Dalla digital transformation alla digital coopetition: l’AI e le speedboat bank

Il processo verso cui stanno transitando le banche italiane ha come volano primario l’AI, che dalla digital transformation alla digital coopetition le condurrà verso le speedboat bank, la meta delle banche italiane. Al momento però sono pochi i clienti bancari che si ritengono soddisfatti dei servizi digitali della propria banca. Per l’implementazione di servizi finanziari innovativi, la quasi totalità dei clienti crede che l’AI potrebbe essere determinante, e più della metà considera importante la costruzione di ecosistemi di servizi in partnership con altre fintech, mentre per il 25% sarà decisiva la tokenizzazione degli asset finanziari. Sono alcuni risultati della ricerca Dalla digital transformation alla digital coopetition di Excellence Consulting.

Lanciare nuove banche digitali appoggiandosi su piattaforme innovative

Le banche tradizionali dopo un decennio di investimenti in digital transformation, soprattutto tramite applicazioni digitali che simulano processi analogici, sono spesso deluse dai risultati ottenuti. In Italia poi numerose banche condividono i loro sistemi di core banking gestiti da aziende consortili. La tendenza del top management è lanciare nuove banche digitali, puntando su applicazioni di core banking di nuova generazione con l’obiettivo di convertire gli attuali sistemi legacy. Queste banche negli Usa sono chiamate speedboat bank. La loro offerta, sviluppata inizialmente per servire una nicchia di clienti, successivamente potrà essere estesa a fette sempre più larghe di clientela, finché la nuova banca digitale diventerà l’organizzazione prevalente all’interno dell’organizzazione della banca tradizionale.

I clienti più giovani poco soddisfatti dai servizi digitali ricevuti

Sebbene il 56,6% degli intervistati affermi che le banche digitali abbiano raggiunto un buon livello di digitalizzazione, solamente il 20% degli over 30 e nessuno degli under 30 è pienamente soddisfatto dai servizi digitali ricevuti. C’è quindi un margine di crescita e intervento, in particolare circa la fascia di popolazione più giovane. Emerge quindi l’importanza dell’AI per tratteggiare le caratteristiche della banca digitale del terzo millennio. Il 92% degli intervistati reputa infatti l’AI determinante per l’implementazione di servizi finanziari innovativi. E per il 51% sarà molto importante che tali banche sappiano costruire modelli di offerta basati su ecosistemi di servizi che prevedano anche la partnership con altre fintech.

Chatbot e avatar proporranno soluzioni personalizzate

“Possiamo considerarci all’alba di una nuova fase di digitalizzazione dell’industria bancaria – dichiara Maurizio Primanni, ceo Excellence Consulting -. Abbiamo oramai superato la fase della digital transformation e stiamo entrando a pieno titolo in una nuova fase di mercato, che possiamo definire di digital coopetition, in cui operatori tradizionali e innovativi si confronteranno, ma spesso anche collaboreranno, per lo sviluppo di nuovi servizi finanziari digitali. L’utilizzazione sistematica delle tecniche di data science & analytics e dell’AI permetterà alle banche digitali di nuova generazione di superare il limite di un approccio commerciale troppo passivo, per potere proporsi alla loro clientela target in modo sempre più proattivo, con chatbot e avatar che proporranno ai clienti soluzioni personalizzate”.

Italia online, i risultati del Global Digital Report

Nel 2021 aumentano gli italiani connessi a internet, sono quasi 51 milioni (+1,7%), ma soprattutto quelli attivi sulle piattaforme social, oltre 43 milioni (+5,4%). In rialzo anche il possesso di smartphone (97,3%) e computer desktop o laptop (oltre il 75%), più evidenti le crescite di smartwatch e smart home.
Inoltre, quasi il 90% guarda ogni settimana video online, soprattutto video musicali (47%), tutorial/how-to (37%) e comedy/meme (34). Ma quasi l’82% ama passare il tempo con i videogiochi. La fa da padrone lo smartphone (62%), seguito da console (38%) e computer (35%). Sono lacune evidenze dell’ottava edizione del Global Digital Report di We Are Social, che presenta un focus specifico sull’Italia.

