Si può cucinare con l’acqua del rubinetto?

Si può cucinare con l’acqua del rubinetto?

Si può cucinare con l’acqua del rubinetto? Questo è quello che si chiedono un pò tutti gli appassionati di cucina.

Si tratta di un argomento molto interessante e comune a tutti noi: possiamo cucinare con l’acqua del rubinetto o dobbiamo preoccuparci di qualcosa?

Spesso ci si pone questa domanda e la risposta dipende da tanti fattori che evidenzieremo di seguito, assieme ai vantaggi e i (falsi) miti legati all’utilizzo dell’acqua del rubinetto in cucina.

Qualità dell’acqua del rubinetto

L’acqua è un ingrediente fondamentale in cucina e utilizzarne una di qualità è essenziale per ottenere piatti deliziosi e salutari.

Molti di noi potrebbero essere tentati dall’acquistare acqua in bottiglia, ma non sempre questo è necessario.

Prima di tutto, è importante comprendere che la qualità dell’acqua del rubinetto può variare da una località all’altra. In molti paesi, vengono adottate rigorose norme di sicurezza e controlli per garantire che l’acqua proveniente dal rubinetto sia potabile.

In Italia le aziende preposte alla gestione dell’acqua monitorano costantemente la qualità della stessa per garantire che questa sia sicura per il consumo umano.

Chiaramente ci sono delle zone in cui vi è una maggiore concentrazione di calcare o vi sono problemi con le tubazioni vetuste, motivo per il quale il consumo dell’acqua del rubinetto in quel caso è sconsigliato.

Vantaggi di cucinare con l’acqua del rubinetto

Una delle principali ragioni per cucinare con l’acqua del rubinetto è la sua praticità. Non sarà più necessario preoccuparsi di acquistare, trasportare e conservare bottiglie d’acqua. Basterà aprire il rubinetto e avere a disposizione tutta l’acqua che si vuole.

Tra l’altro cucinare con l’acqua del rubinetto può rappresentare un notevole risparmio dato che l’acqua in bottiglia ha un prezzo al litro decisamente superiore.

Un altro aspetto importante da considerare è l’impatto ambientale. L’utilizzo dell’acqua del rubinetto riduce la quantità di plastica generata dalle bottiglie d’acqua. Contribuirete così a ridurre l’inquinamento causato dalla produzione e dallo smaltimento di queste bottiglie.

Miti e realtà sull’acqua del rubinetto

Esistono alcuni miti diffusi riguardo all’acqua del rubinetto che possono indurre le persone a preferire alternative costose o inquinanti come l’acqua in bottiglia. Vediamo di sfatare alcuni di questi miti.

Nella maggior parte delle città italiane, l’acqua del rubinetto è sicura da bere. Le autorità locali controllano attentamente la qualità dell’acqua e adottano misure per garantirne la potabilità. Se avete dubbi sulla qualità dell’acqua nella vostra zona, potete consultare i rapporti pubblici sulle analisi dell’acqua o chiamare il vostro fornitore idrico locale.

Spesso inoltre, si sente dire che l’acqua di rubinetto altera il sapore dei cibi. In realtà l’acqua del rubinetto, quando è di buona qualità, non altera affatto i sapori.

Ad ogni modo, in alcune zone essa potrebbe presentare un sapore o un odore leggermente diverso a causa di sostanze come il cloro utilizzato per la disinfezione. Questo problema può essere facilmente risolto installando uno degli appositi depuratori acqua che possono aggiustarne il sapore e renderlo più gradevole.

Ulteriori consigli per migliorare il sapore dell’acqua del rubinetto

Se desiderate migliorare il sapore dell’acqua del rubinetto, ecco alcuni suggerimenti utili:

1. Lasciate riposare l’acqua in una caraffa aperta per alcuni minuti prima di utilizzarla. Questo permetterà di evaporare ad eventuali sostanze che alterano il sapore.

2. Utilizzate un filtro (o caraffa con filtro) per rimuovere eventuali impurità o sostanze indesiderate.

3. Fate controllare le tubazioni in casa e sostituitele se ossidate, dato che questo problema può alterare il sapore dell’acqua.

Conclusioni

In sintesi, cucinare con l’acqua del rubinetto può essere una scelta sicura, conveniente e sostenibile.

