Le 8 regole per star bene in ufficio

Anche se lo scenario sta cambiando verso un mondo sempre più orientato allo smart working, oggi la gran parte parte dei lavoratori trascorre il proprio tempo professionale nell’ambiente di lavoro. Così Michael Page, brand di PageGroup specializzato nella selezione di professionisti qualificati di middle e top management, ha messo a punto una lista composta di otto consigli per stare al meglio in ufficio.

Occhio all’ambiente     

L’ambiente è un fattore molto importante per riuscire ad essere produttivi e a proprio agio. Alcuni piccoli consigli sono di personalizzare la postazione di lavoro per incrementare il benessere mentale, avere delle piante ed elementi naturali per aumentare l’attenzione e avere a portata di mano lavagne a muro e pennarelli per stimolare la produzione di idee.

Tempo sotto controllo

Saper gestire il proprio tempo è necessario per stare bene sul posto di lavoro. Per farlo, si può creare una “to do list” basata sulle priorità della giornata: questa permette di aumentare la concentrazione e riuscire a focalizzarsi sugli obiettivi per rispettare le scadenze. È importante tenere sempre sott’occhio i diversi compiti che bisogna svolgere in modo da non rischiare di dimenticare richieste o non rispettare deadline.

In equilibrio

Serve cercare di comprendere quali siano le proprie difficoltà e trovare delle possibili soluzioni per risolverle. Spesso basta imparare a gestire bene i carichi, così da non avere un eccesso di lavoro un giorno per poi rimanere scoperti quello successivo. Ciò sarà utile anche a rispettare gli orari prefissati, per quanto possibile. Ad esempio le email possono attendere fino al mattino seguente mentre il benessere personale deve essere una priorità per il dipendente.

Si alla pausa

Vietato saltare la pausa. A beneficio del benessere fisico, del lavoro e delle relazioni con i colleghi, bisogna mantenere regolari pause, per il pranzo e/o il caffè. Ma serve anche far riposare gli occhi distogliendo lo sguardo dagli schermi. così come è  utile fare una passeggiata post pranzo per recuperare freschezza mentale.

Chiacchiera con i colleghi

Le relazioni sociali sono di vitale importanza per il benessere delle persone. Piuttosto che scrivere una mail, mille volte meglio parlare personalmente ai colleghi: l’interazione vis a vis permette un’ottimale comprensione di ogni situazione. Poichè il confronto in situazioni complesse potrebbe portare un valore aggiunto, non bisogna aver paura di chiedere un parere. Un’opinione è sempre utile.

Passione come motore

Essere appassionati di ciò che si svolge al lavoro è importante per il benessere e l’equilibrio della persona. Ma non bisogna trascurare le proprie inclinazioni nel tempo libero, dedicandosi a queste e cercando di staccare dai problemi di business.

Ben venga il remoto

Se l’azienda lo consente, lavorare da remoto, anche solo un paio di ore o un giorno a settimana, permette alle persone di aumentare la soddisfazione e di uscire dalla routine dell’ufficio.

Seduto bene!

Quando si è seduti alla scrivania bisogna assumere una posizione corretta: bisogna mantenere in asse la parte inferiore della schiena, appoggiare i piedi sul pavimento e avere gli avambracci paralleli al pavimento quando si utilizza la tastiera del computer. Una giusta postura salvaguarda la salute e il buonumore.

Facebook, nuovi strumenti contro le fake news

Facebook prosegue nel suo impegno contro le fake news, annunciando una serie di iniziative e il lancio di nuovi strumenti di verifica e segnalazione. In particolare, l’attenzione si focalizzerà sui messaggi politici, anche in vista delle elezioni. Arriva infatti il fact-checking delle notizie che circoleranno sulla sua piattaforma in collaborazione con Pagella Politica, piattaforma italiana specializzata nel monitoraggio delle dichiarazioni di esponenti politici per valutarne la veridicità. Ancora, il social di Zuckerberg ha siglato una  collaborazione con l’Agcom e partecipa al Tavolo tecnico per la garanzia del pluralismo e della correttezza sulle piattaforme digitali lanciato dal Garante per le comunicazioni con l’obiettivo di prevenire e contrastare le strategie di disinformazione.

