Dimissioni del personale: alle aziende possono costare 2 milioni di euro all’anno

È quanto emerge dal terzo Outlook dell’Osservatorio sulla formazione continua curato da OfCourseMe. Tra le spese legate all’onorario di un’agenzia di head hunting e quelle relative a un periodo di mancata produttività il costo che deve affrontare un’azienda di medio-grande dimensione (500 dipendenti) quando perde talenti (e deve assumerne di nuovi) è di circa 2 milioni di euro l’anno.

“Supponiamo di avere un’impresa di 500 persone, con una perdita di figure qualificate, churn, dell’8% annua – spiega Davide Conforti, Presidente dell’Osservatorio e Founder di OfCourseMe -. Abbiamo calcolato che i costi affrontati, in termini di spese per le agenzie di head hunting e mancata produttività, e tenendo conto del tempo medio per l’assunzione di una nuova persona, pari a 2,5 mesi, è di 2 milioni di euro in un anno”.

Come affrontare la “piaga” della perdita di talenti? La risposta è nell’upskilling

La domanda che si è posto l’Osservatorio è la seguente: come possono le imprese affrontare la ‘piaga’ della perdita di persone chiave, il conseguente vuoto di competenze, e al contempo, cercare di contenere i costi?

“La risposta risiede nell’upskilling – aggiunge Davide Conforti -, una strategia vincente che non solo mitiga i rischi, ma contribuisce attivamente a migliorare il business”.
Ma quanto è effettivamente tangibile l’impatto della formazione? E, soprattutto, è possibile calcolarne il ROI?

La formazione continua non è solo una spesa necessaria, ma un investimento strategico

“Grazie a iniziative di sviluppo professionale è possibile mitigare il churn di almeno il 10% – sottolinea Conforti -. Questo equivarrebbe a un risparmio di 200 mila euro”.
Confrontando il costo medio di un piano di upskilling su una popolazione di circa mille persone con i benefici derivanti dalla riduzione del churn i risultati calcolati dall’Osservatorio sono sorprendenti. Il ROI dell’upskilling si attesta infatti tra 3 e 6 volte l’investimento iniziale. Ciò dimostra che la formazione continua non è solo una spesa necessaria, ma un investimento strategico che si ripaga ampiamente da sé già nel corso del primo anno.

Ma occorre valutare puntualmente competenze critiche e skill gap su cui intervenire

“L’effetto positivo della formazione richiede, però, un approccio strategico da valutare puntualmente in relazione alle prospettive dell’impresa – puntualizza ancora il manager -. È necessario avere chiaro quali siano le competenze critiche e gli skill gap su cui intervenire. Da qui, avviare percorsi di upskilling personalizzati, in grado di coinvolgere le singole persone”.

Investimenti digitali nel 2024: nelle imprese previsto un incrementi dei budget dell’1,9%

Nel complesso contesto geopolitico attuale, l’Italia registra una crescita costante degli investimenti digitali, tanto che si prevede un aumento dell’1,9% nei budget ICT delle aziende entro il 2024. Tale incremento conferma il trend positivo degli ultimi 8 anni, superando le previsioni di crescita del PIL nazionale. Per quanto riguarda le grandi imprese, le spese si concentrano principalmente su sistemi di Information Security (57%), soluzioni di Business Intelligence e visualizzazione dati (45%), e Big Data Management e architettura dati (37%).
Da notare che al quarto posto, con un 31%, spiccano gli investimenti in Artificial Intelligence, Cognitive Computing e Machine Learning, in notevole crescita rispetto all’anno precedente.

La digitalizzazione porta a un incremento di organico

Secondo i responsabili delle aziende coinvolto in un’indagine mirata, l’innovazione digitale ha contribuito a un aumento dell’organico grazie a una maggiore attrattività e crescita (24% delle imprese), piuttosto che a una riduzione di personale per efficienza dei processi e automazione (14%). Tuttavia, l’impatto principale è stato una crescita della qualificazione professionale, indicata dal 50% delle aziende.

L’Open Innovation

Nel contesto di un mondo in continua evoluzione, l’Open Innovation emerge come catalizzatore di trasformazione. Nel 2023, l’86% delle grandi aziende italiane adotta pratiche di innovazione aperta, mentre nelle PMI la percentuale si attesta poco al di sotto della metà, con una crescita più lenta. Questi risultati emergono dalla ricerca condotta dagli Osservatori Startup Thinking e Digital Transformation Academy della School of Management del Politecnico di Milano.

