto sì che diverse città cinesi scendano o siano fuori dall’Index. Allo stesso modo, la guerra in Ucraina ha alienato Mosca e San Pietroburgo dalle simpatie degli investitori per un periodo di tempo imprecisato.

Attenzione a Qbot, il malware che minaccia le e-mail aziendali con un PDF dannoso

L’ondata è iniziata la sera del 4 aprile, e da allora gli esperti di Kaspersky hanno scoperto oltre 5.000 e-mail di spam con file PDF che diffondono il malware Qbot nelle mail aziendali in inglese, tedesco, italiano e francese. Qbot è un trojan bancario che funziona come parte di una rete botnet. È in grado di rubare dati come password e corrispondenza di lavoro, e consente agli attori delle minacce di installare ransomware o altri trojan su vari dispositivi in rete. E all’inizio di aprile Kaspersky ha scoperto un aumento di attacchi del malware Qbot indirizzato a utenti aziendali e diffuso attraverso una campagna di e-mail dannose.

Tecniche avanzate di social engineering

Gli attaccanti utilizzano tecniche avanzate di social engineering: intercettano la corrispondenza di lavoro e inoltrano allegati PDF dannosi agli stessi thread di posta elettronica, metodo insolito per questo malware. Il banker viene distribuito attraverso la corrispondenza di lavoro di una potenziale vittima, rubata dai criminali informatici che inoltrano un’e-mail a tutti i destinatari del thread esistente e chiedono di aprire l’allegato PDF dannoso in circostanze plausibili.

Se l’utente fa clic su ‘Open’…

Ad esempio, gli attaccanti potrebbero chiedere di condividere tutta la corrispondenza relativa all’allegato, o di calcolare l’importo del contratto in base ai costi stimati nell’allegato. Più in particolare, il contenuto del file PDF è un’immagine che simula una notifica di Microsoft Office 365 o Microsoft Azure. Se l’utente fa clic su ‘Open’, l’archivio dannoso viene scaricato sul suo computer da un server remoto (sito Web compromesso). Gli esperti di Kaspersky hanno condotto un’analisi tecnica dettagliata di questo schema, disponibile su Securelist.

“Gli autori migliorano costantemente le loro tecniche”

“Raccomandiamo alle aziende di prestare sempre attenzione perché il malware Qbot è molto dannoso, anche se la sua funzionalità di base non è cambiata negli ultimi due anni – ha dichiarato Darya Ivanova, Malware Analyst di Kaspersky -. Gli autori migliorano costantemente le loro tecniche, aggiungendo nuovi elementi convincenti di ingegneria sociale. Questo aumenta la probabilità che un dipendente sia vittima dello stratagemma. Per essere sempre al sicuro, è importante controllare attentamente i vari segnali di allarme, come l’ortografia dell’indirizzo e-mail del mittente, allegati strani, errori grammaticali e altro ancora. Inoltre, le soluzioni di cybersecurity specializzate possono aiutare a garantire la sicurezza delle e-mail aziendali”.

Cibi a base vegetale, in Italia crescono del +3%

La gamma di cibi a base vegetale, prodotti realizzati partendo da proteine vegetali di verdura, legumi, cereali, semi o alghe, è molto ampia. Si va dai burger e i piatti pronti, che trainano il mercato crescendo a doppia cifra, a gelati e dessert fino alle bevande vegetali. Questi alimenti si fanno sempre più spazio sulle tavole degli italiani. E mentre ferve il dibattito sulla carne coltivata, il gruppo Prodotti a base vegetale di Unione Italiana Food racconta di un 2022 in crescita di circa il 3% a volume per il comparto, mentre a valore il fatturato è cresciuto dell’8% (490 milioni). Insomma, i prodotti a base vegetale sono sempre più scelti dai consumatori. Oggi quasi 22 milioni di italiani consumano regolarmente questa categoria di prodotti.

Non conquistano solo il palato

A decretare il successo di questi prodotti, nati come alternativa al consumo di proteine animali, sono diversi fattori che hanno sicuramente a che fare con ‘il palato’. Ma non solo. “Dietro il successo di questi prodotti c’è il gusto – . – commenta Salvatore Castiglione, presidente Gruppo prodotti a base vegetale Unionfood – ma anche la volontà di aumentare il proprio intake di proteine vegetali, forse strizzando l’occhio anche all’ambiente, perché questi prodotti consumano meno suolo e meno acqua”.
Di fatto accanto ai benefici per la salute, riconosciuti da oltre l’80% degli intervistati, c’è la sostenibilità (77%).

