Gli italiani non bevono l’acqua del rubinetto 

A delineare lo scenario relativo al consumo di acqua pubblica in Italia è il libro bianco 2023 Valore acqua per l’Italia, realizzato dall’osservatorio istituito dalla community creata da The European House – Ambrosetti. L’Italia è il primo tra i grandi paesi europei per qualità dell’acqua: l’85% della risorsa viene prelevata da fonti sotterranee, quindi protette e di qualità, contro il 69% della Germania, il 67% della Francia o il 32% di Spagna e Regno Unito, fino al 23% della Svezia. Ma in tema di acqua pubblica, la conoscenza e percezione degli italiani continuano a essere in contraddizione con i dati fattuali. Sono infatti meno del 30% (29,5%) gli italiani che consumano con regolarità acqua del rubinetto, nonostante il 96,3% dichiari di adottare comportamenti sostenibili. I giovani però potrebbero invertire questa tendenza. Il 60% di under 30 già beve senza problemi l’acqua degli erogatori pubblici.

Al Centro e al Sud poca sicuri della qualità idrica

Nell’area Nord-Est la ricerca segnala una maggior fiducia sulla qualità dell’acqua del rubinetto. L’87,4% degli intervistati la ritiene infatti di livello alto o medio, mentre al Sud e nelle Isole la fiducia scende di oltre 14 punti percentuali (72,8%). Quello che non convince nel Nord-Italia è soprattutto il sapore, ma al Centro e al Sud gli intervistati dichiarano di non sentirsi sicuri della qualità di quest’acqua, o non si fidano dell’igiene delle autoclavi.

Il consumo giornaliero viene sottostimato, non la bolletta

Nonostante un 2022 drammatico dal punto di vista dell’emergenza siccità (quasi il 70% del campione riconosce il 2022 come anno più caldo della nostra storia), il cambiamento climatico viene percepito dagli solo come il terzo problema più grave che affligge il paese (37,4%) dopo ‘sanità’ (39,9%) e soprattutto ‘occupazione’ ed ‘economia’ (62,2%). I due terzi del campione, poi, sottostima gli impatti del cambiamento climatico sull’agricoltura. Il 72% degli italiani, inoltre, sottostima il proprio reale consumo giornaliero d’acqua, pari a 220 litri pro capite, ma al contempo 9 italiani su 10 sovrastimano la propria bolletta: l’88,4% non conosce il costo unitario dell’acqua in Italia, ritenendolo il più delle volte troppo alto.

Un parco contatori con un’età media di 25 anni

L’Italia in realtà è uno dei paesi europei con la tariffa idrica più contenuta (2,10 euro/m3). Si spende meno solo in Bulgaria, Romania e Grecia, mentre in Danimarca si superano i 9 euro al metro cubo, e nella vicina Francia il costo è quasi doppio rispetto al nostro paese. Gli italiani ritengono le proprie spese legate all’acqua troppo elevate, ma oltre la metà (55%) non conosce il bonus idrico o le tariffe agevolate in vigore, così come strumenti di monitoraggio dei consumi. Inoltre, il parco contatori installato ha un’età media di 25 anni (circa 20 milioni di pezzi in totale), fattore che rende più complessa l’installazione di strumenti tecnologici per il monitoraggio e la gestione dei consumi.

Voucher Lavoro Occasionale: cosa cambia nel 2023?

Cos’è il Voucher per il Lavoro Occasionale? È un titolo di pagamento elettronico che permette alle aziende di retribuire il lavoro occasionale tramite un ‘buono’. Il Voucher per il Lavoro Occasionale è stato introdotto con il decreto legislativo 81/2015, e sostituisce i vecchi buoni lavoro, in modo da rendere più semplice e trasparente il pagamento del lavoro non continuativo. Ma il Voucher Lavoro Occasionale 2023 è uno strumento introdotto dal Governo anche per incentivare e regolamentare il lavoro occasionale.