Il decalogo è già sul social

Nel frattempo, su Facebook è anche online un decalogo con i consigli su come imparare a riconoscere le notizie false, in collaborazione con Fondazione Mondo Digitale. A disposizione degli utenti – è consultabile anche nel Centro assistenza di Facebook oltre che nella parte alta del News Feed – anche , è diviso – appunto – in 10 consigli utili. Eccoli, ripresi testualmente dal social.

Non ti fidare dei titoli

Le notizie false spesso hanno titoli altisonanti scritti tutti in maiuscolo e con ampio uso di punti esclamativi. Se le affermazioni contenute in un titolo ti sembrano esagerate, probabilmente sono false.

Guarda bene l’URL

Un URL fasullo o molto simile a quello di una fonte attendibile potrebbe indicare che la notizia è falsa. Molti siti di notizie false si fingono siti autentici effettuando cambiamenti minimi agli URL di questi siti. Puoi accedere al sito per confrontare l’URL con quello della fonte attendibile.

Fai ricerche sulla fonte

Assicurati che la notizia sia scritta da una fonte di cui ti fidi e che ha la reputazione di essere attendibile. Se la notizia proviene da un’organizzazione che non conosci, controlla la sezione “Informazioni” della sua Pagina per scoprire di più.

Fai attenzione alla formattazione

Su molti siti di notizie false, l’impaginazione è strana o il testo contiene errori di battitura. Se vedi che ha queste caratteristiche, leggi la notizia con prudenza.

Fai attenzione alle foto

Le notizie false spesso contengono immagini e video ritoccati. A volte, le immagini potrebbero essere autentiche, ma prese fuori contesto. Puoi fare una ricerca dell’immagine o della foto per verificarne l’origine.

Controlla le date

Le date degli avvenimenti contenuti nelle notizie false potrebbero essere errate e la loro cronologia potrebbe non avere senso.

Verifica le testimonianze

Controlla le fonti dell’autore per assicurarti che siano attendibili. La mancanza di prove o il riferimento a esperti di cui non viene fatto il nome potrebbe indicare che la notizia è falsa.

Controlla se altre fonti hanno riportato la stessa notizia

Se gli stessi avvenimenti non vengono riportati da nessun’altra fonte, la notizia potrebbe essere falsa. Se la notizia viene proposta da fonti che ritieni attendibili, è più probabile che sia vera.

La notizia potrebbe essere uno scherzo

A volte può essere difficile distinguere le notizie false da quelle satiriche o scritte per divertire. Controlla se la fonte è nota per le sue parodie e se i dettagli e il tono della notizia ne rivelano lo scopo umoristico.

Alcune notizie sono intenzionalmente false

Usa le tue capacità critiche quando leggi le notizie online e condividile solo se non hai dubbi sulla loro veridicità.

Come spendono gli italiani? In dieci anni crollato l’abbigliamento, sale la casa

Come sono mutati negli ultimi dieci anni i budget familiari? Quali sono i settori nei quali gli italiani sono maggiormente disposti a spendere e quali invece quelli nei quali i nostri connazionali tirano la cinghia?  In base ai dati Istat, elaborati da AdnKronos, la “lista della spesa” è molto cambiata nell’ultimo decennio, sebbene all’interno di un saldo rimasto pressoché inalterato.

Giù l’abbigliamento

In discesa libera risulta la somma che le famiglie italiane anziano per l’abbigliamento (-24,8%) mentre s’impenna il costo dell’abitazione (+19,3%).  Il budget medio mensile di ogni famiglia italiana, però, è rimasto sostanzialmente uguale nell’ultimo decennio: era infatti di 2.461 euro nel 2006, mentre nel 2016 è arrivato a 2.524 euro, con un incremento di solo 63 euro (+2,6%). I dati contenuti nelle tabelle dell’Istat confermano le difficoltà che da anni sta attraversando il settore dell’abbigliamento e calzature, così come denunciato dai commercianti che operano nel comparto.