La qualità dell’acqua del rubinetto viene dunque attentamente monitorata per garantire che sia potabile e priva di contaminanti. In questa maniera è possibile risparmiare denaro, ridurre l’impatto ambientale e godere di tutti i vantaggi che l’acqua di rubinetto offre, tra tutti anche la praticità d’uso ed il risparmio a livello economico.

Dunque, non abbiate paura di utilizzare l’acqua del rubinetto per cucinare i vostri piatti preferiti.

Godetevi la praticità, il risparmio e il gusto delizioso che potrete ottenere semplicemente aprendo il rubinetto. Buon appetito!

10 Trasformazioni straordinarie del tuo giardino: dalla fantasia alla realtà

Il tuo giardino potrebbe essere un luogo di relax e divertimento, ma allo stato attuale probabilmente è soltanto un’area poco curata, con l’erba alta e per niente in grado di invitarti a trascorrervi del tempo.

Questo capita quando si ha poca fantasia ed intraprendenza, e a volte può sembrare difficile apportare (e soprattutto immaginare in anticipo) una trasformazione che consenta di creare un’oasi di pace e tranquillità.

Eppure, con un po’ di fantasia e qualche soluzione innovativa, è possibile creare un giardino che  sia bello e funzionale al tempo stesso.

Per darti qualche spunto utile, abbiamo deciso di mettere insieme di seguito 10 idee interessanti e creative per trasformare il tuo giardino in un’oasi di relax:

  1. Aggiungi un’area salotto. Una zona dove rilassarsi e godersi la vista del tuo giardino è essenziale per creare un’oasi di pace. Puoi aggiungere un divano, delle poltrone, un tavolino e un ombrellone per creare un’area confortevole dove rilassarti e leggere un libro, prendere il sole o chiacchierare con gli amici.
  2. Aggiungi una piscina. Una piscina è il modo ideale per rinfrescarsi nelle giornate calde e divertirsi con gli amici e la famiglia. Se non hai lo spazio per una piscina in cemento, puoi optare per una delle moderne piscine in acciaio monoblocco, che sono facili da installare e da mantenere.
  3. Aggiungi un orto. Coltivare il proprio cibo è un ottimo modo per rilassarsi e sentirsi più in contatto con la natura. Se non hai molto spazio, puoi creare un piccolo orto in vaso o in cassetta.
  4. Aggiungi una fontana. Il suono dell’acqua è molto rilassante e può contribuire a creare un’atmosfera di pace e tranquillità. Puoi aggiungere una fontana in giardino o in terrazza.
  5. Aggiungi delle piante. Le piante sono un ottimo modo per decorare il tuo giardino e renderlo più verde. Puoi scegliere piante perenni o annuali, a seconda del tuo clima e delle tue esigenze.
  6. Aggiungi un pergolato o una veranda. Un pergolato o una veranda sono la soluzione ideale per ripararsi dal sole e dalla pioggia e creare un’area coperta dove rilassarsi e godersi la vista del prato o dell’orto che avrai creato.
  7. Aggiungi un camino. Un braciere è lo strumento perfetto per trascorrere una serata con gli amici facendo il barbecue o cucinando insieme qualcosa di veramente gustoso.
  8. Aggiungi un sistema di illuminazione. Un sistema di illuminazione ben progettato può contribuire a creare un’atmosfera magica nel tuo giardino, anche di notte.
  9. Aggiungi un sentiero. Un sentiero è il modo ideale per spostarti in giardino senza calpestare le piante. Puoi creare un sentiero in pietra, in legno o in ghiaia.
  10. Aggiungi un elemento decorativo. Un elemento decorativo, come una statua, una scultura o una fontana, può aggiungere un tocco di personalità al tuo giardino.

Ogni idea e soluzione presentata in questo articolo rappresenta un invito a pensare al tuo spazio esterno con occhi nuovi, a immaginare le possibilità e a lasciare che la tua creatività prenda il sopravvento.

Il tuo giardino è un luogo che ti offre infinite opportunità di trasformazione e per questo puoi creare un ambiente unico e speciale, riflettendo la tua personalità e i tuoi desideri.

Sia che tu scelga di coltivare un orto, creare un patio accogliente, un giardino verticale o qualsiasi altra trasformazione affascinante, ricorda che ogni piccolo dettaglio contribuisce a creare un’esperienza straordinaria.