Non solo per chi è vegetariano o vegano

A chi restano dubbi sul loro consumo di acqua e suolo (15%) risponde Ludovica Principato, docente presso l’Università Roma Tre: “Se la popolazione italiana si spostasse verso diete flexitariane a favore di un maggiore consumo di alimenti vegetali si emetterebbero ogni anno 106 milioni di tonnellate di CO2 equivalente rispetto alle 186 dei consumi attuali, liberando campi coltivati delle dimensioni di 5.000 campi da calcio e riducendo di molto i consumi idrici”. Del resto questi alimenti si rivolgono non solo a chi è vegetariano o vegano, ma anche a chi ha scelto una dieta flexitariana, attenta al proprio benessere e a quello dell’ambiente.

Nulla a che vedere con la carne coltivata

Secondo un’indagine Astraricerche, il 75,5% di chi già conosce i cibi a base vegetale sa di cosa sono fatti grazie soprattutto alla chiarezza delle etichette. Nulla a che vedere dunque con la carne coltivata, un prodotto di origine animale che proviene da cellule estratte dall’animale e coltivate in bioreattori per produrre burger di origine animale.
“Dal giorno in cui è nato questo gruppo dedicato ai prodotti a base vegetale – sottolinea Castiglione  ad Askanews- abbiamo convenuto che ‘a tavola’ c’è davvero posto per tutti. Questo significa che senza attaccare nessuno, ci facciamo spazio fra le altre categorie”.

Quali sono i Paesi più felici del mondo?

Il Buthan dal 1972 ha sostituito il Prodotto Interno Lordo con il Fil, la Felicità Interna Lorda, che mira a stabilire uno standard di vita e considera come criteri qualità dell’aria, salute dei cittadini, istruzione e ricchezza dei rapporti sociali. Risultato: il Buthan è uno dei Paesi più poveri dell’Asia ma anche uno dei più felici del continente. Questo spinge a chiedersi se i soldi facciano o meno la felicità.
Da più di 10 anni l’Onu realizza il World Happiness Report, che traduce in numeri e grafici il livello di soddisfazione di 137 Paesi del Mondo. Secondo il Report i primi dieci Paesi più felici del mondo sono Finlandia, Danimarca, Svizzera, Islanda, Paesi Bassi, Norvegia, Svezia, Nuova Zelanda, Austria e Canada. Paesi che riescono a mantenere alti livelli di benessere soggettivo, e che non hanno perso questa capacità nemmeno durante la pandemia.

L’Italia è un Paese felice?

L’Italia non si colloca benissimo nella classifica dei Paesi più felici al mondo. Siamo infatti al 33° posto su 137, un risultato decisamente non esaltante. Inoltre, abbiamo perso due posizioni dal 2020, e con un ‘punteggio felicità’ pari a 6,4, non molto sopra la sufficienza, l’Italia si inserisce dopo la Spagna e prima del Kosovo, superata anche da Germania (16° con un punteggio felicità di 6,89), Gran Bretagna (19° con un punteggio felicità di 6,79) e Francia (21°, con un punteggio felicità di 6,66). Sopra di noi anche Costa Rica (23°, con un punteggio felicità di 6,6) e Romania (24°, con un punteggio felicità di 6,58).

Cosa rende i cittadini felici?

In generale, i Paesi con livelli più alti di fiducia nelle istituzioni e negli altri cittadini, di sostegno istituzionale e sociale, di qualità della governance e dei servizi pubblici, di libertà individuale, di rispetto dei diritti umani e di qualità ambientale sono più felici, e hanno resistito meglio alla crisi pandemica. A contare, insomma, è l’etica di un Paese, ma contano anche le istituzioni, ovvero se sono affidabili e offrono servizi adeguati ai cittadini. Inoltre, contano anche reddito e salute, ma una società in cui cittadini sono più virtuosi è anche più felice, perché il benessere di ognuno è legato a quello degli altri.

Le lezioni del Covid

La pandemia ha portato dolore e sofferenza, ma anche un aumento del sostegno sociale, sottolineando la capacità degli esseri umani di aiutarsi e sostenersi nei momenti di grave difficoltà. L’esperienza col Covid è servita a molti per riflettere sull’importanza delle cose semplici, spesso date per scontate, e ha portato a una maggiore gratitudine. In questo contesto, la salute mentale sta assumendo sempre maggiore rilevanza, affiancandosi ad altri fattori come rilevante per la soddisfazione di vita. Insomma, il World Happiness Report 2023 evidenzia l’importanza di coltivare relazioni positive con gli altri e con il pianeta. La felicità quindi è uno stato esistenziale che passa per l’individuo, ma che non può prescindere dal benessere collettivo e dalla condivisione.

