Vacanze fra donne: come e dove viaggiano le ragazze

Le ragazze di tutte le età non hanno paura di viaggiare sole, anzi. Insomma, la compagnia maschile non sempre è richiesta nè tantomeno necessaria: bastano le amiche, la mamma o anche nessuno. Un dato su tutti: le viaggiatrici solitarie (le cosiddette solo traveller), secondo gli ultimi dati Istat, in Italia sono ben 1,4 milioni. Ma cosa si aspettano da queste vacanze al femminile e dove vanno? Quali sono mode, modi e mete del viaggiare “in rosa? Alla domanda risponde una ricerca di CartOrange, la più grande azienda italiana di consulenti di viaggio. “Oggi per noi è sempre più frequente creare viaggi su misura per donne che viaggiano da sole o in compagnia di altre donne, e questo a qualsiasi età” spiega Eleonora Sasso del reparto marketing. “C’entrano fattori sociali come il superamento di vecchi retaggi culturali, l’aumento del potere d’acquisto delle donne, l’allungarsi della vita attiva, il cambiamento delle situazioni familiari. Ma c’entra anche la tendenza a considerare sempre di più il viaggio come un’esperienza, un regalo da fare a se stesse, da godere da sole oppure assieme a compagne con gusti ed esigenze simili”.

Poco tempo da riempire di esperienze

Per questo target, però, “Bisogna entrare subito nel vivo delle aspettative delle clienti che sono molto informate e consapevoli. Spesso hanno poco tempo a disposizione per il “fai da te” e quindi ricercano l’aiuto dei consulenti di viaggio, in grado di arricchire la proposta con esperienze particolari: corsi di cucina locale, percorsi benessere e i consigli per uno shopping autentico e ricercato sono i plus più apprezzati” precisa Sasso.

Le mete preferite

Come dicevamo, sono tante le donne he partono in solitario. Le proposte non hanno virtualmente limiti, ma un occhio in più va riservato alla sicurezza: «Fornitori affidabili, possibilità di avere assistenza h24 e cura nella scelta delle destinazioni sono gli elementi che garantiscono la serenità”spiega Eleonora Sasso. “Canada e Giappone, paesi di per sé molto sicuri, sono ideali soprattutto se è la prima volta che si viaggia da sole, mentre fra le più esperte i più richiesti sono India e paesi del Sudest Asiatico: Thailandia, Malesia e Indonesia su tutti”. Per le donne che viaggiano in compagnia di altre donne sono consigliate una serie di mete dove unire benessere, divertimento e shopping. “In Europa c’è l’imbarazzo della scelta: le capitali, il Tirolo austriaco con percorsi yoga e benessere, oltre alle isole greche e alle Baleari per unire sole e divertimento. In particolare Ibiza, con la sua città vecchia e le sue spiagge, si presta a una vacanza di pochi giorni offrendo sole, mare, locali di tendenza e occasioni di shopping originale e alla moda». Più a lungo raggio la meta consigliata è Dubai: “È sicura e ha molte attrattive che uniscono antico e moderno: dallo shopping griffato ai tatuaggi all’henné tradizionali, fino alle lussuose spa. È consigliabile anche per i locali notturni, da cui si può rientrare in hotel in sicurezza prendendo i taxi dal tetto rosa, dedicati alla clientela femminile e guidati da sole donne” conclude Sasso.

Mangiare carboidrati di sera non fa ingrassare

Non è vero che mangiare pasta, riso o pane di sera fa ingrassare. Non conta infatti “quando” si mangino i carboidrati, ma piuttosto “quanti”. E di conseguenza, di quante calorie totali si compone la nostra dieta quotidiana. Almeno, questo è il parere degli esperti dell’Istituto superiore di sanità (Issalute.it), secondo i quali per un’alimentazione equilibrata è importante non mangiarne pane, pasta e riso più del dovuto, e stare attenti a consumarli in porzioni adeguate al proprio fisico, all’età e all’attività fisica svolta. Ovviamente è sempre bene evitare i condimenti elaborati, ricchi di grassi e difficili da digerire.