Nelle aziende debutta la Direzione Innovazione

Nelle imprese italiane si stanno diffondendo nuovi modelli organizzativi e ruoli con responsabilità diffuse sull’innovazione. Il 41% delle grandi aziende ha formalizzato una Direzione Innovazione, mentre il 51% ha definito figure di Innovation Champion. Il 74% ha adottato azioni di “Corporate Entrepreneurship” per stimolare approcci imprenditoriali, con particolare attenzione alla formazione su competenze digitali e imprenditoriali (55%).

La principale sfida per la trasformazione digitale, secondo il 47% delle grandi imprese, è la mancanza di competenze digitali interne, seguita dalla reticenza delle persone ad adottare strumenti digitali (44%) e dalla difficoltà ad attirare professionisti con competenze STEM e digitali (34%).

I principali “motori” di innovazione? Le start up

L’Open Innovation continua a crescere, con oltre la metà delle grandi aziende che destinano un budget specifico a iniziative di questo tipo. Le società di consulenza vedranno una diminuzione delle preferenze, passando dal 25% all’18%, mentre le startup diventeranno fonte principale di innovazione per un terzo dei manager nei prossimi tre anni. Infatti la collaborazione tra aziende e startup è in aumento, con il 58% delle grandi aziende che già collabora con startup (rispetto al 33% del 2018), e l’80% che prevede di farlo nel prossimo futuro.
Tuttavia, ci sono sfide significative, come il rischio di tempi di sviluppo superiori alle aspettative (44% delle imprese).

Si può cucinare con l’acqua del rubinetto?

Si può cucinare con l’acqua del rubinetto?

Si può cucinare con l’acqua del rubinetto? Questo è quello che si chiedono un pò tutti gli appassionati di cucina.

Si tratta di un argomento molto interessante e comune a tutti noi: possiamo cucinare con l’acqua del rubinetto o dobbiamo preoccuparci di qualcosa?

Spesso ci si pone questa domanda e la risposta dipende da tanti fattori che evidenzieremo di seguito, assieme ai vantaggi e i (falsi) miti legati all’utilizzo dell’acqua del rubinetto in cucina.

Qualità dell’acqua del rubinetto

L’acqua è un ingrediente fondamentale in cucina e utilizzarne una di qualità è essenziale per ottenere piatti deliziosi e salutari.

Molti di noi potrebbero essere tentati dall’acquistare acqua in bottiglia, ma non sempre questo è necessario.

Prima di tutto, è importante comprendere che la qualità dell’acqua del rubinetto può variare da una località all’altra. In molti paesi, vengono adottate rigorose norme di sicurezza e controlli per garantire che l’acqua proveniente dal rubinetto sia potabile.

In Italia le aziende preposte alla gestione dell’acqua monitorano costantemente la qualità della stessa per garantire che questa sia sicura per il consumo umano.

Chiaramente ci sono delle zone in cui vi è una maggiore concentrazione di calcare o vi sono problemi con le tubazioni vetuste, motivo per il quale il consumo dell’acqua del rubinetto in quel caso è sconsigliato.

Vantaggi di cucinare con l’acqua del rubinetto

Una delle principali ragioni per cucinare con l’acqua del rubinetto è la sua praticità. Non sarà più necessario preoccuparsi di acquistare, trasportare e conservare bottiglie d’acqua. Basterà aprire il rubinetto e avere a disposizione tutta l’acqua che si vuole.

Tra l’altro cucinare con l’acqua del rubinetto può rappresentare un notevole risparmio dato che l’acqua in bottiglia ha un prezzo al litro decisamente superiore.

Un altro aspetto importante da considerare è l’impatto ambientale. L’utilizzo dell’acqua del rubinetto riduce la quantità di plastica generata dalle bottiglie d’acqua. Contribuirete così a ridurre l’inquinamento causato dalla produzione e dallo smaltimento di queste bottiglie.

Miti e realtà sull’acqua del rubinetto

Esistono alcuni miti diffusi riguardo all’acqua del rubinetto che possono indurre le persone a preferire alternative costose o inquinanti come l’acqua in bottiglia. Vediamo di sfatare alcuni di questi miti.