Quanto “vale” e dove richiederlo


Il Voucher Lavoro può essere utilizzato per retribuire prestazioni di lavoro occasionale, come ad esempio, pulizie, giardinaggio, baby-sitting, assistenza agli anziani e lavori saltuari. Colf, badanti e baby-sitter sono tra le persone direttamente interessate alla misura. Il valore del Voucher Lavoro Occasionale 2023 è di 10 euro. In pratica, per retribuire un’ora di lavoro al costo di 10 euro bisogna utilizzare un Voucher. I Voucher Lavoro Occasionale possono essere acquistati presso gli uffici postali, le tabaccherie e gli esercenti autorizzati.

Eliminato il limite di utilizzo


Per il 2023 sono state introdotte nuove disposizioni per quanto riguarda l’utilizzo, come ad esempio la possibilità di utilizzare i voucher per retribuire anche i lavoratori autonomi e non solo i lavoratori dipendenti. Inoltre, è stato eliminato il limite di utilizzo dei voucher, che prima era fissato a 5.000 euro per anno solare per ciascun utilizzatore. Per richiedere il Voucher Lavoro Occasionale 2023 è necessario recarsi presso un ufficio postale, una tabaccheria o un esercente autorizzato e fornire i propri dati anagrafici e il proprio codice fiscale. Una volta acquistati i voucher, questi hanno un codice univoco che può essere utilizzato per retribuire il lavoratore. Inoltre, è possibile richiedere il Voucher Lavoro Occasionale 2023 anche online tramite il sito dell’INPS, fornendo i propri dati personali e il codice fiscale del lavoratore.

I vantaggi per il datore di lavoro

Il Voucher presenta numerosi vantaggi sia per i datori di lavoro sia per i lavoratori. Per i datori di lavoro, il Voucher semplifica la gestione del lavoro occasionale, in quanto non è necessario registrare il lavoratore e non sono dovuti contributi previdenziali. Inoltre, consente di retribuire il lavoro occasionale in modo trasparente e in regola con la normativa vigente. Per i lavoratori, invece, garantisce una retribuzione per il lavoro svolto e consente di accumulare contributi previdenziali.
Con le nuove disposizioni introdotte per il 2023, il Voucher Lavoro Occasionale diventa ancora più flessibile e accessibile, sia per i datori di lavoro sia per i lavoratori.

Gli italiani sono favorevoli al mobile messaging per comunicare con le aziende

Gli italiani guardano con favore alla possibilità di comunicare con le aziende tramite il mobile messaging. Un recente sondaggio condotto da Skebby.it, la piattaforma che offre servizi professionali di mobile marketing & service, ha rilevato che nel nostro paese più della metà degli intervistati è favorevole a interagire con i propri brand preferiti via sms o altri sistemi di messaggistica istantanea. E più di un terzo li prenderebbe in considerazione, qualora ne fosse prevista la possibilità.
In base al sondaggio di Skebby.it, se tra le possibilità per contattare i propri brand preferiti sono inclusi gli sms e altri strumenti di messaggistica istantanea, il 54% li sceglierebbe sicuramente e il 34% sarebbe disponibile a valutarne l’utilizzo, rappresentando, quindi, complessivamente l’88% degli intervistati.

Il 61% degli italiani ha dato il consenso a ricevere sms dai brand

La propensione ad avvalersi di questi strumenti è confermata anche dal fatto che il 61% degli italiani intervistati dichiara di aver dato la propria adesione a ricevere sms per essere aggiornato sulle novità, o per ottenere altre informazioni da uno a sei brand, mentre il 24% ha dato il proprio assenso a oltre sette brand.

