L’industria farmaceutica in Italia

La crescita del settore farmaceutico italiano, primo in Europa per numero di imprese coinvolte, rischia di frenare per la carenza di materie prime e per i colli di bottiglia che gravano su tutta la catena del valore. È l’allarme lanciato dall’Osservatorio sul sistema dei farmaci generici, realizzato da Nomisma per Egualia, già Assogenerici. In ogni caso, il settore farmaceutico italiano è in buona salute: lo si evince innanzitutto dal dato occupazionale, che vanta una crescita ininterrotta dal 2014, pari al 13% in sei anni. Inoltre, nel panorama manifatturiero nazionale il comparto farmaceutico si contraddistingue per una preponderanza di imprese di medie e grandi dimensioni.
“Dal 2008 al 2018, il comparto farmaceutico si è ulteriormente strutturato portando la quota di fatturato delle grandi imprese dal 77% all’82%”, commenta Lucio Poma, coordinamento scientifico Nomisma.

Un settore in buona salute

Al 2020, nelle imprese farmaceutiche localizzate in Italia sono impiegati circa 67.000 occupati, l’1,7% dei lavoratori del settore manifatturiero. “Nell’ultimo anno il comparto farmaceutico ha registrato la crescita occupazionale più consistente tra tutti i comparti manifatturieri (+1,8%) – spiega Poma -. Focalizzando l’attenzione sull’ultimo decennio, il comparto è uno dei pochi a segnare un incremento occupazionale. La farmaceutica cresce, infatti, del 3,6%, in controtendenza rispetto alla manifattura”. Tuttavia, rispetto all’anno precedente il numero è calato del -5,7%. “La flessione del 2020 deve essere interpretata nel contesto della pandemia – aggiunge Poma -, nonostante la flessione che il valore aggiunto farmaceutico ha registrato in valori assoluti, la sua incidenza sul totale manifatturiero è cresciuta dal 3,8% del 2019 al 4,1% del 2020”.

“Italia leader a livello europeo”

Dal 2008 al 2019 il settore farmaceutico ha registrato la maggiore crescita del valore della produzione (+7,1%), in controtendenza rispetto all’andamento manifatturiero complessivo. “Secondo le stime di Farmindustria – prosegue Poma -, con 2,3 miliardi di euro di medicinali prodotti e una quota sulla produzione totale UE pari al 23%, l’Italia è leader a livello europeo”, davanti a Germania, Francia e Regno Unito. Inoltre, a differenza di altri settori produttivi, le imprese del farmaceutico non hanno smesso di investire. Nel decennio l’Osservatorio ha rilevato una crescita dell’incidenza degli investimenti farmaceutici sugli investimenti totali manifatturieri di mezzo punto percentuale, dal 2,9% del 2008 al 3,4% del 2019.

Export, +3,8% rispetto al 2019

Dal punto di vista dell’export il settore farmaceutico ha segnato una crescita del +3,8% rispetto al 2019, che lo conferma il sesto comparto per valore dell’export nazionale. Al 2020 le esportazioni del farmaceutico valgono 33,9 miliardi di euro, con un tasso di crescita in dodici anni del +184%. “La maggiore intensità di crescita delle esportazioni farmaceutiche rispetto a quelle manifatturiere complessive comporta una continua ascesa delle quote di esportazioni di questo comparto sul totale delle esportazioni italiane – sottolinea Poma -. Se nel 2008 le esportazioni di settore pesavano per il 3,4% su quelle manifatturiere, nel 2020 tale valore risulta più che raddoppiato, superando la soglia dell’8%”.