Nella maggior parte delle città italiane, l’acqua del rubinetto è sicura da bere. Le autorità locali controllano attentamente la qualità dell’acqua e adottano misure per garantirne la potabilità. Se avete dubbi sulla qualità dell’acqua nella vostra zona, potete consultare i rapporti pubblici sulle analisi dell’acqua o chiamare il vostro fornitore idrico locale.

Spesso inoltre, si sente dire che l’acqua di rubinetto altera il sapore dei cibi. In realtà l’acqua del rubinetto, quando è di buona qualità, non altera affatto i sapori.

Ad ogni modo, in alcune zone essa potrebbe presentare un sapore o un odore leggermente diverso a causa di sostanze come il cloro utilizzato per la disinfezione. Questo problema può essere facilmente risolto installando uno degli appositi depuratori acqua che possono aggiustarne il sapore e renderlo più gradevole.

Ulteriori consigli per migliorare il sapore dell’acqua del rubinetto

Se desiderate migliorare il sapore dell’acqua del rubinetto, ecco alcuni suggerimenti utili:

1. Lasciate riposare l’acqua in una caraffa aperta per alcuni minuti prima di utilizzarla. Questo permetterà di evaporare ad eventuali sostanze che alterano il sapore.

2. Utilizzate un filtro (o caraffa con filtro) per rimuovere eventuali impurità o sostanze indesiderate.

3. Fate controllare le tubazioni in casa e sostituitele se ossidate, dato che questo problema può alterare il sapore dell’acqua.

Conclusioni

In sintesi, cucinare con l’acqua del rubinetto può essere una scelta sicura, conveniente e sostenibile.

La qualità dell’acqua del rubinetto viene dunque attentamente monitorata per garantire che sia potabile e priva di contaminanti. In questa maniera è possibile risparmiare denaro, ridurre l’impatto ambientale e godere di tutti i vantaggi che l’acqua di rubinetto offre, tra tutti anche la praticità d’uso ed il risparmio a livello economico.

Dunque, non abbiate paura di utilizzare l’acqua del rubinetto per cucinare i vostri piatti preferiti.

Godetevi la praticità, il risparmio e il gusto delizioso che potrete ottenere semplicemente aprendo il rubinetto. Buon appetito!

Sostenibilità: una grande opportunità di crescita per imprese e istituzioni

La sostenibilità è strettamente connessa a temi concreti, come la competitività delle aziende. L’80% delle aziende quotate ha infatti sviluppato un piano di sostenibilità (+32% vs 2020), mentre l’83% pensa che ci sia un forte vantaggio competitivo nell’integrare i fattori Esg all’interno delle strategie aziendali. Ciò vale anche per le istituzioni, come nel caso della Regione Lombardia, che con il Programma regionale di sviluppo sostenibile (Prss), ha integrato gli obiettivi di sostenibilità nella sua pianificazione strategica. Insomma, la visione integrata delle tre dimensioni della sostenibilità, ambientale, sociale ed economica, sta entrando sempre più nei piani strategici delle imprese e delle istituzioni.

L’innovazione accelera la transizione green 

È quanto emerge dai dati di EY presentati durante il convegno organizzato da EY e Regione Lombardia dal titolo Sostenibilità ambientale, sociale ed economica: un confronto tra attori pubblici e privati. In tema di sostenibilità ambientale una delle chiavi per poter accelerare la transizione green è l’innovazione. Smart city, riqualificazione degli edifici, economia circolare, mobilità sostenibile, sono al centro del dibattito tra istituzioni e imprese, che possono agire in un connubio virtuoso in grado di generare benefici per le realtà produttive stesse, l’ambiente e la collettività. Uno degli aspetti critici che interessa trasversalmente tutte le dimensioni della sostenibilità, più ancora della necessità di investimenti, è l’execution, ovvero, la creazione delle condizioni ideali per ‘fare le cose’, dalla semplificazione normativa allo sviluppo di competenze adeguate.

Avviare attività di corporate social responsability

Anche in ambito di sostenibilità sociale le aziende possono fare molto. Prima di tutto, investendo sul capitale umano e sui giovani, affrontando la formazione, l’empowerment e la sensibilizzazione sui temi Esg, in modo che ciascuno possa operare scelte più responsabili e sostenibili sul lavoro e nella vita privata. In questo senso, diverse realtà aziendali stanno mettendo in campo attività di corporate social responsability, anche attraverso le fondazioni d’impresa, come nel caso di EY Foundation e Fondazione Teatro alla Scala, che con i loro progetti coinvolgono in prima persona dipendenti e collaboratori.