Quindi, armato di ispirazione, coraggio e una visione audace, inizia a trasformare il tuo giardino dalla fantasia alla realtà e scopri il piacere di vivere all’aperto in un ambiente che ti rappresenta pienamente.

Come rendere il tuo negozio più sostenibile

La sostenibilità è oggi più che mai un tema centrale anche nel mondo degli affari.

I consumatori infatti, cercano sempre più di acquistare da aziende che dimostrano un impegno concreto per l’ambiente e la sostenibilità.

Se sei un imprenditore che vuole fare la differenza e contribuire a creare un futuro più sostenibile, oltre che dare una immagine migliore del proprio brand, devi iniziare a pensare a come rendere il tuo negozio più sostenibile.

Noi abbiamo preparato alcuni suggerimenti che possono esserti utili in tal senso, eccoli di seguito.

Riduci l’uso di plastica

La plastica è uno dei maggiori inquinanti del nostro pianeta, e ridurre l’uso di plastica è una delle cose più importanti che puoi fare per rendere il tuo negozio più sostenibile.

Ci sono diverse cose che puoi fare in tal senso.

Ad esempio, un primo passo è quello di sostituire i sacchetti di plastica usa e getta con quelli riutilizzabili. In questo modo, non solo ridurrai l’uso di plastica, ma promuoverai anche l’utilizzo di sacchetti più sostenibili.

Al tempo stesso, se la tua è una di quelle attività che somministrano bevande, evita l’uso di bottiglie di plastica. Al contrario, fornisci ai tuoi clienti l’acqua filtrata proponendo l’uso di borracce riutilizzabili al posto dei bicchieri di plastica.

Sfrutta l’energia rinnovabile

L’uso dell’energia rinnovabile è un altro modo interessante per rendere il tuo negozio più “green”.

L’energia rinnovabile, come l’energia solare o quella eolica, è pulita e non contribuisce alle emissioni di gas serra.

Per sfruttare questa opportunità e ottenere energia “pulita” in negozio, l’installazione di pannelli solari è una delle soluzioni più efficaci.

Questi pannelli possono fornire energia pulita e sostenibile per l’illuminazione, l’aria condizionata ed altro. È importante considerare anche che l’installazione di pannelli solari può ridurre i costi di approvvigionamento energetico.

Riduci gli sprechi

La riduzione degli sprechi è un altro modo efficace per rendere il tuo negozio più sostenibile.

Riducendo gli sprechi non solo aiutiamo l’ambiente, ma possiamo anche ridurre i costi operativi di una attività commerciale.

Ci sono diverse azioni che puoi intraprendere in questo senso. Ad esempio puoi ridurre gli sprechi relativi agli imballaggi scegliendo materiali più sostenibili come carta riciclata o cartone.

Un’altra buona ideaè quella di ridurre gli sprechi di energia in negozio, ad esempio spegnendo le luci di giorno e gli elettrodomestici quando non sono in uso (pensa ad esempio ad un negozio che vende TV e ne tiene decine accese senza motivo).

Tutte queste piccole azioni possono contribuire a ridurre significativamente il consumo energetico e i costi operativi.

Scegli materiali sostenibili

La scelta di materiali sostenibili è probabilmente il miglior modo per rendere il tuo negozio più attento all’ambiente.

Puoi scegliere per questo arredi e accessori che vengono prodotti con materiali riciclati, biodegradabili o provenienti da fonti rinnovabili.

In questo periodo vanno molto di moda gli espositori in cartone ad esempio, ecologici al massimo e resistenti allo stesso tempo.

Scegli inoltre prodotti biodegradabili per l’imballaggio di ciò  che vendi. Ad esempio, se vendi generi alimentari quali frutta e verdura, potresti preferire dei fogli di carta uso alimentare per avvolgere i prodotti, anziché adoperare la pellicola di plastica.

Opta per il trasporto sostenibile

Promuovere il trasporto sostenibile è un altro modo per rendere il tuo negozio più sostenibile.

Il trasporto sostenibile può ridurre le emissioni inquinanti e migliorare la qualità dell’aria. Ci sono diverse cose che puoi fare per promuovere il trasporto sostenibile nella tua attività.

Potresti ad esempio offrire incentivi ai tuoi dipendenti e clienti per raggiungere il punto vendita utilizzando mezzi di trasporto sostenibili come biciclette, mezzi pubblici o auto elettriche.