Cronodieta e pasti serali

La cosiddetta “cronodieta” è al centro di diverse ricerche scientifiche, che mirano a comprendere come le oscillazioni ormonali che si verificano durante la giornata possano avere una relazione con l’utilizzo dei nutrienti introdotti con l’alimentazione, e come questa relazione giochi un ruolo importante nell’aumento e nella perdita di peso. Un argomento, questo, molto più generale rispetto al concentrarsi sul solo consumo di carboidrati durante il pasto serale. Ciò che è invece importante è non consumare a tarda sera pasti troppo abbondanti, soprattutto ricchi in grassi, poiché l’energia in eccesso acquisita prima di andare a letto viene più difficilmente bruciata. E ha maggiori probabilità di essere accumulata sotto forma di grasso corporeo.

Il consumo energetico durante il sonno non è così diverso da un’attività sedentaria

L’opinione comune, diffusa soprattutto tra gli sportivi, di non assumere carboidrati a cena, nasce principalmente dall’errata convinzione che se assunti prima di andare a dormire, e in assenza di grosse attività fisiche, questi aumentino le probabilità di essere trasformati in grasso. È bene sottolineare che il consumo energetico durante il sonno non è poi così diverso da quello di un’attività mattiniera sedentaria, come lo stare seduti a una scrivania o davanti a un computer. Anzi, per chi la notte ha difficoltà a dormire, riferisce AdnKronos Salute, una cena a base di carboidrati sembra possa favorire il riposo notturno. Poiché stimola la produzione di serotonina (l’ormone del benessere) utile per andare a dormire più rilassati e sazi.

A contare sono le calorie totali

Insomma, se si mangia più del necessario l’aumento di grasso corporeo è indipendente dalla composizione della dieta: a contare sono le calorie totali. Una corretta quantità di calorie calcolata sul fabbisogno energetico personale, e distribuita nelle giuste percentuali di nutrienti, non determina un aumento di peso, indipendentemente dal momento in cui vengono consumati alcuni alimenti. Chiaramente, la quantità di carboidrati da assumere ogni giorno varia da persona a persona, e generalmente, dovrebbe ammontare circa al 45-60% delle calorie giornaliere assunte.

Un’altra fake news alimentare smontata dagli esperti dell’Iss è che l’acqua non vada bevuta durante i pasti. Al contrario: bere acqua durante i pasti in giusta quantità (non oltre i 600-700 ml) serve infatti a migliorare la consistenza degli alimenti ingeriti, svolgendo un ruolo importante nella digestione.

Umani e robot alleati nelle competenze del futuro

I robot non ruberanno il lavoro agli esseri umani, anzi. L’innovazione sarà fonte di nuova occupazione. Oltre il 90% delle imprese, infatti, non prevede di diminuire la propria forza lavoro, ma di mantenerla inalterata, o addirittura aumentarla. Il vero tema infatti non riguarda tanto la sostituzione dei robot alle persone, ma quali saranno le competenze del futuro, e quale strada seguirà l’innovazione delle competenze.

Si tratta di alcuni risultati della ricerca Humans Wanted: Robots Need You, condotta su oltre 20mila imprese in 44 Paesi, e presentata da ManpowerGroup in occasione del lancio di Assessment Lab, il laboratorio scientifico creato dalla società per riuscire a utilizzare al meglio le tecnologie di valutazione delle competenze.

“L’innovazione tecnologica è innanzitutto una rivoluzione umana”

Assessment Lab, riferisce Askanews, è guidato da un team di psicologi ed esperti del lavoro e ha l’obiettivo di combinare le cosiddette hard skills, ossia le competenze tecniche con quelle soft, ossia trasversali, riporta Askanews. “Non c’è dubbio che l’innovazione tecnologica sia innanzitutto una rivoluzione umana – ha spiegato Riccardo Barberis, amministratore delegato di ManpowerGroup -. Noi sappiamo che usando metodi scientifici, come oggi la tecnologia di assessment permette, la probabilità di scegliere la persona giusta per il ruolo giusto passa dal 50% all’80%. Noi vogliamo investire su questo, perché pensiamo sia importante per le persone e per le aziende”.