Alimentare, in Italia meno soldi per la spesa

La divisione nelle due categorie principali (alimentare e non alimentare) evidenzia che quello che è sceso di più è il comparto alimentare. Per riempire dispensa e frigorifero, i nostri connazionali hanno ridotto la spesa mensile da 467 euro a 448 euro (-4,1%). Cambia anche la spesa delle famiglie italiane per prodotti alimentari, con la voce ‘frutta e verdura’ che cresce da 84 euro a 102 euro (+21,4%) e quella ‘carne’ che scende da 106 euro a 93 euro (-12,3%). Per latticini e uova le uscite arrivavano a 64 euro nel 2006 e sono scese a 58 euro nel 2016 (-9,4%); in calo anche la quota destinata ai prodotti ittici, che da 42 euro è arrivata a 36 euro (-14,3%). Le uscite per i beni non alimentari sono invece passate da 1.994 euro a 2.076 euro, con un incremento del 4,1%.

Meno moda, più salute

Un po’ a sorpresa, nell’ultimo decennio la quota destinata per l’acquisto di vestiti e scarpe è passata da 157 euro a 118 euro. Su base annuale, si tratta di una sforbiciata da 468 euro. Cresce invece la spesa per la salute, con la quota destinata ai servizi sanitari che passa da 86 euro a 114 euro, registrando un incremento del 32,6% nel decennio.

Trasporti, budget ridotti del 25%

Appaiono in deciso calo le spese destinate alla voce trasporti, che passano da 362 euro a 271 euro, con un decremento del 25,1%. La quota – già risicata – destinata all’istruzione si riduce ulteriormente passando da 27 euro a 14 euro (-45,4%). Per il tempo libero e cultura le uscite nel 2006 erano pari a 111 euro e dieci anni dopo sono arrivate a 130 euro (+17,1%).

Startup hi-tech italiane, il mercato cresce grazie agli investimenti stranieri

Credono nella capacità degli italiani più gli stranieri che i nostri connazionali. Ecco, in estrema sintesi, l’identikit dello stato di salute delle startup italiane secondo l’Osservatorio Startup Hi-tech promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano in collaborazione con Italia Startup – l’Associazione dell’ecosistema startup italiano.

Investitori esteri più fiduciosi

In base alle evidenze del rapporto, cresce la fiducia degli investitori esteri (+163% rispetto al 2016), i finanziamenti dei quali rappresentano il 36% dei fondi a disposizione delle startup hi-tech italiane. Passa da 101 milioni nel 2016 a 80 milioni nel 2017 il contributo economico degli investitori formali italiani, ma a bilanciare la decrescita è l’aumento del 10% dei finanziamenti da parte di attori informali.

Per il Nord e il Centro Italia il sistema a supporto delle startup è la principale motivazione che influenza la scelta della localizzazione della sede (per il 29% e 33% del campione), insieme all’accesso a personale qualificato in loco (17%). Al Sud e nelle Isole, le motivazioni si spostano sulla possibilità di accedere a incentivi conferiti da autorità pubbliche (23%) e sulla dimensione del mercato (23%).

Le note positive

“L’ecosistema startup hi-tech italiano continua purtroppo a soffrire di un cash shortage a monte, e dovrebbe essere sostenuto da opportuni strumenti ed operazioni ad esso interamente destinati e dedicati. È doveroso osservare però come all’interno di questo trend vi sia una nota positiva per le startup nostrane: si evidenzia infatti un aumento del taglio medio di investimento (circa il 70% dei quali superano i 500.000 euro), segnale che anche in Italia è possibile ottenere round di fascia medio-alta che aiutino la startup a proseguire nel processo di crescita” dice Antonio Ghezzi, Direttore dell’Osservatorio Startup Hi-tech del Politecnico di Milano.