Ricevere newsletter o seguire le aziende sulle piattaforme social

Quando agli utenti viene richiesto quali sono i diversi strumenti che vengono scelti per rimanere aggiornati sulle novità delle aziende online preferite, il 25% degli intervistati risponde di avere effettuato un’iscrizione al sito web del brand per poter ricevere regolarmente una newsletter.
Un ulteriore 25% di intervistati dichiara invece di seguire i profili delle aziende su Instagram, il 18% li segue su Facebook, il 9% su Twitter e il 10% su altre piattaforme social. L’11% dichiara invece di ricevere regolarmente sms dai brand, e il restante 2% utilizza altri strumenti per rimanere aggiornato.

Gli sms raggiungono anche chi non ha uno smartphone

“Qualora si desideri contattare un’azienda per richiedere informazioni è ben comprensibile che vengano privilegiati gli strumenti mobile, che già la fanno da padrone nelle comunicazioni personali – ha dichiarato Domitilla Cortelletti, Marketing Manager di Skebby.it -. Tra questi spiccano gli sms, che non vengono oramai più utilizzati per comunicare con amici e familiari, e oggi sono quindi, un canale più libero”. Inoltre, gli sms permettono di offrire tassi di lettura molto elevati, e consentono alle aziende di poter raggiungere non solo gli utenti che utilizzano smartphone, “ma anche i normali cellulari, ancora diffusi soprattutto tra gli anziani”.

Viva la spesa online: è uno stress portare i figli al supermercato

Per oltre 1 italiano su 2 fare la spesa con i figli al seguito, specie se piccoli, è un’esperienza stressante. Forse è questo uno dei motivi per cui oggi una famiglia italiana su tre considera la spesa online come un’abitudine consolidata. L’esigenza principale dei genitori alle prese con i tanti impegni di tutti i giorni è infatti quella di risparmiare il tempo speso per le incombenze domestiche. La conferma arriva dai risultati di una ricerca condotta da Everli, marketplace della spesa online, e GoStudent, la scuola di ripetizioni. L’indagine ha analizzato le abitudini di oltre 440 madri e padri italiani relative all’attività di fare la spesa, sia nei supermercati sia online.

I bambini al supermercato sono fonte di distrazione

Per il 54% degli italiani infatti fare la spesa con i figli al seguito sia stressante, ma il 55% non pare avere alternative e li porta comunque con sé. Il 52% trova che la presenza dei bambini rallenti e sia fonte di distrazione, mentre per il 48% il problema principale è il fatto che i figli si annoiano e iniziano a fare capricci.
Forse è per questo che la spesa online continua a farsi largo tra le abitudini degli italiani. Dopo l’exploit iniziale registrato durante la pandemia, oggi sono oltre 1 su 3 le famiglie che hanno fatto dell’e-grocery un’abitudine consolidata. Il 6% degli italiani preferisce addirittura la spesa online all’esperienza di acquisto nei supermercati tradizionali, mentre il 5% effettua i propri acquisti su internet e di persona in egual misura

Per 1 italiano su 2 è un’attività da svolgere in coppia

Quasi 7 italiani su 10 hanno una propria routine, e fanno la spesa con una frequenza prestabilita. Per quasi 1 su 3 l’appuntamento col supermercato, fisico o virtuale, ricorre una volta alla settimana, mentre per il 21% addirittura bisettimanalmente. Il 32% delle famiglie italiane non ha, invece, un vero e proprio ‘rito della spesa’, ed effettua i propri acquisti quando necessario. Ma per 1 italiano su 2 la spesa è un’attività da svolgere in coppia. Infatti, il 48% delle madri e dei padri intervistati si occupa di questa mansione insieme al partner. Nei nuclei in cui, invece, è solo un membro a prendersi cura della spesa per tutta la famiglia, questo onere ricade principalmente sulle madri (47%). I padri che fanno la spesa da soli si attestano su un misero 5%.