“Il valore aggiunto riguarda la conoscenza delle persone”

“Oggi trovare le persone è molto facile, chiunque con un accesso internet può trovare chiunque altro. Tutta la differenza e il valore aggiunto – ha sottolineato Riccardo Barberis – hanno a che fare con il conoscere le persone. Per questo credo che stiamo vivendo tempi molto interessanti, perché la convergenza di scienza e tecnologia ci può aiutare a conoscere molto bene le persone, anche attraverso interazioni molto rapide”.

Il lavoro dovrà convivere con la tecnologia più avanzata e la robotica

“Una delle più grandi opportunità per le Risorse umane – ha aggiunto Tomas Chamorro-Premuzic, Chief Talent Scientist di ManpowerGroup – è mettere insieme la scienza che consente di identificare le potenzialità con la pratica e l’arte di preparare le persone. Nel passato erano due settori completamente separati, ora sappiamo che è possibile preparare molto meglio le persone se si insiste sulle loro reali potenzialità”.

Il futuro tratteggiato dalla società è quindi un futuro in cui il lavoro continuerà a esistere, convivendo con la tecnologia più avanzata e la robotica.

Arriva l’ecotassa. Ecco quali veicoli saranno soggetti al bonus o al malus

Arriva l’ecotassa: la misura ambientalista entrerà in vigore dal 1° marzo, e sarà valida per oltre due anni, fino al 31 dicembre 2021. Studiata su un sistema di bonus/malus, la tassa comporterà l’ecobonus, che prevede incentivi fino a 6.000 euro per chi acquista un’auto ecologica in seguito alla rottamazione di un vecchio veicolo. Ma soprattutto un “malus” fino a 2.500 euro, per chi ne acquisterà una considerata inquinante.

Malus fino a 2.500 euro e bonus dai 1.500 euro fino ai 6.000

Il malus, cioè l’ecotassa, sarà dovuto sotto forma di imposta parametrata al numero di grammi di biossido di carbonio emessi per chilometro, eccedenti la soglia di 160co2 g/km. L’imposta è dovuta anche da chi immatricola in Italia un veicolo di categoria M1 già immatricolato in un altro Stato. Una stangata sull’acquisto di un veicolo, quindi, che potrà arrivare a costare fino a 2.500 euro al guidatore. Il bonus verrà invece erogato sotto forma di contributo a chi acquista e immatricola in Italia un veicolo M1 nuovo di fabbrica, la stessa categoria “penalizzata” se prodotta all’estero, con un prezzo risultante dal listino della casa automobilistica produttrice inferiore a 45.000 euro, Iva esclusa. Lo sconto varia dai 1.500 euro fino ai 6.000.

Due fasce di applicazione

Forti benefici dall’ecobonus, persino per l’esclusiva Tesla, ma nessuno per vetture italiane,  cioè del gruppo FCA. In ogni caso, l’elenco delle auto che godranno dei benefici previsti dal meccanismo bonus-malus per la riconversione del parco auto è lungo. Lo sconto inoltre verrà applicato direttamente all’acquirente, che sarà condizionato alla rottamazione di una vettura inquinante. Il meccanismo prevede due fasce di applicazione. Nella prima ricadono le auto elettriche pure, le uniche che possono vantare un livello di emissioni inferiore ai 20 grammi di CO2 per km. In questo caso l’incentivo prevede uno sconto di 4000 euro che salgono a 6000 euro se si rottama una vecchia vettura.

Escluse dal bonus le vetture che costano più di 66 mila euro

Il decreto, riporta Adnkronos, fissa il prezzo massimo entro il quale è possibile erogare il bonus a 50 mila euro più Iva. Che, considerando l’Iva al 22%, significa escludere tutte le vetture che costano più di 66 mila euro. Una somma che non rende di sicuro la Tesla 3 un’auto popolare, ma sulla quale i fortunati acquirenti potranno anche qui godere di uno sconto pari circa al 10%.