Come e cosa si ricerca sul web

Quanto alle ricerche, più di una persona su 5 utilizza assistenti vocali almeno ogni settimana, una su 3 cerca informazioni su brand, prodotti o servizi sui social media, una su 4 utilizza strumenti per la ricerca per immagini da mobile almeno su base mensile, e quasi 3 su 10 utilizzano mensilmente strumenti di traduzione online. Per la brand discovery rimangono importanti i motori di ricerca (43%) e l’adv, televisivo (36%), sulle piattaforme social (22%) più che sui siti (20%). Leggermente diverso il discorso per la brand research online, dove i motori di ricerca hanno un vantaggio più ampio, ma quasi un italiano su 3 si affida ai social network per ottenere informazioni in merito a brand di suo interesse, con un leggero margine anche sui siti dei brand stessi.

Pagamenti sempre più digitali

Estremamente ridotto il gap tra chi possiede un account con un’istituzione finanziaria (94%) e chi ha effettuato o ricevuto un pagamento digitale (90%, valore più alto rispetto a chi possiede una carta di debito, 85%). Una persona su 3 utilizza app di servizi finanziari/assicurativi ogni mese, circa 1 su 8 effettua pagamenti digitali tramite smartphone, e circa 1 su 15 possiede cryptovalute. Quanto alla spesa, non si ferma quella per prodotti digitali (+21%), trainata per valore e crescita principalmente dal mercato videoludico, che contribuisce per quasi la metà di tutti i pagamenti per beni digitali. In ripresa poi il settore del travel, con cali solamente per il noleggio vetture e i biglietti ferroviari, mentre crescono del 300% le crociere.

Tutti sui social

Per quanto riguarda l’utilizzo delle piattaforme social, il 2021 è un anno di ulteriore crescita per quanto riguarda l’onboarding di nuovi utenti (+5,4%), ma un leggero rallentamento per quanto riguarda il tempo speso online (-5 minuti al giorno rispetto al 2020). Le principali motivazioni che spingono le persone verso i social sono legate al rimanere aggiornati (48%), tenere contatti con amici e famiglia (47%), e riempire il tempo libero (46%). WhatsApp, Facebook, Instagram sono sia le più utilizzate sia le preferite dagli utenti. E se anche Messenger non è distante in entrambe le classifiche cresce Telegram, sia per l’utilizzo sia nelle preferenze. Cresce però ancora TikTok (30%), e fa l’ingresso in classifica Discord (9%), non distante da Snapchat e superando Reddit.

Giocattoli, un mercato in salute (e bello)

Cosa c’è di più bello, sano e vitale che giocare? Niente. Proprio per la consapevolezza che il gioco sia oltre che uno svago anche un diritto per i bambini, in Italia non c’è stata nessuna contrazione nel mercato dei giocattoli durante l’ultimo anno di pandemia. Anzi, il comparto ha messo a segno delle ottime performance: il settore del giocattolo ha infatti chiuso il 2021 in decisa crescita, segnando +9% rispetto al 2020 e +2,1% sul 2019.

Il ruolo del gioco

I dati sono stati diffusi da Assogiocattoli, che ha voluto ribadire come i giocattoli siano dei beni primari. Per questo con la campagna ‘Gioco per Sempre’, l’associazione si pone l’obiettivo di sensibilizzare ancor di più le famiglie italiane sull’importanza del gioco dal punto di vista pedagogico, sociale e culturale. Ma anche di sradicare il concetto di stagionalità del giocattolo inteso come regalo legato a ricorrenze, compleanni e festività, rendendolo uno strumento da usare durante tutto il percorso di crescita di ogni individuo. Al momento, infatti, la stagione natalizia natalizia pesa la metà del giro d’affari del toys market italiano. Secondo i dati forniti dalla società di ricerche Npd, riferisce Adnkronos, l’ultimo trimestre (ottobre\dicembre ‘21) registra un notevole +6,7% rispetto al precedente. I giochi in scatola e le costruzioni continuano a essere tra i prodotti più venduti, confermando il ritorno al gioco dei più grandi – i cosiddetti kidult – grazie a modalità di gioco in grado di intrattenere e divertire tutti eliminando ogni gap generazionale. Anche le bambole sono in cima alle classifiche di vendita, seguite dai prodotti collezionabili (Trading Card Game in primis), dai peluche, dai veicoli a ruote, dai supereroi e dai dinosauri. Il fatturato derivante dai prodotti a licenza rappresenta il 26% del totale mercato e cresce del +14%. Le top 5 licenze del 2021 sono state Harry Potter, Me Contro Te, Disney Frozen, Super Mario e Bing.