L’impatto della sostenibilità sugli investimenti

La sostenibilità rappresenta una grande opportunità per attrarre investimenti anche tra le Pmi, che spesso sono più aperte al cambiamento.
“L’Italia esercita una forte attrattiva nei confronti dei fondi di investimento, e attualmente ci sono circa 1.300 aziende partecipate da fondi di private equity e venture capital”, afferma Anna Gervasoni, direttore generale Aifi.
L’impatto della sostenibilità sugli investimenti si delinea quindi come una grande sfida. “Dobbiamo essere rapidi a cogliere le opportunità, per fare in modo che la sostenibilità diventi una grande occasione per crescere – aggiunge Luca Felletti, responsabile finanziamenti agevolati, Intesa Sanpaolo -. In questo processo la finanza deve essere un acceleratore per contribuire a rendere le aziende più competitive”.

Nuove assunzioni, quasi la metà delle figure… non si trova

Le imprese in Italia stanno cercando 531.000 lavoratori con contratti a tempo determinato di oltre un mese o a tempo indeterminato per il mese di settembre, con un aumento di 7.000 (+1,3%) rispetto all’anno precedente. Per l’intero trimestre da settembre a novembre 2023, le assunzioni previste superano di poco 1,4 milioni, registrando un aumento dell’1,9% rispetto allo stesso periodo del 2022.
La difficoltà nel reperimento di personale segnalata dalle imprese continua a crescere, coinvolgendo il 48% delle assunzioni programmate, con un aumento del 5% rispetto all’anno precedente. Questa sfida è particolarmente evidente per molte figure tecniche, ingegneristiche e di operai specializzati, con quote che si collocano tra il 60% e il 70%.
Questi dati emergono dal Bollettino del Sistema Informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere in collaborazione con Anpal.

Grandi e medie imprese muovono il mercato del lavoro

Le grandi imprese (con oltre 250 dipendenti) e le piccole imprese (con 10-49 dipendenti) coprono completamente l’incremento complessivo delle assunzioni rispetto al 2022, con rispettivamente +4.400 e +4.300 assunzioni al mese e +11.000 e +12.000 nel trimestre. Le imprese di dimensioni più ridotte (1-9 dipendenti) prevedono invece una diminuzione delle assunzioni a settembre (-3.000).

Le assunzioni nei vari settori

Nel settore manifatturiero, si prevedono 99.000 nuove assunzioni a settembre 2023 (dato analogo all’anno precedente) e 275.000 nel trimestre (-0,2%). Tra i settori principali, si segnalano previsioni positive per la meccatronica (25.000 contratti a settembre e 69.500 nel trimestre) e la metallurgia (20.000 e 55.000, rispettivamente). Le industrie alimentari (13.000 e quasi 40.000) e del settore della moda (11.000 e 33.000) si collocano a un livello inferiore.
Nel settore delle costruzioni, sono previste 60.500 nuove assunzioni a settembre 2023 e 196.000 nel periodo settembre-novembre (+3.500 al mese e +15.000 nel trimestre).
Le imprese dei servizi prevedono 371.000 contratti di lavoro per settembre (+1,0% rispetto all’anno precedente) e quasi 989.000 nel trimestre (+1,3% rispetto all’analogo periodo del 2022). Si osservano previsioni positive soprattutto per i servizi alle persone (111.000 contratti al mese e 238.000 nel trimestre), in particolare nel settore dell’istruzione e servizi formativi privati, e nei trasporti e nella logistica (44.000 e 126.000). Le imprese commerciali (59.000 al mese, pari a -2,2% rispetto all’anno precedente, e 185.000 nel trimestre, pari a -0,8%) e quelle del turismo (69.000, cioè -7,3% rispetto al 2022, e 193.000, pari a -2,2%) registrano previsioni inferiori rispetto all’anno precedente.