Meno appetibili, ma comunque graditi, gli incentivi per la seconda fascia, che include le vetture con emissioni tra 21 e 70 g/km di CO2. Qui il bonus è inferiore, e va da 2.500 euro (con rottamazione) a 1.500 (senza), sempre con il tetto dei 50 mila euro di listino, Iva esclusa.

Benessere, il vero lusso. Che tutti vogliono (anche in rete)

Tutti lo vogliono, tutti lo cercano. E così è diventato un bene di lusso. Non è un’auto costosa o una borsa di di un brand esclusivo, ma un modo di essere, una condizione. È il benessere, concetto che fonde corpo e anima e che secondo uno studio di Truth Central, la divisione di ricerca dell’agenzia creativa McCANN Worldgroup, è diventato comune solo nel 2012, ma rappresenta oggi una vera filosofia di vita. E proprio al vivere bene è dedicata la riflessione di Ipg Warehouse, piattaforma che si occupa di temi sociali e attualità, che indaga le trasformazioni di questo trend mondiale a partire dalle ricerche svolte da Truth Central nel 2012 e nel 2015.

Emozioni sempre più importanti

Rispetto ai dati raccolti nel 2012, la “ricetta del benessere” targata  2015 attribuisce un’importanza nettamente superiore alla sfera privata e agli stati d’animo. Nella prima ricerca, infatti, le emozioni contavano al 18%, percentuale salita al 25% nel 2015. Nello stesso lasso di tempo, l’importanza attribuita alla salute fisica è scesa dal 29% al 20%, anche se in modo non uniforme. Negli Stati Uniti, Regno Unito e Canada, infatti, il corpo rimane al primo posto nella valutazione della felicità, mentre Sud Africa, Cina e Hong Kong lo mettono in seconda posizione.

Nella visione più emotiva ed umana del benessere, contano di più la famiglia (è passata dal 5% nel 2012 al 12% nel 2015) e la possibilità di avere tempo libero e da dedicare agli amici. E il benessere sempre di più diventa un concetto soggettivo e completamente personale, in cui rientrano le esperienze passate, il raggiungimento degli obiettivi prefissati e la dimensione affettiva nella vita quotidiana.

Una trasformazione portata dalla tecnologia

Tra smartphone e chiamate intercontinentali gratuite, la tecnologia ha reso più difficile separare lavoro e vita privata. E il buon equilibrio tra queste due componenti, insieme alla cura di sé, è diventato un forte elemento di benessere, da raggiungere con corsi di yoga, diete detox e spesa bio. Un insieme di attività non propriamente economiche… E infatti i dati evidenziano come l’1% più ricco della popolazione mondiale possieda più benessere di quello del restante 99%. Come dire, per il benessere le emozioni contano, ma anche i soldi.

Anche la salute è online

Per rispondere alla domande di benessere sono nate piattaforme e dispositivi tecnologici che ci aiutano a meditare, ci seguono nello sport, controllano perfino la nostra salute mentale. Il 50% delle persone intervistate ha dichiarato di cercare online i sintomi prima di andare da un medico, mentre il processo contrario è seguito dal 48% delle persone. Ed ecco che anche l’ecosistema della salute, nell’era del benessere, viene rivoluzionato: i dottori hanno un ruolo sempre più marginale (tanto che 1/5 degli intervistati e 1/3 dei giovani crede che la tecnologia eliminerà il bisogno dei dottori) e ben il 20% crede alle informazioni di salute/benessere trovate e lette sui social network e sui profili degli influencer. Per questo Google ha iniziato una collaborazione con i medici di Harvard e della Mayo Clinic per fornire risposte più corrette alle domande che gli utenti pongono al web

Vita di coppia e sicurezza informatica, meglio non fidarsi troppo del partner “meno tecnologico”

Secondo un’indagine di Kaspersky Lab, anche nelle coppie più attente la condivisione di attività e dispositivi con i partner meno tecnologici può portare all’esposizione dei dati, al danneggiamento dei device o addirittura alla perdita di denaro. All’interno di una relazione solitamente uno dei due partner ha meno competenze informatiche dell’altro, e tende ad affidarsi al più “capace” quando ha problemi con i propri device, le proprie attività online e altre questioni IT.