Gli investimenti in startup hi-tech italiane nel 2017

Gli investimenti da parte di attori formali calano del 21%, passando dai 101 milioni del 2016 agli 80 milioni del 2017. Certamente un dato negativo, anche a fronte dell’ottima performance fatta registrare nel 2016 (dove per la prima volta avevano sfondato il tetto dei 100 milioni) ma la diminuzione non deve suscitare allarmismi. Negli ultimi sei anni, infatti, si è assistito spesso ad andamenti altalenanti, dove le dimensioni ancora ridotte degli investimenti complessivi potevano essere influenzate significativamente da poche grandi operazioni dell’ordine delle decine di milioni di euro.

I finanziamenti da attori informali fanno da contraltare al comparto precedente, bilanciando in parte la loro decrescita grazie a un trend positivo (+11%) che li porta a raggiungere quota 89 milioni di euro (contro gli 81 milioni di euro del 2016). Per la prima volta dal 2012 si registra quindi il “sorpasso” degli investimenti informali su quelli formali, guidato prevalentemente dalle componenti degli Angel Network e dei Business Angel indipendenti, nonché da una forte crescita dell’Equity Crowdfunding che raddoppia il suo valore dell’anno, per una stima pari a oltre 10 milioni di euro (entrambe le componenti positivamente influenzate dagli incentivi legati al 30% di detrazione fiscale sulle somme investite in startup e PMI innovative).

Dna, arriva un software per l’identificazione dei colpevoli

La tecnologia aiuterà sempre di più le forze dell’ordine a identificare i colpevoli di atti di violenza. L’ultima novità è un software che supporterà gli investigatori nel difficile compito di “leggere” e attribuire correttamente le tracce di Dna trovate sulla scena del crimine. In particolare, questo programma sarà molto utile nei casi di violenza sessuale.

Un programma creato fra Australia e Danimarca

Il software porta la firma di due ricercatori, David Balding dell’Università di Melbourne, in Australia, e Mikkel Andersen dell’Università di Aalborg in Danimarca. Il loro studio, che spiega le funzionalità e l’applicabilità del programma, è stata recentemente pubblicato sulla rivista scientifica Plos Genetics.

Gli utilizzi in ambito forense

Il nuovo programma open-source, cioè facilmente modificabile dagli utenti, permette di visualizzare quanti uomini in una data popolazione potrebbero corrispondere al cromosoma maschile Y rinvenuto sulla scena del crimine, scrive l’agenzia Ansa. L’analisi del profilo del cromosoma Y è particolarmente utile quando si ha un piccolo quantitativo di Dna maschile mescolato a tanto Dna femminile, un fenomeno molto frequente nei casi di violenza sessuale. Portare in tribunale questa prova come fondamentale, però, può rivelarsi davvero difficile: infatti il cromosoma Y rimane pressoché identico nella trasmissione di padre in figlio. Il risultato? Lo stesso profilo del cromosoma potrebbe quindi essere condiviso da dozzine di uomini all’interno di una popolazione.

Il software consente di fare chiarezza

Attraverso questa novità informatica, i due scienziati hanno trovato una soluzione che consente di non smarrirsi fra infiniti calcoli di probabilità e metodi di conta nei database di popolazione. Il nuovo software, infatti,  è in grado di quantificare i risultati e renderli più facilmente interpretabili ai giudici, mostrando il possibile numero di uomini corrispondenti alla traccia biologica e le conseguenze che derivano dal grado di relazione che li lega.

Il cerchio dei possibili colpevoli diventa più stretto

I ricercatori dimostrano che la distribuzione di questi uomini può essere condizionata dalle informazioni contenute nei database, e suggeriscono modi per presentare questo dato in tribunale rendendo chiaro che il cromosoma Y non può identificare il colpevole in maniera definitiva, ma può restringere drasticamente il cerchio intorno a lui.