Il tempo determinato il contratto più diffuso

La forma contrattuale più comune rimane il tempo determinato con 284.000 unità, pari al 53,4% del totale. Seguono i contratti a tempo indeterminato (108.000), i contratti di somministrazione (57.000), gli altri contratti non alle dipendenze (32.000), i contratti di apprendistato (26.000), gli altri contratti alle dipendenze (14.000) e i contratti di collaborazione (11.000).
Le imprese dichiarano difficoltà di reperimento per oltre 252.000 assunzioni a settembre (il 48% del totale), principalmente a causa della “mancanza di candidati” (31,7%) e della “preparazione inadeguata” (12%). Le categorie professionali con il più alto tasso di difficoltà nel reperimento di personale sono gli operai specializzati (64,2%), i conduttori di impianti fissi e mobili (53,2%) e le professioni tecniche (49,5%). In particolare, le regioni con le maggiori difficoltà di reperimento sono Lombardia (46,5%), Lazio (38,0%), Veneto (54,4%), Emilia-Romagna (51,9%) e Campania (41,0%).

10 Trasformazioni straordinarie del tuo giardino: dalla fantasia alla realtà

Il tuo giardino potrebbe essere un luogo di relax e divertimento, ma allo stato attuale probabilmente è soltanto un’area poco curata, con l’erba alta e per niente in grado di invitarti a trascorrervi del tempo.

Questo capita quando si ha poca fantasia ed intraprendenza, e a volte può sembrare difficile apportare (e soprattutto immaginare in anticipo) una trasformazione che consenta di creare un’oasi di pace e tranquillità.

Eppure, con un po’ di fantasia e qualche soluzione innovativa, è possibile creare un giardino che  sia bello e funzionale al tempo stesso.

Per darti qualche spunto utile, abbiamo deciso di mettere insieme di seguito 10 idee interessanti e creative per trasformare il tuo giardino in un’oasi di relax:

  1. Aggiungi un’area salotto. Una zona dove rilassarsi e godersi la vista del tuo giardino è essenziale per creare un’oasi di pace. Puoi aggiungere un divano, delle poltrone, un tavolino e un ombrellone per creare un’area confortevole dove rilassarti e leggere un libro, prendere il sole o chiacchierare con gli amici.
  2. Aggiungi una piscina. Una piscina è il modo ideale per rinfrescarsi nelle giornate calde e divertirsi con gli amici e la famiglia. Se non hai lo spazio per una piscina in cemento, puoi optare per una delle moderne piscine in acciaio monoblocco, che sono facili da installare e da mantenere.
  3. Aggiungi un orto. Coltivare il proprio cibo è un ottimo modo per rilassarsi e sentirsi più in contatto con la natura. Se non hai molto spazio, puoi creare un piccolo orto in vaso o in cassetta.
  4. Aggiungi una fontana. Il suono dell’acqua è molto rilassante e può contribuire a creare un’atmosfera di pace e tranquillità. Puoi aggiungere una fontana in giardino o in terrazza.
  5. Aggiungi delle piante. Le piante sono un ottimo modo per decorare il tuo giardino e renderlo più verde. Puoi scegliere piante perenni o annuali, a seconda del tuo clima e delle tue esigenze.
  6. Aggiungi un pergolato o una veranda. Un pergolato o una veranda sono la soluzione ideale per ripararsi dal sole e dalla pioggia e creare un’area coperta dove rilassarsi e godersi la vista del prato o dell’orto che avrai creato.
  7. Aggiungi un camino. Un braciere è lo strumento perfetto per trascorrere una serata con gli amici facendo il barbecue o cucinando insieme qualcosa di veramente gustoso.
  8. Aggiungi un sistema di illuminazione. Un sistema di illuminazione ben progettato può contribuire a creare un’atmosfera magica nel tuo giardino, anche di notte.
  9. Aggiungi un sentiero. Un sentiero è il modo ideale per spostarti in giardino senza calpestare le piante. Puoi creare un sentiero in pietra, in legno o in ghiaia.
  10. Aggiungi un elemento decorativo. Un elemento decorativo, come una statua, una scultura o una fontana, può aggiungere un tocco di personalità al tuo giardino.

Ogni idea e soluzione presentata in questo articolo rappresenta un invito a pensare al tuo spazio esterno con occhi nuovi, a immaginare le possibilità e a lasciare che la tua creatività prenda il sopravvento.

Il tuo giardino è un luogo che ti offre infinite opportunità di trasformazione e per questo puoi creare un ambiente unico e speciale, riflettendo la tua personalità e i tuoi desideri.

Sia che tu scelga di coltivare un orto, creare un patio accogliente, un giardino verticale o qualsiasi altra trasformazione affascinante, ricorda che ogni piccolo dettaglio contribuisce a creare un’esperienza straordinaria.