Il 77% degli italiani condivide almeno un dispositivo IT con il proprio partner

Sebbene la condivisione dei dispositivi digitali sia sempre più comune all’interno di una relazione, Kaspersky Lab avvisa che ciò comporta anche una responsabilità congiunta per quanto riguarda la sicurezza informatica. Il 77% degli italiani condivide almeno un dispositivo IT con il proprio partner, e uno su sette ha avuto problemi con i propri dispositivi e account online dopo averli condivisi. Il 76% condivide il proprio computer con il partner e più di un quarto degli utenti (28%) condivide lo smartphone. Inoltre, nel 73% dei casi le coppie italiane hanno almeno un account online in comune. E sei italiani su dieci (60%) credono di essere più esperti del proprio partner per quanto riguarda il mondo online.

Chi si considera il più competente spesso si trova a dover aiutare il proprio partner

Chi si considera il più competente spesso si trova a dover aiutare il proprio partner. Tuttavia, a volte l’aiuto giunge indesiderato: un quarto delle persone (25%) con partner più tecnologici evita infatti di chiedere supporto quando si trova in situazioni difficili online, ad esempio connettendosi al wi-fi senza essere certi della sua protezione (55%), scaricando file da siti sconosciuti (33%) o lasciando il proprio dispositivo incustodito in luoghi pubblici (21%), comportamenti che possono mettere in pericolo dispositivi e dati personali. Abitudini che possono creare problemi alle coppie: il 14% degli intervistati ammette di aver avuto problemi dopo aver condiviso dispositivi e account online con partner meno competenti, come il danneggiamento dei dispositivi (22%), l’infezione da malware (14%), la condivisione di informazioni senza il proprio consenso (10%), e la perdita di denaro (9%).

Alcune regole per aiutare le coppie a proteggersi dalle minacce informatiche

Innanzitutto, riporta Adnkronos, quando si condividono per la prima volta dispositivi e account, è importante fissare alcune regole su cosa si è disposti a condividere. Inoltre, non si deve avere paura di chiedere aiuto all’altro. Il più abile dei due deve fare in modo che il proprio partner si senta libero di fare domande sulla sicurezza. Solo così può proteggere meglio se stesso e il mondo digitale condiviso. È poi necessario stabilire linee guida di sicurezza valide per entrambi, come non collegarsi mai a wi-fi non sicuri, o downloadare file da fonti sconosciute.

Le 8 regole per star bene in ufficio

Anche se lo scenario sta cambiando verso un mondo sempre più orientato allo smart working, oggi la gran parte parte dei lavoratori trascorre il proprio tempo professionale nell’ambiente di lavoro. Così Michael Page, brand di PageGroup specializzato nella selezione di professionisti qualificati di middle e top management, ha messo a punto una lista composta di otto consigli per stare al meglio in ufficio.

Occhio all’ambiente     

L’ambiente è un fattore molto importante per riuscire ad essere produttivi e a proprio agio. Alcuni piccoli consigli sono di personalizzare la postazione di lavoro per incrementare il benessere mentale, avere delle piante ed elementi naturali per aumentare l’attenzione e avere a portata di mano lavagne a muro e pennarelli per stimolare la produzione di idee.

Tempo sotto controllo

Saper gestire il proprio tempo è necessario per stare bene sul posto di lavoro. Per farlo, si può creare una “to do list” basata sulle priorità della giornata: questa permette di aumentare la concentrazione e riuscire a focalizzarsi sugli obiettivi per rispettare le scadenze. È importante tenere sempre sott’occhio i diversi compiti che bisogna svolgere in modo da non rischiare di dimenticare richieste o non rispettare deadline.