Fare la spesa online fa risparmiare tempo

Sul podio dei vantaggi della spesa online ci sono il risparmio di tempo (34%) e la comodità di avere tutto a portata di clic, senza dover uscire di casa (32%). Guadagnare tempo da poter dedicare ad altre attività si aggiudica, invece, la terza posizione, con il 26% delle preferenze. Ma anche non dover portare le borse (21%), evitare lo stress del supermercato (16%) e poter saltare la fila alla cassa (16%) sono alcuni degli altri aspetti che rendono la spesa online particolarmente vantaggiosa agli occhi degli italiani.

Solo il buono delle feste: come affrontare i cenoni senza “effetti collaterali”?

In questo periodo è un continuo brindare e festeggiare a tavola, fra pranzi di Natale e cenoni di Capodanno. Tra l’altro quest’anno è il primo, dopo anni di limitazioni, in cui è possibile ritrovarsi con parenti e amici senza vincoli, con la ritrovata voglia di festeggiare in libertà. E, insieme agli invitati, aumentano anche le portate. D’altro canto a noi italiani piace la buona cucina, e Natale, Santo Stefano e Capodanno non possono dirsi tali senza il corollario di goloserie e dolci della tradizione. Per affrontare senza effetti collaterali questi ghiotti appuntamenti, mettendo in salvo la linea e allo stesso tempo senza rinunce draconiane, possono essere utili i consigli di di AIGO – Associazione Italiana Gastroenterologi ed Endoscopisti Digestivi Ospedalieri. Così si festeggia, si rimane in forma e non si devono fare i conti a posteriori con sensi di colpa e qualche chilo di 

Alcol con moderazione

A Capodanno è d’obbligo il brindisi, ma con moderazione. Gli esperti sottolineano che negli uomini la dose massima giornaliera è di 1-2 bicchieri di vino, mentre nelle donne non dovrebbe superare il bicchiere. Anche nei soggetti sani l’alcol può causare pure in dosi moderate sintomi da reflusso o bruciore, in presenza di patologia serve particolare prudenza. Il paziente con malattie legate al fegato non dovrebbe assumere bevande alcoliche, mentre chi soffre di disturbi funzionali, come intestino irritabile, può concedersi un brindisi, ma uno solo. Quando si è tavola, e la regola dovrebbe valere per tutti, la bevanda da preferire è sempre l’acqua!  

Limitare dolci e grassi

I tipici cibi delle feste sono spesso più ricchi di grassi animali e zuccheri, elementi che possono favorire disturbi come cattiva digestione, gonfiore addominale, reflusso gastroesofageo, essendo difficilmente digeribili anche per le persone in buona salute. Senza demonizzare le nostre eccellenze gastronomiche, è bene tenere presente che in alcune persone con difficoltà nell’assorbimento del lattosio, prodotti caseari freschi, creme e intingoli possono favorire alcuni disturbi. Quindi, spazio anche a tante verdure sulla tavola: in questo caso, si può abbondare senza sensi di colpa. Tra l’altro, regalano un certo senso di sazietà ed evitano di far esagerare con il resto.

La verità sta… nel mezzo

Il segreto per non sgarrare troppo è darsi dei limiti, non punitivi ma senta. Vale poi la pena monitorare alcuni comportamenti, che magari adottiamo inconsapevolmente a tavola. Ad esempio sono da evitare la troppa velocità nell’assunzione del cibo, l’abitudine di fumare tra un pasto e l’altro, la sedentarietà dopo il pasto, l’eccesso di condimenti su cibi magari salutari. Un po’ di movimento fisico è sempre la soluzione migliore per favorire la digestione e migliorare la regolazione glicemica. 

Contenuti digitali: nel 2022 oltre 3,3 miliardi di euro di spesa 

In Italia nel 2022 la spesa dei consumatori in contenuti digitali d’informazione e intrattenimento supera 3,3 miliardi di euro, +12% rispetto al 2021. Nonostante un calo del numero di utenti, aumenta il tempo medio dedicato alla fruizione dei contenuti (tranne magazine e quotidiani), e continua la crescita del mercato PAID, più che raddoppiato nell’arco di 5 anni. Oggi il 45% degli internet user fruisce di contenuti a pagamento, in abbonamento e tramite acquisti singoli. Il video intrattenimento è il contenuto più fruito (42%), ma il consumatore è più disposto a spendere anche per eBook, e per musica in abbonamento. Queste alcune evidenze emerse dall’Osservatorio Digital Content, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano.