Uno dei due scienziati, David Balding, ha aggiunto: “Noi pensiamo che questo nostro lavoro porterà un grande miglioramento nella profilazione del cromosoma Y e nella relativa presentazione di esso all’interno dei tribunali.  Lavoreremo ancora per estendere il database e mettere a disposizione degli inquirenti sempre più informazioni utili e utilizzabili nelle indagini”.

Felici da soli. Soprattutto a casa

Ma chi l’ha detto che per essere felici occorra essere in coppia o in famiglia? Statistiche a parte, che comunque rivelano che siamo sempre più una società di single, a tutti e a tutte potrebbe capitare dai ritrovarsi da soli. Senza un marito o una moglie, senza un compagno, con i figli che hanno intrapreso, giustamente, la loro vita indipendente. O semplicemente lontani dalle nostre abitudini per un trasferimento di lavoro o un’esperienza all’estero. Quindi? Nessuna paura di rimanere in compagnia di se stessi. Le tecniche per allontanare anche l’ultimo briciolo di malinconia funzionano, eccome. Anzi, la felicità è proprio qui, dentro le mura di casa.

Ambienti allegri e accoglienti innanzitutto

Sovente gli spazi troppo ampi amplificano la sensazione di solitudine. Quindi, se si può, conviene scegliere un nido più raccolto, più intimo, che non richieda troppa fatica nei lavori domestici e soprattutto da personalizzare come più ci piace. Largo poi al colore e ai complementi divertenti, capaci di portare il sole dal piano della cucina alla sala da pranzo con accessori di design.

Ai fornelli con passione

Il momento del pranzo o della cena, anche se non lo si condivide con un’altra persona, non deve certo essere all’insegna della tristezza. O peggio, un concentrato di junk food o un misero ripiego raffazzonato al take away sotto casa. Un piccolo lusso tutto personale diventa quello di fare la spesa comprando le cose che ci piacciono di più per poi prepararci i nostri migliori manicaretti. Anche la tavola, se possibile, dovrebbe essere ben apparecchiata: la regola d’oro per la felicità è coccolarsi un po’, godendo del bello e del buono quotidiano.

Fuori casa? Viva il tempo libero

Niente vincoli, niente obblighi, niente scadenze da rispettare. La vita da single ha anche tanti vantaggi. Allora, prendiamoceli a piene mani e approfittiamo di questo tempo da soli per regalarci quello che amiamo fare. Dalla palestra all’aperitivo con le amiche, dal cinema alla lettura dei libri accumulati sul comodino e non ancora aperti: il bello della libertà è proprio la possibilità di concedersi qualche piccolo lusso, in qualunque momento. Senza dover rendere conto a nessuno.

Carpe diem

Che si viva da soli o in coppia, a 20 anni come a 60 anni, bisogna pensare con positività non solo al presente, ma anche al futuro. Inutile, quindi, incupirsi immaginando scenari negativi che molto probabilmente nemmeno si verificheranno. Via libera, invece, a tutte quelle pratiche che fanno stare bene il corpo e la mente: una sana attività fisica, ad esempio, è un toccasana per il buonumore e rilascia nel nostro organismo una scarica di endorfine, gli ormoni della felicità. Meglio del cioccolato.

Pensa a te e per te

Cresciamo – soprattutto le ragazze, ahimè – con il desiderio di compiacere gli altri, di essere sempre all’altezza delle aspettative di chi ci sta intorno. Una fatica immane, spesso foriera di grandi frustrazioni. Un periodo di vita da soli, corto e lungo che sia, ci può liberare da questo loop. E’ il momento di vivere come si vuole, facendo quello che – davvero – ci rende felici, senza catene.

Fiere italiane, un settore in salute

Il sistema fieristico italiano non solo tiene, ma dà anche segnali di buona salute. Lo afferma la rilevazione trimestrale sulle tendenze del settore effettuata dall’Osservatorio congiunturale di Aefi per il periodo aprile-giugno 2017. L’indagine, decisamente ampia, ha coinvolto 28 poli fieristici italiani associati Aefi e indica in generale un sentiment di ottimismo e di buone prospettive per il prossimo futuro.