Positività e solidarietà

Si tratta i numeri che inducono all’ottimismo per il futuro, anche grazie al lavoro di tutti i componenti della filiera. Assogiocattoli compresa che, con la campagna “Gioco per Sempre”, si è impegnata a diffondere la cultura del gioco coinvolgendo oltre 3mila persone nella creazione del primo Manifesto partecipato e corale: un inno al gioco e ai giocattoli, una filastrocca in rima scritta grazie al contributo di bambini di ogni età, ma anche di mamme e papà, nonni e zii, oltre a educatori, ludologi e psicologi.

Previsioni dei consumi 2022: il timore degli italiani frena gli acquisti

Secondo due survey dell’Ufficio Studi Coop condotte a dicembre 2021, la prima svolta in collaborazione con Nomisma, e la seconda sulla community di esperti del sito italiani.coop, le parole da accostare ai prossimi 12 mesi sono le stesse dell’anno appena trascorso: “speranza”, “ripresa” e “cambiamento”. Ma nel 2022 è soprattutto il “timore” a crescere, più che raddoppiando dal 3% al 7% rispetto allo scorso anno, soprattutto fra la Gen Z, che più di tutte vive la contraddizione del momento (9%) e allo stesso tempo registra la percentuale più evidente di chi spera nel cambiamento (19%). In ogni caso, l’Ufficio Studi Coop con il supporto d’analisi di Nielsen stima un andamento delle vendite totali GDO di poco inferiore all’1,5% a valore, come effetto congiunto di una riduzione dei volumi e un incremento dei prezzi, oltre alle scelte di ricomposizione degli acquisti.

Lo spettro dell’inflazione si aggira per l’Italia

A impensierire maggiormente è il rincaro dei prezzi. Se infatti tra i market maker e gli opinion leader prevale un certo ottimismo sull’andamento dell’economia e la situazione pandemica, sono i consumi delle famiglie e il mercato del lavoro a preoccupare. Per 6 manager su 10 i consumi seguiranno il Pil ma a distanza, ostaggio di un’inflazione stimata al +2,9%. Una crescita che si protrarrà per tutto il 2022 (secondo il 63% degli esperti), da contrastare con una riduzione del cuneo fiscale (71%) o una indicizzazione dei salari al costo della vita (47%). Ma anche con una riduzione selettiva dell’Iva (47%) magari sui beni sostenibili.

Gli italiani vogliono proteggere le loro tavole

In previsione dell’aumento dei prezzi, 1 famiglia su 2 pensa di non cambiare il livello di spesa nel prossimo anno rispetto al prepandemia (49%). Ma se il 22% del campione spera di superarlo quasi un italiano su 3 (29%) sa che non riuscirà a raggiungerlo. Peraltro, proprio l’inflazione relega il budget delle famiglie nei confini delle spese obbligate e costringe tanti italiani a lasciare nel cassetto prodotti tecnologici, serate con gli amici, viaggi e vacanze. L’epicentro della prossima crescita dei prezzi riguarda non solo le utenze domestiche, ma soprattutto il capitolo della spesa alimentare. I manager della filiera stimano un incremento medio dei prezzi alimentari superiore al 3,5%, con un’ondata inflattiva che per il 63% del campione riguarderà sicuramente tutto il 2022.

Un diffuso downgrading del carrello 

Tra caccia alle promozioni, ricerca di punti vendita e canali più convenienti e riduzione degli sprechi molti italiani fronteggeranno il carovita con un diffuso downgrading del carrello, soprattutto al Sud e nella lower class, segnando peraltro una nuova divaricazione dei consumi rispetto ai ceti più abbienti. A essere ancora una volta premiato in tavola, riporta Askanews, il cibo del territorio, mentre si consolida il trend verso un’alimentazione biologica e salutista. Ma per i manager della filiera (61%) il 2022 sarà soprattutto l’anno della marca del distributore, considerata la soluzione per permettere acquisti con il migliore rapporto tra qualità e prezzo.