Video Entertainment e Audio

Il Video Entertainment è il secondo settore dopo il Gaming per incidenza sul totale della spesa, e cresce con il ritmo più elevato: +33% (oltre 1,3 miliardi). Il modello predominante resta quello basato sulla sottoscrizione di abbonamenti a piattaforme SVOD, mentre il modello TVOD genera una piccola percentuale della spesa complessiva. Riscontra poi sempre più attenzione il modello ‘adv-based’, grazie a nuove iniziative AVOD e lo sviluppo di canali FAST (Fast Ad Supported Tv).
L’Audio cresce del +16% (277 milioni). La musica si conferma il contenuto più maturo, e la spesa del consumatore incide per l’83% del totale. Per i contenuti musicali è ampiamente dominante la fruizione in streaming, con modelli ‘all you can listen’. I podcast sono responsabili di una quota marginale della spesa, mentre crescono gli audiolibri, soprattutto per l’entrata di nuovi player e l’aumento dei contenuti.

News&eBook e Gaming

Anche News&eBook generano un valore di spesa ancora marginale: per il 2022 si stima una crescita del +2% (164 milioni). Il mondo del Gaming, responsabile di quasi la metà della spesa totale dei consumatori (oltre 1,5 miliardi), registra per la prima volta una lieve contrazione (-1%). Grazie alle restrizioni pandemiche aveva guadagnato grande popolarità nel 2020, ma con il graduale scemare dell’emergenza sanitaria si registra un calo nel numero di giocatori, e ci si aspetta un consolidamento del mercato intorno ai risultati ottenuti nel 2021. Inoltre, frenano lo sviluppo del settore anche la crisi dei semiconduttori e la mancata regolamentazione del fenomeno eSports. 

Le direttrici di innovazione

Molte aziende puntano a una revisione dei modelli di business per offrire al consumatore una nuova esperienza. Nell’audio digitale sono sempre più numerose le partnership tra aziende del settore automotive, nell’editoria si valutano nuove forme di coinvolgimento dei lettori volte a promuovere nuovi canali e forme di diffusione dei contenuti, in particolare il podcast. Nel video, invece, si assiste al superamento della dicotomia abbonamento e pubblicità. Tendenza confermata dalle scelte di ‘modelli ibridi’ delle grandi piattaforme.
Sul fronte tecnologico l’utilizzo di soluzioni avanzate. Crescono le sperimentazioni tramite l’utilizzo di AI per la creazione di tracce musicali e vocali, e contenuti editoriali. E aumentano le sperimentazioni con la tecnologia blockchain, soprattutto nel mondo dell’editoria.

Sicurezza e cittadinanza in Italia nel 2022

Il capitolo Sicurezza e cittadinanza del 56° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese nel 2022 mostra come la pandemia abbia portato a un aumento della violenza fisica e psicologica nei confronti delle donne. Nei primi 9 mesi del 2022 sono stati registrati 83 omicidi di donne, contro i 92 dello stesso periodo dell’anno precedente. E nel primo semestre 2022 sono arrivate al numero verde antiviolenza 7.814 chiamate, con 2.902 donne annotate come vittime di violenza. Inoltre, il Rapporto evidenzia come il 60,9% degli italiani durante la pandemia abbia sofferto di stati di ansia e paura indefinita. Percentuali superiori alla media riguardano i giovani tra 18-36 anni: il 69,2% ha percepito ansia e paura, e il 49,0% guarda con incertezza il proprio futuro.