Trend più contenuto

Anche se il trend di crescita sembra essere leggermente più contenuto, gli intervistati forniscono uno scenario in cui l’andamento del fatturato è positivo, sia rispetto al trimestre precedente che all’analogo periodo dell’anno precedente.

Numero di manifestazioni in salita

Per quanto riguarda il numero di esposizioni fieristiche organizzato nel nostro Paese, il saldo si attesta al +14%. Dati positivi, anche se lievemente inferiori rispetto il primo trimestre dell’anno, ma supportati dal buon andamento dell’interesse degli espositori. E’ infatti in aumento anche il numero degli exhibitors: la metà dei 28 poli fieristici coinvolti nell’indagine si dichiara infatti soddisfatto e segnala una crescita di espositori. Per un altro 25% le condizioni sono rimaste stazionarie mentre l’altro 25% registra una diminuzione. In ogni caso, il saldo positivo si attesta al 25%, meglio dei primi tre mesi del 2016.

Ottime performance grazie agli stranieri

Il merito di questi buoni risultati va attribuito in gran parte agli stranieri. In particolare, gli intervistati segnalano un particolare incremento di espositori europei (con un saldo del +36%), seguiti dagli espositori provenienti da Paesi extra EU (saldo +32%). Per quanto riguarda gli italiani, il saldo è più contenuto e si ferma all’11%.

Aumentano anche gli spazi

L’Osservatorio di Aefi parla inoltre di un buon aumento di spazi occupati durante le manifestazioni fieristiche. Il 42,84% degli intervistati ha infatti rilevato un deciso incremento, che si traduce in un saldo del +14%. Anche in questo caso, bisogna dire grazie agli espositori stranieri che hanno maggiormente contribuito all’espansione degli spazi occupati.

Cresce il numero di visitatori

Infine, una buona notizia per il comparto è anche quella che si riferisce ai flussi di visitatori, considerato in aumento dal 50% dei centri coinvolti nell’indagine. Il saldo si attesta al +18% e, al netto della componente stazionaria, è in linea con i risultati registrati nel primo trimestre 2017. I Paesi extra Ue sono quelli che hanno contribuito con maggiore dinamicità all’incremento del numero di visitatori, seguiti dagli europei e infine dagli italiani. Ottime performance, infine, per quanto concerne il fatturato: per oltre il 60% dei quartieri fieristici intervistati è infatti in crescita.

Mercato immobiliare in ripresa: compravendite a +1,8% su base congiunturale

Qualche buona notizia per il mercato immobiliare italiano, almeno nel primo trimestre del 2017. In base ai dati diffusi dall’Istituto nazionale di statistica, pare che qualcosa si stia muovendo e che ci siano spiragli rosei, dopo anni decisamente difficili per il comparto degli immobili. L’analisi rivela che le convenzioni notarili di compravendite per unità immobiliari (169.527) sono cresciute dell’1,8% su base congiunturale (+1,6% il settore dell’abitativo e +4,5% il comparto economico). Un ottimo segnale per il mercato immobiliare nostrano, confermato anche da una crescita generalizzata in tutto il paese, dal Nord al Sud, nelle grandi città metropolitane così come nei piccoli centri.

Più operazioni nel Nord-est d’Ital

E’ al Nord-Est che si registrano gli incrementi congiunturali più significativi: le compravendite di immobili  segnano un +3,1% e quelle per il comparto abitativo il +3,0%. Performance ottime al Nord-ovest e al Sud per l’economico (+5,2% entrambe), mente il Centro vede una leggera flessione sulla totalità della transazioni (-0,1%).In termini tendenziali le convenzioni notarili di compravendite per unità immobiliari aumentano del 6,5% (settore abitativo +6,5% e comparto economico +5,5%) in un contesto di rallentamento della crescita.