Intelligenza Artificiale: più di 35mila citazioni online in un mese

Dall’11 febbraio al 12 marzo 2023 sono state complessivamente più di 35mila le citazioni online in italiano da parte di quasi 11mila autori unici, i cui contenuti hanno coinvolto tra like, reaction, commenti e condivisioni, poco meno di 280mila soggetti. ANSA e DataMediaHub hanno analizzato le conversazioni online su social, news online, blog e forum relative all’AI, e il volume delle conversazioni ha generato anche un’opportunity-to-be-seen pari a 41,7 miliardi di visualizzazioni sul tema, per una portata effettiva stimata a 2,1 miliardi di impression, ovvero, le visualizzazioni effettive di contenuti relativi al tema dell’AI. Inoltre, secondo Google Trends da novembre 2022 la popolarità di ricerche online in italiano relative all’Intelligenza artificiale è schizzata alle stelle, con 19,4 milioni di risultati in 0,34 secondi.

Sentiment positivo, ma il tema coinvolge più gli “addetti ai lavori”  

Per quanto riguarda il sentiment delle verbalizzazioni online, si tratta di conversazioni online con una connotazione in netta maggioranza positiva. La quota marginale di negatività si concentra sulla possibilità che soggetti malintenzionati usino sistemi di Intelligenza artificiale per creare immagini e testi falsi, oppure, ad altri rischi potenziali per privacy e sicurezza.  In ogni caso, il volume delle conversazioni e il numero di soggetti coinvolti è di gran lunga inferiore a quello che emerge da altre analisi effettuate su altre tematiche: pare infatti che il tema AI sia appannaggio prevalentemente degli ‘addetti ai lavori’, mentre la maggior parte delle persone appare ancora poco coinvolta al riguardo.

L’AI è già presente nelle nostre vite

Come ha riportato il quotidiano Avvenire, per avere un’idea, anche se non esaustiva, di quanto e in quanti ambiti venga già usata l’Intelligenza Artificiale basta visitare il sito web Futurepedia. Si tratta di un archivio, aggiornato giornalmente, che ha già raccolto 1.239 applicazioni, divise in 50 categorie. Il tutto, con un’ulteriore divisione tra novità, popolari e verificate. L’AI è già quindi presente nelle nostre vite. Meglio quindi comprenderne vantaggi e svantaggi, e imporre regole chiare sul suo utilizzo prima di esserne sopraffatti. Anche perché, secondo un sondaggio sulle nuove tecnologie condotto da SWG a fine gennaio 2023 gli italiani appaiono divisi.

ChatGPT: in due mesi raggiunti 100 milioni di utenti

Stando ai dati di SWG, il 51% degli italiani è favorevole alle nuove tecnologie, il 44% è parzialmente contrario e il 5% totalmente contrario. Tra coloro che sono parzialmente contrari si arriva al 54% per chi ha un’età compresa tra 45 e 54 anni, e si sale al 55% per chi è in difficoltà economiche.
Eppure, da quando è scoppiato il boom di ChatGPT, il prototipo di chatbot basato su AI e machine learning sviluppato da OpenAI, e specializzato nella conversazione con un utente umano, pare non si parli d’altro. ChatGPT, riporta Ansa, è stato infatti il servizio tecnologico che ha raggiunto più velocemente i 100 milioni di utenti in soli due mesi. Per avere un termine di paragone, TikTok per raggiungere questo traguardo ha impiegato circa nove mesi dal suo lancio globale, mentre Instagram 2 anni e mezzo.

Finanza personale: le donne italiane ne sanno poco 

Nonostante si tratti di una materia che riguarda tutti da vicino le donne italiane risultano impreparate sul tema della finanza personale. Di fatto, non sembrano essere molto informate in merito all’argomento finanza: poche, infatti, conoscono la differenza tra un tasso fisso e uno variabile, e non sono molte che saprebbero spiegare cosa siano una franchigia o un prestito personale. La conferma arriva dall’indagine commissionato da Facile.it agli istituti mUp Research e Norstat: più di due intervistate su tre, il 67,3%, si dichiarano poco o per nulla preparate a riguardo. Ma quali sono le ragioni di questa impreparazione?