Quindi, armato di ispirazione, coraggio e una visione audace, inizia a trasformare il tuo giardino dalla fantasia alla realtà e scopri il piacere di vivere all’aperto in un ambiente che ti rappresenta pienamente.

Nelle aziende sempre meno donne al comando: perchè?

Lo confermano i dati di LinkedIn, pubblicati nel rapporto dedicato al Global Gender Gap del World Economic Forum 2023: se negli ultimi 8 anni il tasso di assunzione di donne nei ruoli di leadership a livello globale è aumentato lentamente (circa 1% annuo) nel 2020 la pandemia ne ha frenato il progresso, bloccato ulteriormente nel 2022 e 2023 dal rallentamento globale del mercato del lavoro.
Insomma, mentre il mondo continua a far fronte al rallentamento della crescita economica il tasso di assunzione di donne nei ruoli dirigenziali scende ai livelli del 2021. E nel primo trimestre 2023 la percentuale di donne che ricoprono ruoli dirigenziali scende al 32%, tornando ai livelli registrati durante il 2020.

Calano le assunzioni femminili per ruoli dirigenziali

Ancora una volta il peso maggiore della crisi grava sulle carriere femminili, erodendo i passi avanti fatti negli ultimi due anni.  Il calo della presenza femminile nelle posizioni di leadership è determinato da un minor numero di assunzioni di donne in ruoli dirigenziali. E i settori che registrano il calo maggiore sono servizi al consumo (-0,58%), sanitari e di assistenza (-0,42%) e settore immobiliare (-0,41%). Il calo maggiore di assunzioni di figure femminili senior si registra poi nei settori Tecnologia, Informazione e Media, e Servizi professionali (-4% rispetto al pre-2022). 
Analogamente, i settori Entertainment Providers e Wholesale riducono la quota di donne assunte in ruoli di leadership del 3%. Si tratta di alcuni dei settori più colpiti dai licenziamenti, che potrebbero avere un ulteriore impatto a medio termine sul numero di lavoratrici che raggiungono posizioni di leadership.

Il gap tra posizioni entry-level e C-Suite

Tutti i settori mostrano un Drop to Top, ovvero la misura in cui la rappresentanza femminile diminuisce ai livelli più alti.  In media, la quota di donne nei ruoli di C-Suite scende al 25%, nonostante queste rappresentino quasi la metà delle posizioni entry-level.
Ma alcuni settori fanno meglio di altri. Nel settore dei servizi al consumo il 57% delle posizioni di ingresso è occupato da donne, rispetto al 38% dei ruoli di leadership, in quello del commercio al dettaglio il 53% delle posizioni di ingresso è occupato da donne, rispetto al 36% delle posizioni di leadership, e nel settore dell’istruzione le donne rappresentano il 60% delle posizioni di ingresso e il 39% delle posizioni di vertice.

Posizioni STEM: le più richieste, ma 8 leader su 10 sono maschi

Anche se nel mondo ci sono più laureate in materie STEM non altrettante entrano poi nella forza lavoro. E se i ruoli STEM sono tra quelli più richiesti, quindi probabilmente più resistenti alle pressioni economiche, a livello globale le donne continuano a essere significativamente sottorappresentate (29%), dove 8 ruoli di leadership su 10 sono occupati da uomini. 
Il calo più netto nella rappresentanza femminile (7%) si verifica tra la laurea e l’ingresso nella forza lavoro STEM, per poi diminuire solo quando si inizia a scalare la leadership. Ciò è vero in tutti i Paesi, ma il calo è molto più marcato in Austria, Paesi Bassi, Francia e Brasile.

Vino: Italia in fascia ‘popular’ per metà dell’export

È il segmento popular, quello da 3-6 euro al litro, il più presidiato dal vino tricolore nel mondo, con quasi la metà dei volumi esportati. Ed è seguito dal basic (fino a 3 euro), con il 28%, dal premuim (da 6-9 euro), con il 20%, e dal superpremium (da oltre 9 euro). In pratica, solo il 5% delle bottiglie di vino fermo italiano destinate all’export esce dalle cantine a più di 9 euro al litro, mentre il 75% non supera la soglia dei 6 euro. Un posizionamento più basso non solo rispetto a competitor come Nuova Zelanda, Francia e Australia, ma anche sulla media mondiale degli scambi. Lo rileva lo studio dell’Osservatorio di Unione italiana vini (Uiv) realizzato in collaborazione con Vinitaly. 