Cresce il settore sia abitativo sia economico

L’aumento su base annua coinvolge tutte le aree geografiche: gli aumenti più corposi si registrano nel  Nord-est e nel Nord-ovest per il settore dell’abitativo (rispettivamente +8,8% e +8,2%) e nelle Isole e nel Nord-est per quello economico (+9,5% e +8,1%). Il trend di crescita coinvolge sia le città metropolitane sia i piccoli centri: per l’abitativo rispettivamente +7,0% e +6,1%, per il comparto economico +4,6% e +6,2%.

Trasferimenti di proprietà di immobili il 93,8% delle convenzioni

In base ai dati dell’Istituto di statistica, il 93,8% delle convenzioni stipulate concerne trasferimenti di proprietà di immobili ad uso abitativo ed accessori (159.024), il 5,6% quelli ad uso economico (9.534) e lo 0,6% quelli ad uso speciale e multiproprietà (969).

Le convenzioni notarili per mutui, finanziamenti e altre obbligazioni con costituzione di ipoteca immobiliare (97.199) segnano un incremento del 2,5% rispetto al trimestre precedente e del 10,7% su base annua. La ripresa coinvolge tutto il territorio nazionale.

La crescita è distribuita a livello nazionale

In Italia, la crescita tendenziale riguarda tutte le ripartizioni geografiche – con variazioni più consistenti nel Nord-ovest (+12,2%) e nel Centro (+10,8%) – ed è più marcata nelle città metropolitane (+11,9%) rispetto ai piccoli centri (+9,8%). Ma la crescita c’è, ed è davvero un ottimo segnale per il comparto.

Avere un cane è meglio che andare in palestra. Fa bene anche in tarda età

Altro che abbonamento alla palestra o ai corsi di fitness. Un cane è quello che serve per stare bene e in salute, facendo il giusto movimento fisico quotidiano anche quando si è anziani. Lo rivelano diversi studi condotti da importanti università americane. Uno dei più recenti, svoltosi ad East Anglia, ha coinvolto oltre 3mila persone di età compresa fra 49 e 91 anni, di cui circa il 20% possedeva un cane. Ogni partecipante è stato dotato di un accelerometro, così da poter monitorare e misurare l’attività fisica di ogni individuo parte dello studio. L’indagine è durata una settimana: la ricerca ha messo in luce che chi ha un cane fa in media circa 30 minuti in più di attività fisica al giorno rispetto a chi non lo ha. Una delle ragioni di questa differenza, spiegano i ricercatori, risiede nel fatto che chi possiede un cane deve portarlo a spasso ogni giorno, qualsiasi sia il meteo o il periodo dell’anno. E insieme al movimento arrivano i benefici per l’intero corpo.

Vantaggi per uomo e cane

“Lo studio ci dà delle informazioni importanti su come motivare le persone a rimanere attive anche dopo una certa età. Gli interventi sull’attività fisica di solito spingono le persone a focalizzarsi sui benefici per se stesse, ma in questo caso entrano in gioco i bisogni del cane. Essere spinti da qualcosa di diverso dalle nostre necessità può essere una potente motivazione” riferiscono i ricercatori.

Abbasso il colesterolo

Studi statunitensi dimostrano che una passeggiata di 30 minuti insieme al proprio amico a quattro zampe serve a ritrovare non solo la forma fisica, ma anche a ridurre i rischi di ipertensione e colesterolo alto. Inoltre, chi va a spasso e gioca con il cane – dicono le statistiche – fuma anche meno rispetto a chi non ha un cucciolo.

Contrastare il sovrappeso

Sempre in base agli studi effettuati, è emerso che chi non possiede un cane (oppure chi non lo porta fuori) ha il 58% di probabilità in più di essere in sovrappeso. Una prova evidente di quanto avere un animale domestico sia un toccasana per la salute e pure per la linea.

Un amico per il buonumore

Oltre a quello strettamente fisico, c’è anche un aspetto psicologico che non va assolutamente sottovalutato. E’ ormai assodato che la compagnia di un cane aiuti a combattere la depressione e renda più facile la socializzazione con le altre persone. Quindi, pet therapy per tutti!