A tal proposito potresti anche creare un parcheggio per biciclette vicino al tuo negozio, in modo da rendere più facile per i tuoi clienti e dipendenti parcheggiare il mezzo.

Conclusioni

In sintesi, ci sono diverse cose che puoi fare per rendere il tuo negozio più sostenibile. Quelle di cui abbiamo parlato oggi sono solo alcune delle idee che puoi adottare per contribuire a rispettare la natura se gestisci una attività commerciale.

Oltre a migliorare l’impatto ambientale del tuo negozio, tali azioni possono anche migliorare la percezione del tuo marchio e attirare più clienti che ben vedono le aziende che si impegnano per l’ambiente.

Ricorda infine che ogni piccola azione conta e che anche i piccoli cambiamenti possono fare una grande differenza!

7 Buoni motivi per sostituire la vasca da bagno con un box doccia

Tantissime persone ancora oggi hanno in casa una vecchia vasca da bagno che non utilizzano più o che necessita comunque di essere sostituita, data l’usura del tempo.

Ciò è vero soprattutto per le abitazioni di vecchia costruzione, dato che fino a qualche anno fa le vasche da bagno erano considerate un must, mentre oggi le cose sono cambiate in favore della doccia.

Vediamo allora di seguito di elencare 7 buoni motivi per i quali potrebbe essere utile sostituire la vecchia vasca da bagno con un box doccia moderno e funzionale.

I motivi per i quali sostituire la vasca con un box doccia

1) Risparmio d’acqua

È stato ampiamente dimostrato che fare la doccia consente di risparmiare acqua fino a 10 volte rispetto la tradizionale vasca da bagno. Inoltre, riempire una vasca da bagno di acqua calda comporterà anche un notevole consumo di gas. Risparmiando acqua avremo dunque bollette più leggere e certamente contribuiremo a rispettare maggiormente l’ambiente.

2) Più spazio a disposizione

Una doccia occupa chiaramente meno spazio rispetto una vasca da bagno. Tra l’altro esistono piatti doccia di ogni dimensione e dunque esistono prodotti in grado di adattarsi bene a stanze da bagno di qualsiasi tipo. Certamente, passare da una vasca da bagno ad un box doccia consente dunque di ottenere rapidamente molto più spazio.

3) Più comodità

Fare la doccia è certamente molto più comodo che usare la vasca da bagno. Con la doccia infatti rimaniamo sempre in piedi e non siamo costretti a fare determinati movimenti per accedervi come invece avviene nella vasca da bagno. Inoltre nella vasca dobbiamo sederci e poi rialzarci, il che può dare luogo anche ad eventuali incidenti domestici. Dunque per una questione di comodità e praticità la doccia è da preferire, soprattutto per quelle persone che sono un po’ più in là con l’età e che desiderano un comfort maggiore.

4) Estetica e design

I moderni box doccia sono chiaramente molto più belli da vedere rispetto le attuali vasche da bagno. Le docce moderne hanno infatti un design accattivante in grado di aggiungere valore alla tua stanza da bagno. Inoltre, grazie alla grande varietà di modelli e versioni presenti sul mercato, è molto più facile trovare qualcosa che si adatti perfettamente allo stile del tuo bagno.

5) Facilità di pulizia

Un box doccia è molto più facile da pulire rispetto una vasca da bagno. La superficie da pulire è infatti minore, ed inoltre i piatti doccia moderni sono realizzati con materiali antibatterici e antimuffa che facilitano le operazioni di pulizia. Questo è dunque un aspetto da non sottovalutare in fase di scelta: considera per questo che preferendo un box doccia ad una vasca da bagno, risparmierai anche tempo e fatica per quel che riguarda le normali operazioni di pulizia.

6) Risparmio di tempo

Oggi tutti abbiamo fretta e di conseguenza cerchiamo di completare nel minore tempo possibile tutte le operazioni quotidiane, incluse quelle che riguardano la nostra igiene. Per fare una doccia bastano appena 5 minuti, mentre il tempo necessario per fare un bagno in vasca è decisamente superiore considerando anche quello relativo al riempimento e svuotamento della vasca.

7) Velocità di installazione

Un altro fattore da considerare riguarda i tempi di sostituzione della tua vasca da bagno in box doccia. Si tratta di un’operazione che è possibile completare anche nell’arco di una sola giornata, e chiaramente non dovrai essere tu ad occuparti di questo piccolo lavoro edile ma potrai lasciar fare direttamente alla ditta che si occuperà di effettuare per te questa sostituzione.