Una casa a cui si chiede sempre di più

Si tratta di stati d’animo che si innestano in una società dove da tempo non è più sufficiente studiare e essere bravi per ottenere un giusto riconoscimento nel mondo del lavoro. Al punto che il 12,5% dei giovani indica l’impotenza e l’11,5% la rassegnazione come stati d’animo prevalenti nella visione del futuro. Inoltre, il 43,1% degli italiani non si sente sicuro nella propria casa, e ha paura di subire furti, incendi, danneggiamenti. Furti e rapine sono reati che destano allarme sociale, nonostante i dati ufficiali ne testimoniano la diminuzione. I pericoli che turbano il sonno degli italiani non vengono però solo dall’esterno. Ogni anno si verificano quasi 3 milioni di incidenti domestici, che coinvolgono soprattutto i più anziani (41,1% over 65) e le donne (66,0%).

Il falso che fa male: il caso dei cosmetici

Accanto al mercato legale dei prodotti cosmetici si è sviluppato un fiorente mercato illegale di cosmetici contraffatti. I cosmetici falsi non fanno male solo all’industria e all’occupazione legale, ma possono provocare gravi danni all’ambiente e alla salute dei consumatori, perché sono prodotti senza rispettare la normativa europea. Il 21% delle famiglie italiane (5,4 milioni) ha acquistato almeno una volta un cosmetico falso e il 12,9% (3,3 milioni) lo ha fatto intenzionalmente. Nei primi sei mesi 2022 la Guardia di Finanza ha intercettato 105.280 prodotti contraffatti (+83,8% vs 2021).

Ucraini in fuga dalla guerra

Fino alla fine del 2021 gli ucraini che arrivavano in Italia erano prevalentemente donne (77,6%) di età superiore ai 40 anni, dirette nel nostro Paese per lavorare come badanti. Nel 2021 erano 27.506 gli studenti ucraini inseriti nelle nostre scuole di ogni ordine e grado. A causa della guerra, dalla fine di aprile alla fine di settembre 2022 hanno richiesto la protezione temporanea 158.850 cittadini ucraini: 98.182 adulti, 83.966 donne, 34.917 donne con figli, 60.668 minori.
Anche per i profughi ucraini si è attivato il modello di integrazione tipicamente italiano, ovvero, molecolare, territoriale e familiare, favorito in questo caso dal fatto che molte donne ucraine erano già inserite in molte famiglie italiane come persone di fiducia.

Influence marketing: un mercato da quasi 300 milioni di euro

In Italia il comparto dell’influence marketing vale ormai quasi 300 milioni di euro, in crescita dell’8% nel corso del 2022. Proprio all’influence marketing è stata dedicata la prima edizione dell’Influence Day, l’evento ideato da Flu e patrocinato dal Comune di Milano, inserito a novembre all’interno del palinsesto di eventi della Milano Digital Week 2022. Per l’occasione BVA Doxa ha presentato la ricerca dal titolo Follower e influencer: quale relazione possibile?, condotta con l’obiettivo di indagare la relazione tra influencer e follower, e come i primi siano in grado di influenzare l’acquisto di prodotti presso la propria community.

Follower e influencer su Instagram

La ricerca ha coinvolto un campione di 1.000 individui, utenti di Instagram e follower di almeno un influencer o personaggio famoso. Ma cosa rende gli influencer efficaci in termini di persuasione all’acquisto? Cosa apprezza il consumatore, e quali sono le potenzialità e i rischi per le aziende?
Dalla ricerca emerge come ciascun utente segua in media 18 influencer, di cui due terzi sono italiani. Il 53% degli user di Instagram segue middleinfluencer, ovvero con un numero di follower tra i 500 mila e 1 milione di follower, il 15% i micro-influencer, con follower sotto la soglia di 500.000, e il 32% segue influencer con oltre 1 milione di follower.