In equilibrio

Serve cercare di comprendere quali siano le proprie difficoltà e trovare delle possibili soluzioni per risolverle. Spesso basta imparare a gestire bene i carichi, così da non avere un eccesso di lavoro un giorno per poi rimanere scoperti quello successivo. Ciò sarà utile anche a rispettare gli orari prefissati, per quanto possibile. Ad esempio le email possono attendere fino al mattino seguente mentre il benessere personale deve essere una priorità per il dipendente.

Si alla pausa

Vietato saltare la pausa. A beneficio del benessere fisico, del lavoro e delle relazioni con i colleghi, bisogna mantenere regolari pause, per il pranzo e/o il caffè. Ma serve anche far riposare gli occhi distogliendo lo sguardo dagli schermi. così come è  utile fare una passeggiata post pranzo per recuperare freschezza mentale.

Chiacchiera con i colleghi

Le relazioni sociali sono di vitale importanza per il benessere delle persone. Piuttosto che scrivere una mail, mille volte meglio parlare personalmente ai colleghi: l’interazione vis a vis permette un’ottimale comprensione di ogni situazione. Poichè il confronto in situazioni complesse potrebbe portare un valore aggiunto, non bisogna aver paura di chiedere un parere. Un’opinione è sempre utile.

Passione come motore

Essere appassionati di ciò che si svolge al lavoro è importante per il benessere e l’equilibrio della persona. Ma non bisogna trascurare le proprie inclinazioni nel tempo libero, dedicandosi a queste e cercando di staccare dai problemi di business.

Ben venga il remoto

Se l’azienda lo consente, lavorare da remoto, anche solo un paio di ore o un giorno a settimana, permette alle persone di aumentare la soddisfazione e di uscire dalla routine dell’ufficio.

Seduto bene!

Quando si è seduti alla scrivania bisogna assumere una posizione corretta: bisogna mantenere in asse la parte inferiore della schiena, appoggiare i piedi sul pavimento e avere gli avambracci paralleli al pavimento quando si utilizza la tastiera del computer. Una giusta postura salvaguarda la salute e il buonumore.

Dna, arriva un software per l’identificazione dei colpevoli

La tecnologia aiuterà sempre di più le forze dell’ordine a identificare i colpevoli di atti di violenza. L’ultima novità è un software che supporterà gli investigatori nel difficile compito di “leggere” e attribuire correttamente le tracce di Dna trovate sulla scena del crimine. In particolare, questo programma sarà molto utile nei casi di violenza sessuale.

Un programma creato fra Australia e Danimarca

Il software porta la firma di due ricercatori, David Balding dell’Università di Melbourne, in Australia, e Mikkel Andersen dell’Università di Aalborg in Danimarca. Il loro studio, che spiega le funzionalità e l’applicabilità del programma, è stata recentemente pubblicato sulla rivista scientifica Plos Genetics.

Gli utilizzi in ambito forense

Il nuovo programma open-source, cioè facilmente modificabile dagli utenti, permette di visualizzare quanti uomini in una data popolazione potrebbero corrispondere al cromosoma maschile Y rinvenuto sulla scena del crimine, scrive l’agenzia Ansa. L’analisi del profilo del cromosoma Y è particolarmente utile quando si ha un piccolo quantitativo di Dna maschile mescolato a tanto Dna femminile, un fenomeno molto frequente nei casi di violenza sessuale. Portare in tribunale questa prova come fondamentale, però, può rivelarsi davvero difficile: infatti il cromosoma Y rimane pressoché identico nella trasmissione di padre in figlio. Il risultato? Lo stesso profilo del cromosoma potrebbe quindi essere condiviso da dozzine di uomini all’interno di una popolazione.