“Un argomento troppo difficile”

Il 36% delle intervistate ha affermato di considerare la finanza personale un argomento troppo difficile, il 20% ha semplicemente risposto di non essere interessata alla materia, e se si considerano le donne che vivono insieme a un partner, è emerso addirittura che il 12% di loro ha ammesso di non interessarsi all’argomento perché se ne occupa l’altra ‘metà’. In realtà, ben 1,4 milioni di donne italiane vorrebbero colmare questa lacuna, ma non riescono a farlo per diverse ragioni. In particolare, il 54% perché non ha tempo, e il 44% perché non ha le risorse economiche necessarie, percentuale che supera il 53% tra coloro che abitano al Sud e nelle Isole. Ben più grave la condizione di quasi 20.000 donne che hanno dichiarato di non poter approfondire la materia perché il partner non vuole.

Una materia che non si impara a scuola

Se a livello nazionale la percentuale di donne che hanno dichiarato di avere conoscenze in ambito di finanza personale è pari al 32,7%, la percentuale sale per le donne con età compresa tra 35 e 44 anni (38,6%), mentre scende se ci si sposta sulla generazione precedente, passando al 30,8% tra le 55-64enni e al 30,2% tra le over 65. Fa riflettere vedere come la principale fonte di preparazione sulle tematiche della finanza personale non sia la scuola (solo il 12,5% ha imparato qualcosa grazie al proprio percorso di studi) ma l’autoapprendimento, tanto che il 57% ha dichiarato di averlo fatto da sola. Per il 23% sono state importanti anche le esperienze lavorative, mentre anche il ruolo della famiglia nell’educazione finanziaria delle donne rimane marginale (5,5%).

Cos’è il TAEG?

L’indagine ha poi analizzato il grado di conoscenza su alcuni termini specifici legati al mondo della finanza personale, come mutui, prestiti, assicurazioni e bollette. Se la maggior parte delle intervistate ha dichiarato di conoscere termini generici basilari, come ad esempio ‘mutuo a tasso fisso’ (67,5%), ‘mutuo a tasso variabile’ (63,2%) o prestito personale (63,3%), la situazione peggiora quando si approfondisce la terminologia. Ad esempio, il 76% non saprebbe spiegare il significato di TAN e il 72% ignora anche cosa sia il TAEG. In ambito assicurativo, invece, un’intervistata su due non sa cosa sia la franchigia, mentre addirittura il 66% non conosce il significato di ‘massimale’.

Caramello e pistacchio, nuova passione italiana: vendite a 267 milioni di euro

E’ abbastanza sorprendente scoprire che tra gli ingredienti più apprezzati dagli italiani negli ultimi dodici mesi ci siano il caramello e il pistacchio. Proprio così: i due prodotti hanno infatti conquistato il palato e il carrello della spesa dei nostri connazionali, tanto che il loro giro d’affari è aumentato esponenzialmente. Come evidenzia la nuova edizione dell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy, che da sei anniindividua gli ingredienti “benefici” più trendy nei prodotti alimentari in supermercati e ipermercati e ne monitora l’andamento delle vendite, pistacchio e caramello hanno messo a segno vendite per 267 milioni di euro. Insomma, caramello e pistacchio hanno sbaragliato le altre 13 mila referenze che fanno parte del panel degli ingredienti “benefici” dell’Osservatorio.

Caramello sul podio con 92 milioni di vendite

Il caramello è l’ingrediente eemergente con il maggior tasso di crescita nelle vendite. Non solo: rappresenta un vero e proprio fuoriclasse nel settore food. A proiettarlo verso l’incredibile successo è stato l’aumento dell’offerta (+23%), che ha portato sugli scaffali della grande distribuzione 314 prodotti con il caramello come ingrediente-chiave indicato sulle confezioni. In che forma piace di più il caramello? Le performance migliori di vendita sono state registrate dai biscotti tradizionali, budini e creme. Notevolissimi i dati di vendita: negli ultimi 12 mesi il giro d’affari dei prodotti che lo segnalano in etichetta è cresciuto di 14,3%, superando la cifra di 92 milioni di euro.