Inferriate apribili per una sicurezza totale

Le inferriate per porte e finestre rappresentano ad oggi uno dei sistemi di sicurezza più affidabili in assoluto e veramente difficili da superare. Nulla infatti riesce a tenere alla larga eventuali malintenzionati, e farli desistere, di una barriera così solida che certamente non consente alcun tipo di escamotage per essere superata.

Una protezione in più anche per i piani più alti

Questo è il motivo per il quale sono sempre più le persone che decidono di far installare tale tipo di protezione in casa o presso uffici e locali commerciali, anche se questi si trovano ai piani superiori e non esclusivamente al piano terra.

Sempre più infatti, vengono alla cronaca episodi di effrazione che vengono compiuti ai piani superiori di ogni tipo di edificio: i malintenzionati dunque sono disposti anche ad aumentare il rischio pur di portare a termine il proprio obiettivo, e per questo è bene mettere in campo tutte le possibili soluzioni per far in modo da far desistere chiunque possa soltanto pensare di entrare in casa inducendolo così a cambiare obiettivo e dunque spostare i propri interessi altrove.

Le inferriate apribili in ferro

Esistono per questa eventualità anche le inferriate apribili in ferro laddove sia necessario, come ad esempio per porte o punti di passaggio dai quali è necessario poter entrare e uscire senza difficoltà quando lo si desidera. La notte e in propria assenza le inferriate apribili possono essere chiuse con un semplice gesto della mano e diventano alla stessa maniera una barriera fisica impossibile da superare.

Sicuramente le inferriate di sicurezza, sia quelle fisse che quelle apribili, rappresentano il massimo della tranquillità in quanto sono assolutamente infallibili e sempre pronte ad impedire fisicamente a chiunque di poter varcare una certa apertura, che sia essa una finestra, una porta, o altro tipo di accesso.

Come scegliere la potenza di un condizionatore da acquistare

Quando abbiamo necessità di acquistare un nuovo condizionatore, la domanda che solitamente ci poniamo è quale sia la potenza necessaria a rinfrescare efficacemente l’ambiente nel quale pensiamo di inserirlo. Al tempo stesso è bene evitare di fare un acquisto sovradimensionato che comporterebbe solamente un esborso maggiore e nessun vantaggio.

Il BTU

La potenza dei condizionatori d’aria è solitamente espressa in BTU, una unità di misura che indica la quantità di energia necessaria per far aumentare la temperatura dell’acqua. Chiaramente influiscono anche alcuni fattori propri del luogo come l’efficienza termica dell’appartamento e l’esposizione dello stesso.

Ad ogni modo bisogna tenere conto dei BTU di ciascun modello che si va a visionare e soprattutto misurare quanti metri quadri sia grande l’ambiente in cui lo si andrà a posizionare. Solitamente, per fare un calcolo approssimativo e facile per tutti, è sufficiente moltiplicare la quadratura dell’ambiente per 300 o 350. In questo caso, un ambiente da 30 metri quadrati avrebbe ad esempio bisogno di un condizionatore di circa 9000 o 10000 BTU.

Si tratta di un calcolo approssimativo ma che consente già di andare a scegliere un nuovo condizionatore con un margine d’errore veramente basso, evitando così di fare un acquisto sottodimensionato o sovradimensionato. Molto importante è inoltre verificare la classe energetica, perché da questa dipende l’efficienza del condizionatore ed i suoi consumi, che hanno una influenza diretta sui costi in bolletta.

Le funzioni avanzate dei condizionatori Mitsubishi

Alcuni modelli hanno inoltre delle funzioni particolarmente interessanti ed in grado di aumentare il comfort percepito in casa. I condizionatori Mitsubishi ad esempio, offrono la purificazione dell’aria grazie alla tecnologia Plasma Quad Plus. Questa è in grado di trattenere le particelle e immettere così nell’ambiente un’aria molto più leggera e pulita.

Seguendo queste semplici indicazioni sarà possibile acquistare un condizionatore d’aria che sia perfetto per l’ambiente in cui lo si desidera posizionare, e perfettamente in grado di svolgere il suo compito.

Il timbra cartellini Centro A.B.S.