Il software consente di fare chiarezza

Attraverso questa novità informatica, i due scienziati hanno trovato una soluzione che consente di non smarrirsi fra infiniti calcoli di probabilità e metodi di conta nei database di popolazione. Il nuovo software, infatti,  è in grado di quantificare i risultati e renderli più facilmente interpretabili ai giudici, mostrando il possibile numero di uomini corrispondenti alla traccia biologica e le conseguenze che derivano dal grado di relazione che li lega.

Il cerchio dei possibili colpevoli diventa più stretto

I ricercatori dimostrano che la distribuzione di questi uomini può essere condizionata dalle informazioni contenute nei database, e suggeriscono modi per presentare questo dato in tribunale rendendo chiaro che il cromosoma Y non può identificare il colpevole in maniera definitiva, ma può restringere drasticamente il cerchio intorno a lui.

Uno dei due scienziati, David Balding, ha aggiunto: “Noi pensiamo che questo nostro lavoro porterà un grande miglioramento nella profilazione del cromosoma Y e nella relativa presentazione di esso all’interno dei tribunali.  Lavoreremo ancora per estendere il database e mettere a disposizione degli inquirenti sempre più informazioni utili e utilizzabili nelle indagini”.

Fiere italiane, un settore in salute

Il sistema fieristico italiano non solo tiene, ma dà anche segnali di buona salute. Lo afferma la rilevazione trimestrale sulle tendenze del settore effettuata dall’Osservatorio congiunturale di Aefi per il periodo aprile-giugno 2017. L’indagine, decisamente ampia, ha coinvolto 28 poli fieristici italiani associati Aefi e indica in generale un sentiment di ottimismo e di buone prospettive per il prossimo futuro.

Trend più contenuto

Anche se il trend di crescita sembra essere leggermente più contenuto, gli intervistati forniscono uno scenario in cui l’andamento del fatturato è positivo, sia rispetto al trimestre precedente che all’analogo periodo dell’anno precedente.

Numero di manifestazioni in salita

Per quanto riguarda il numero di esposizioni fieristiche organizzato nel nostro Paese, il saldo si attesta al +14%. Dati positivi, anche se lievemente inferiori rispetto il primo trimestre dell’anno, ma supportati dal buon andamento dell’interesse degli espositori. E’ infatti in aumento anche il numero degli exhibitors: la metà dei 28 poli fieristici coinvolti nell’indagine si dichiara infatti soddisfatto e segnala una crescita di espositori. Per un altro 25% le condizioni sono rimaste stazionarie mentre l’altro 25% registra una diminuzione. In ogni caso, il saldo positivo si attesta al 25%, meglio dei primi tre mesi del 2016.

Ottime performance grazie agli stranieri

Il merito di questi buoni risultati va attribuito in gran parte agli stranieri. In particolare, gli intervistati segnalano un particolare incremento di espositori europei (con un saldo del +36%), seguiti dagli espositori provenienti da Paesi extra EU (saldo +32%). Per quanto riguarda gli italiani, il saldo è più contenuto e si ferma all’11%.

Aumentano anche gli spazi

L’Osservatorio di Aefi parla inoltre di un buon aumento di spazi occupati durante le manifestazioni fieristiche. Il 42,84% degli intervistati ha infatti rilevato un deciso incremento, che si traduce in un saldo del +14%. Anche in questo caso, bisogna dire grazie agli espositori stranieri che hanno maggiormente contribuito all’espansione degli spazi occupati.

Cresce il numero di visitatori

Infine, una buona notizia per il comparto è anche quella che si riferisce ai flussi di visitatori, considerato in aumento dal 50% dei centri coinvolti nell’indagine. Il saldo si attesta al +18% e, al netto della componente stazionaria, è in linea con i risultati registrati nel primo trimestre 2017. I Paesi extra Ue sono quelli che hanno contribuito con maggiore dinamicità all’incremento del numero di visitatori, seguiti dagli europei e infine dagli italiani. Ottime performance, infine, per quanto concerne il fatturato: per oltre il 60% dei quartieri fieristici intervistati è infatti in crescita.