Trasparenza nella sponsorizzazione

Il 55% degli user considera importante che gli influencer coinvolgano i propri follower, e l’engagement è particolarmente apprezzato dal target femminile (58%) e dai follower dei micro-influencer (59%). L’83% dichiara poi che il post dell’influencer è il punto di partenza per un successivo acquisto, mentre quanto ai brand, i follower si aspettano che gli influencer siano trasparenti. Questo, in particolare, per il 40% degli utenti. Ma il dato più importante è che i follower, seppur consapevoli che si tratti di sponsorizzazioni, ne traggono ciò che di utile ne può derivare, per conoscere un nuovo prodotto o per approfondirne le caratteristiche.

Sfruttare il potenziale dell’ambassador

Se il tutto è gestito con trasparenza, e con lo stile tipico dell’influencer, le sponsorizzazioni sono apprezzate dal 62% del campione. In termini di erosione di fiducia nei confronti del brand, il 40% afferma che non ci sono formati o modalità di sponsorizzazione che possono davvero intaccare l’opinione nei confronti del brand. Pertanto, il consiglio per le aziende è quello di sperimentare, lasciando agli influencer o creator la possibilità di impostare la sponsorizzazione nella maniera più genuina possibile. Solo così il loro effetto di ambassador vedrà il suo pieno potenziale.

Investimenti sostenibili? Gli italiani dicono sì

La finanza sostenibile riscuote sempre più interesse nel nostro Paese: il 79% dei risparmiatori conosce gli investimenti sostenibili e il 22% (contro il 18% del 2021) ha sottoscritto prodotti SRI. Il dato è emerso dalla ricerca “Risparmiatori italiani e transizione energetica”, realizzata dal Forum per la Finanza Sostenibile in collaborazione con BVA Doxa. Lo studio, condotto tra maggio e settembre 2022, ha coinvolto 1.400 risparmiatori che hanno investito nell’ultimo anno almeno €1.000, di cui 510 con almeno €20.000 investiti.

Crescono investimenti e competenza

Il 79% degli intervistati conosce o, quantomeno, ha sentito parlare di investimenti sostenibili e il 22% ha già sottoscritto prodotti SRI. Il dato è in crescita rispetto all’edizione 2021 (quando si attestava al 18%), probabilmente per effetto anche di una maggiore proattività degli operatori finanziari: il 47% di chi conosce i prodotti SRI ha ricevuto una proposta di sottoscrizione e il 53% ha ricevuto più informazioni sugli investimenti sostenibili. Infine, i risparmiatori rilevano un aumento della competenza in materia di prodotti SRI tra gli operatori finanziari.

Il clima di incertezza fa aumentare le sottoscrizioni

Oltre il 60% degli intervistati ritiene che i recenti eventi – crisi energetica, inflazione e cambiamento climatico – stiano mettendo maggiormente in luce gli investimenti sostenibili. Nel 2022 raggiunge l’87% (contro l’82% del 2021) la quota di risparmiatori che giudicano molto o abbastanza rilevante il ruolo dei temi ESG nelle scelte di investimento. In particolare, il 77% (contro il 72% del 2021) degli intervistati reputa importanti i rischi legati al cambiamento climatico. Cresce la quota di chi ha sottoscritto prodotti SRI, che passa dal 18% del 2021 al 22% del 2022. Probabilmente tale aumento si deve anche a una maggiore proattività degli operatori finanziari: il 47% di chi conosce i prodotti SRI ha ricevuto una proposta di sottoscrizione (+6% rispetto al 2021) e il 53% ha ricevuto più informazioni sugli investimenti sostenibili da parte della propria banca, assicurazione o consulente finanziario (+7% rispetto allo scorso anno). La maggior parte degli intervistati, inoltre, rileva un aumento della competenza in materia di prodotti SRI tra gli operatori finanziari. Il 79% dei risparmiatori conosce o, quantomeno, ha sentito parlare di investimenti sostenibili, in linea con l’anno scorso. Per quanto riguarda il livello di informazione sul tema, il 52% dei risparmiatori giudica carente la copertura mediatica di questi aspetti, mentre il 16% la ritiene adeguata (in aumento rispetto al 12% del 2021).