Pistacchio presente in 512 referenze

Se il caramello è il più gettonato, il pistacchio lo segue a ruota. L’Osservatorio Immagino ha individuato 512 referenze, tra prodotto al naturale e alimenti che lo usano come ingrediente, per un giro d’affari di oltre 175 milioni di euro, in crescita annua dell’11,1%. Il risultato è dovuto sia all’aumento dell’offerta (+26,8%) sia dai trend positivi di alcune categorie di prodotti, come gelati multipack, creme spalmabili, colombe e uova di Pasqua. 

Il paniere “benessere” raggiunge le 13 mila referenze

Sono in continuo aumento le referenze che compongono il paniere dell’Osservatorio Immagino. Quest’anno hanno fatto il loro debutto cacao, nocciole, noci, limone e vaniglia che si vanno ad aggiungere agli altri prodotti/ingredienti tradizionali rilevati per la prima volta dall’Osservatorio. Ci sono anche le novità di mango e anacardi, che si uniscono agli altri 27 “ingredienti benefici” monitorati da tempo. Quelli “classici” includono infatti cocco, canapa, mandorla, avocado, avena, zenzero e semi di lino. Complessivamente, queste referenze sono oggi circa  13 mila e totalizzano 3,8 miliardi di euro di vendite, con una crescita del 2,5% nell’arco dell’ultimo anno.

Gli italiani non bevono l’acqua del rubinetto 

A delineare lo scenario relativo al consumo di acqua pubblica in Italia è il libro bianco 2023 Valore acqua per l’Italia, realizzato dall’osservatorio istituito dalla community creata da The European House – Ambrosetti. L’Italia è il primo tra i grandi paesi europei per qualità dell’acqua: l’85% della risorsa viene prelevata da fonti sotterranee, quindi protette e di qualità, contro il 69% della Germania, il 67% della Francia o il 32% di Spagna e Regno Unito, fino al 23% della Svezia. Ma in tema di acqua pubblica, la conoscenza e percezione degli italiani continuano a essere in contraddizione con i dati fattuali. Sono infatti meno del 30% (29,5%) gli italiani che consumano con regolarità acqua del rubinetto, nonostante il 96,3% dichiari di adottare comportamenti sostenibili. I giovani però potrebbero invertire questa tendenza. Il 60% di under 30 già beve senza problemi l’acqua degli erogatori pubblici.

Al Centro e al Sud poca sicuri della qualità idrica

Nell’area Nord-Est la ricerca segnala una maggior fiducia sulla qualità dell’acqua del rubinetto. L’87,4% degli intervistati la ritiene infatti di livello alto o medio, mentre al Sud e nelle Isole la fiducia scende di oltre 14 punti percentuali (72,8%). Quello che non convince nel Nord-Italia è soprattutto il sapore, ma al Centro e al Sud gli intervistati dichiarano di non sentirsi sicuri della qualità di quest’acqua, o non si fidano dell’igiene delle autoclavi.

Il consumo giornaliero viene sottostimato, non la bolletta

Nonostante un 2022 drammatico dal punto di vista dell’emergenza siccità (quasi il 70% del campione riconosce il 2022 come anno più caldo della nostra storia), il cambiamento climatico viene percepito dagli solo come il terzo problema più grave che affligge il paese (37,4%) dopo ‘sanità’ (39,9%) e soprattutto ‘occupazione’ ed ‘economia’ (62,2%). I due terzi del campione, poi, sottostima gli impatti del cambiamento climatico sull’agricoltura. Il 72% degli italiani, inoltre, sottostima il proprio reale consumo giornaliero d’acqua, pari a 220 litri pro capite, ma al contempo 9 italiani su 10 sovrastimano la propria bolletta: l’88,4% non conosce il costo unitario dell’acqua in Italia, ritenendolo il più delle volte troppo alto.

Un parco contatori con un’età media di 25 anni

L’Italia in realtà è uno dei paesi europei con la tariffa idrica più contenuta (2,10 euro/m3). Si spende meno solo in Bulgaria, Romania e Grecia, mentre in Danimarca si superano i 9 euro al metro cubo, e nella vicina Francia il costo è quasi doppio rispetto al nostro paese. Gli italiani ritengono le proprie spese legate all’acqua troppo elevate, ma oltre la metà (55%) non conosce il bonus idrico o le tariffe agevolate in vigore, così come strumenti di monitoraggio dei consumi. Inoltre, il parco contatori installato ha un’età media di 25 anni (circa 20 milioni di pezzi in totale), fattore che rende più complessa l’installazione di strumenti tecnologici per il monitoraggio e la gestione dei consumi.