Si può fare meglio

Secondo l’analisi, pur in un contesto di crescita generale del prezzo medio, l’Italia, seconda potenza mondiale del vino, presenta ampi margini di crescita. La dimostrazione è data dal posizionamento rispetto ai competitor del prodotto Made in Italy nei principali mercati internazionali.
Negli Stati Uniti solo il 26% dei nostri vini è in fascia premium o superpremium, poco più della metà rispetto ai vini neozelandesi (46%), e ancora meno rispetto la Francia, che domina con il 66% di premium o superpremium. Ma non è solo la Francia, dove pure i rossi piemontesi si posizionano sugli stessi livelli dei Bordeaux, a sottostimare la qualità italiana. Anche in Cina si può fare meglio: con il 21% di prodotto quotato oltre i 6 euro/litro, superiamo Spagna e Cile, ma rimaniamo lontani da Francia (38%), e Australia (76%).

Solo per i rossi toscani l’80% è premium 

Tutto ciò, nonostante il posizionamento dei rossi toscani, che nel segmento premium vedono l’80% delle proprie vendite, contro il 78% dei vini bordolesi e il 71% degli australiani. Tra gli altri grandi mercati, prezzi medio-bassi anche per gli ordini da Uk e Germania, dove 8 bottiglie su 10 appartengono ai segmenti basic o popular, mentre in Canada le fasce più ambite sono appannaggio di vini statunitensi e francesi. Va meglio in Giappone, dove siamo secondi solo alla Francia.
È quindi necessario fare tesoro sui casi di alto posizionamento di alcune denominazioni piemontesi e toscane, un modello replicabile per molte altre doc che ambiscono al segmento premium.


Sparkling, verso un lusso democratico

Grazie al prosecco il valore delle bollicine italiane è quasi quadruplicato negli ultimi 10 anni, superando nel 2020 la soglia dei 4 milioni di ettolitri. Un caso probabilmente unico tra i settori del Made in Italy che ora punta verso la sfida del ‘lusso democratico’. Quello di occupare progressivamente la fascia media è un grande merito della spumantistica nazionale, in quanto ha creato un segmento di mercato prima inesistente. La sfida dei prossimi anni sarà quella di provare a occupare anche la fascia premium, compresa tra 7 e 10 euro. A livello mondiale, infatti, solo il 13% delle vendite è in questo segmento, dove sono presenti per lo più champagne di ‘primo prezzo’. 

In tre mesi, oltre 18mila le nuove imprese lombarde

Normalmente i primi tre mesi dell’anno sono caratterizzati da un saldo negativo tra nuove iscrizioni e cessazioni. Al contrario, nel 1° trimestre 2022 in Lombardia il saldo è positivo, con oltre 18mila nuove iscrizioni di imprese. La causa di tale anomalia è legata ai numeri ancora molto contenuti delle cessazioni, a seguito delle misure di sostegno messe in campo dalle istituzioni per arginare gli effetti della crisi scatenata dal Covid-19. Secondo il rapporto sull’andamento della demografia delle imprese di Unioncamere Lombardia, le informazioni tratte dalle anagrafi delle Camere di Commercio lombarde nei primi tre mesi dell’anno evidenziano infatti un saldo positivo tra le imprese nuove iscritte (18.333) e le imprese che hanno cancellato la propria posizione (17.423).

Ma l’incremento è limitato alle società di capitali
Le iscrizioni si sono quindi riportate sui livelli precedenti all’emergenza sanitaria, consentendo al tessuto imprenditoriale regionale di portarsi a quota 817.563 posizioni attive, con una crescita su base annua pari al +0,5%. L’incremento del numero di imprese attive è limitato alle sole società di capitali, che crescono quasi del 5%. Si tratta di un processo strutturale esteso a tutto il territorio nazionale, ma che in Lombardia assume particolare rilevanza, data la percentuale molto più elevata rappresentata dalle società di capitale, pari al 34% del totale contro il 25,8% a livello nazionale.

Le attività del terziario rappresentano il 37,6% del tessuto imprenditoriale

Le attività del terziario, escluso il commercio e i pubblici esercizi, sono alla base di gran parte della crescita registrata, con un incremento del +2,5%, che consente a questo settore di arrivare a rappresentare il 37,6% del tessuto imprenditoriale lombardo. Tra gli altri comparti mostrano un segno positivo solo le costruzioni (+0,5%), che tornano a crescere dopo la battuta d’arresto registrata nel quarto trimestre 2021. Commercio (-1,3%) e alloggio e ristorazione (-0,2%) presentano variazioni negative, abbandonando i segni positivi evidenziati nei trimestri centrali del 2021, mentre industria (-1,3%) e agricoltura (-0,3%) proseguono il trend decrescente che li caratterizza da molti anni.

