Italiani e lockdown: per il 74% è giusto, ma doveva iniziare prima

Il Dpcm dell’11 marzo scorso ha esteso il lockdown a tutto il territorio nazionale. Tra lezioni a distanza, smartworking, uscite consentite solo per fare la spesa, andare in farmacia, o per necessità inderogabili, in breve tempo le abitudini degli italiani sono cambiate. La situazione di isolamento imposta dall’emergenza Coronavirus impone lo stravolgimento della routine e modifica lo stile di vita degli italiani. Ma cosa pensano i nostri connazionali del lockdown? E come lo stanno vivendo? Il 74% di loro ritiene giuste le rigide misure di contenimento, ma allo stesso tempo evidenzia che per arginare l’epidemia il lockdown doveva essere imposto prima, e con misure più stringenti.
Il 41% si aspetta di tornare alle prime forme di normalità a maggio
Si tratta di alcuni risultati emersi dall’Osservatorio Lockdown. Come e perché sta cambiando le nostre vite, realizzato da Nomisma, la società italiana di consulenza, ricerca e advisory, su un campione di 1.000 italiani responsabili degli acquisti da 18 a 65 anni. L’indagine analizza quindi l’impatto del lockdown sulla vita dei cittadini, dallo stato d’animo ai consumi, dalle caratteristiche della quarantena (comfort e composizione dell’abitazione, compagnia di altri familiari e tempo libero), fino ai desideri degli italiani per il post-Covis. Ma quando finirà la quarantena nazionale? Il 41% degli intervistati si aspetta di tornare alle prime forme di normalità a maggio, e il 27% a giugno.
Per il 17% le istituzioni non hanno contrastato l’epidemia in maniera inadeguata
Per quanto riguarda lo stato d’animo, l’Osservatorio evidenzia come nelle ultime 3 settimane soltanto il 14% è stato di buon umore, mentre il 43% ha vissuto alti e bassi dettati dalla situazione di incertezza e dall’isolamento. Ma soprattutto per il timore di ammalarsi, anche se il 41% degli italiani è preoccupato soprattutto per la salute dei propri cari più che per la propria (22%).
Quanto alla fiducia nella capacità di far fronte all’epidemia da parte delle istituzioni, riporta Askanews, il 17% del campione ritiene l’azione intrapresa inadeguata, quota che sale al 26% nelle province di maggior contagio in Lombardia.
Promossi Ssn e Protezione Civile, la Ue bocciata
In ogni caso, il Sistema sanitario nazionale e la Protezione Civile sono le istituzioni in cui gli italiani ripongono maggiormente fiducia e gradimento, e i giudizi pienamente positivi (8+9+10) sono condivisi dal 75% degli italiani.
Più critica la valutazione sull’operato delle Regioni, verso le quali la quota dei pienamente soddisfatti si ferma al 47%. Durissima poi l’opinione rispetto alle azioni di contrasto alla crisi messe in atto dall’Unione Europea, con il 79% degli italiani che attribuisce alla Ue giudizi gravemente insufficienti.