7 Buoni motivi per sostituire la vasca da bagno con un box doccia

Tantissime persone ancora oggi hanno in casa una vecchia vasca da bagno che non utilizzano più o che necessita comunque di essere sostituita, data l’usura del tempo.

Ciò è vero soprattutto per le abitazioni di vecchia costruzione, dato che fino a qualche anno fa le vasche da bagno erano considerate un must, mentre oggi le cose sono cambiate in favore della doccia.

Vediamo allora di seguito di elencare 7 buoni motivi per i quali potrebbe essere utile sostituire la vecchia vasca da bagno con un box doccia moderno e funzionale.

I motivi per i quali sostituire la vasca con un box doccia

1) Risparmio d’acqua

È stato ampiamente dimostrato che fare la doccia consente di risparmiare acqua fino a 10 volte rispetto la tradizionale vasca da bagno. Inoltre, riempire una vasca da bagno di acqua calda comporterà anche un notevole consumo di gas. Risparmiando acqua avremo dunque bollette più leggere e certamente contribuiremo a rispettare maggiormente l’ambiente.

2) Più spazio a disposizione

Una doccia occupa chiaramente meno spazio rispetto una vasca da bagno. Tra l’altro esistono piatti doccia di ogni dimensione e dunque esistono prodotti in grado di adattarsi bene a stanze da bagno di qualsiasi tipo. Certamente, passare da una vasca da bagno ad un box doccia consente dunque di ottenere rapidamente molto più spazio.

3) Più comodità

Fare la doccia è certamente molto più comodo che usare la vasca da bagno. Con la doccia infatti rimaniamo sempre in piedi e non siamo costretti a fare determinati movimenti per accedervi come invece avviene nella vasca da bagno. Inoltre nella vasca dobbiamo sederci e poi rialzarci, il che può dare luogo anche ad eventuali incidenti domestici. Dunque per una questione di comodità e praticità la doccia è da preferire, soprattutto per quelle persone che sono un po’ più in là con l’età e che desiderano un comfort maggiore.

4) Estetica e design

I moderni box doccia sono chiaramente molto più belli da vedere rispetto le attuali vasche da bagno. Le docce moderne hanno infatti un design accattivante in grado di aggiungere valore alla tua stanza da bagno. Inoltre, grazie alla grande varietà di modelli e versioni presenti sul mercato, è molto più facile trovare qualcosa che si adatti perfettamente allo stile del tuo bagno.

5) Facilità di pulizia

Un box doccia è molto più facile da pulire rispetto una vasca da bagno. La superficie da pulire è infatti minore, ed inoltre i piatti doccia moderni sono realizzati con materiali antibatterici e antimuffa che facilitano le operazioni di pulizia. Questo è dunque un aspetto da non sottovalutare in fase di scelta: considera per questo che preferendo un box doccia ad una vasca da bagno, risparmierai anche tempo e fatica per quel che riguarda le normali operazioni di pulizia.

6) Risparmio di tempo

Oggi tutti abbiamo fretta e di conseguenza cerchiamo di completare nel minore tempo possibile tutte le operazioni quotidiane, incluse quelle che riguardano la nostra igiene. Per fare una doccia bastano appena 5 minuti, mentre il tempo necessario per fare un bagno in vasca è decisamente superiore considerando anche quello relativo al riempimento e svuotamento della vasca.

7) Velocità di installazione

Un altro fattore da considerare riguarda i tempi di sostituzione della tua vasca da bagno in box doccia. Si tratta di un’operazione che è possibile completare anche nell’arco di una sola giornata, e chiaramente non dovrai essere tu ad occuparti di questo piccolo lavoro edile ma potrai lasciar fare direttamente alla ditta che si occuperà di effettuare per te questa sostituzione.