Nonostante le incertezze i numeri tornano ai livelli pre-Covid
“Nonostante le incertezze del contesto internazionale, che rischiano di influenzare negativamente la ripresa, il numero di nuove imprese in Lombardia è già tornato sui livelli precedenti alla pandemia – ha dichiarato il Presidente di Unioncamere Lombardia Gian Domenico Auricchio -, gli imprenditori dimostrano quindi di avere fiducia nella affidabilità del sistema economico lombardo e sono pronti a mettersi in gioco per dare il loro contributo con lo sviluppo di nuove attività”.

Nel 2021 +20,9% per l’export italiano di arredamento e illuminazione 

Sul fronte delle esportazioni il macrosistema italiano arredamento e illuminazione cresce del +20,9% sul 2020, superando i livelli del 2019 con una variazione del +9,4%. Si tratta di un sistema che da solo pesa per quasi tre quarti delle vendite estere totali della filiera L-A, e nell’ultimo anno tutti i mercati principali sono caratterizzati da netti incrementi. Quanto ai paesi di destinazione, nel periodo che va da gennaio a novembre 2021, la Francia si conferma la prima destinazione, con un +25,1% sul 2020, e un fatturato alla produzione di 2 miliardi di euro nel 2021. La Francia è infatti uno sbocco commerciale che rimane promettente, dove il contract, nonostante fatichi a tornare alla normalità, trova uno dei principali hub mondiali. Sono alcuni dati rilasciati da FederlegnoArredo in occasione della presentazione della 60esima edizione del Salone del Mobile (dal 7 al 12 giugno 2022 a Milano).

I mercati di destinazione principali? Francia, Usa e Germania

Al secondo posto dei mercati di destinazione, gli Stati Uniti (+42,8% sul 2020, fatturato alla produzione 1 miliardo e 356 milioni di euro nel 2021), con andamenti particolarmente dinamici per i comparti camere da letto, imbottiti, materassi, complementi d’arredo, mobili e accessori bagno e illuminazione. Seguono Germania (+15,3% sul 2020), che registra andamenti positivi nelle esportazioni dei comparti area living e termo arredi, Regno Unito (+25,5% sul 2020) Svizzera (+18% sul 2020) e Cina (+28,9% sul 2020), in marcata crescita per i comparti vasche da bagno e chiusure doccia, imbottiti, camere da letto, pavimenti. La Russia passa invece dal +14,9 sul 2020 al -5,9 sul 2019.

Arredamento, +15,6%, arredobagno, +10,1%

Tra i sistemi più dinamici, l’arredamento (+15,6% sul 2019) e l’arredobagno (+10,1% sul 2019), entrambi con un andamento positivo sia per le vendite Italia sia per quelle estere. In linea con il sistema arredamento anche il comparto cucine (+12,2% sul 2019) che recupera sul 2020 e supera i livelli pre-pandemia, beneficiando più di altri delle condizioni positive sul mercato interno.
Parziale recupero anche per i comparti legati al non residenziale (uffici, arredamenti commerciali, hospitality) sebbene ancora sia lontano il ritorno alla normalità. 

Meno dinamici i comparti più connessi con il mondo contract

Anche nel 2021 si confermano meno dinamici i comparti più connessi con il mondo contract rispetto a quelli legati alla casa. Se l’andamento del sistema ufficio rispetto al 2020 è positivo (+20,0% il fatturato alla produzione), non sono tuttavia ancora recuperati i valori registrati nel 2019 (-4%) prima del periodo pandemico. A causa dell’export ancora rallentato, il sistema illuminazione si mantiene al di sotto dei livelli 2019. Bene invece le vendite sul mercato italiano, che tornano ai livelli pre-pandemia (+2,8%). A determinare l’entità della crescita del 2021 contribuisce anche l’effetto-prezzo. Per fronteggiare i maggiori costi di materie prime ed energia le imprese hanno dovuto ricorrere a un aumento dei listini, spesso affiancato alla riduzione della marginalità, e in misura minore, anche al ricorso all’autoproduzione energetica.