Il timbracartellini modello Centro A.B.S. è ad oggi uno degli orologi di controllo più adoperati sul mercato, sia perché è completamente automatico, sia in virtù della sua solidità e robustezza. Questo modello funziona con timbratura bicolore su un cartellino a sei colonne, passa automaticamente da ora solare a ora legale in maniera perenne ed è ideale per consentire una timbratura facile e rapida in ogni tipo di luogo di lavoro.

Gestione automatica del calendario e batteria a litio

Il dispositivo ha inoltre una programmazione che è protetta da un’apposita chiave che consente di aprire la cassa, trascina ed espelle automaticamente il cartellino durante la timbratura, mentre la batteria è al litio e memorizza i dati di programmazione di 5 anni. È possibile fissarlo sia al tavolo che ad una parete, mediante gli appositi supporti,  e dispone di un calendario a gestione automatica che tiene conto dell’anno bisestile.

Davvero uno strumento efficace dunque per la rilevazione delle presente all’interno della sede di lavoro, in grado di consentire a tutti i dipendenti di registrare ingresso e uscita rapidamente e senza che si creino code o perdite di tempo. Tutti gli orari vengono registrati e, tramite un apposito software, possono essere inviati direttamente all’ufficio buste paga che terrà conto di eventuali ritardi in ingresso o uscite anticipate.

Più sicurezza in caso di emergenza

Da non sottovalutare inoltre, è il suo ruolo fondamentale in caso di emergenza e dunque nel caso in cui si verifichi la necessità di sgombrare rapidamente i locali ad esempio in presenza di un incendio. È una eventualità in cui diventa fondamentale sapere esattamente quanti dipendenti si trovano all’interno della sede lavorativa, e possibilmente in quale area dell’edificio.

Ciò consente di rendere il lavoro dei soccorritori decisamente più semplice e dunque rappresenta un importante fattore in grado di aumentare il livello di sicurezza all’interno di edifici di ogni tipo

Design e comfort: hai già provato le calzature Bruno Bordese?

Qualità dei materiali, tecniche di lavorazione all’avanguardia, design e comfort assoluto: ecco il mix vincente che ha reso le calzature Bruno Bordese oggetto del desiderio per tantissime persone che desiderano vestire sempre con eleganza e affidare al tempo stesso i propri piedi a delle scarpe che possano avvolgerli e accoglierli in un ambiente confortevole, che abbia proprio il loro benessere come obiettivo primario. Dalle calzature per uomo a quelle per donna, Bruno Bordese presenta ottime soluzioni sia per il tempo libero che per il lavoro, così come per gli appuntamenti più importanti o gli impegni di ogni giorno, senza mai rinunciare alla ricercatezza e allo stile. Proprio lo stile è uno dei capisaldi di tutte le collezioni di questo prestigioso marchio, grazie alle sue linee accattivanti e moderne che rendono ogni calzatura l’accessorio ideale per completare qualsiasi tipo di outfit in maniera appropriata.

Rimanere al passo con i tempi è infatti un must per Roberto Bordese, ed egli stesso non ha fatto mistero di attingere tantissimo alla street-art e al modo di vivere delle nuove generazioni per trarre l’ispirazione necessaria alla creazione di nuove linee e nuovi prodotti. Alla stessa maniera, anche i viaggi hanno un ruolo determinante nell’influenzare l’estro di questo talentuoso stilista, che è in grado di cogliere l’ispirazione giusta anche in tutte quelle piccole cose che è possibile trovare nei botteghini dell’antiquariato. Tale creatività e ricercatezza dei particolari è tangibilmente visibile osservando da vicino una qualsiasi calzatura Bruno Bordese, mentre è sufficiente calzarla per qualche minuto per rendersi anche conto che l’estetica e la bellezza non hanno in alcun modo compromesso la comodità di tali calzature, che al contrario sono in grado di accogliere il piede e garantirgli tutta la comodità di cui ha bisogno anche se le si indossano per più ore al giorno.

AI: l’Europa approva la regolamentazione. Cosa cambia?

Una decisione che fa seguito a dibattiti intensi iniziati nel 2021, culminata in una normativa che stabilisce regole stringenti per l’uso dell’Intelligenza artificiale, benché alcune delle proposte più severe siano state mitigate da compromessi dell’ultimo minuto.
Con 523 voti favorevoli l’Atto sull’Intelligenza artificiale dell’Unione Europea, l’AI Act, è stato ufficialmente adottato.

Il via libera dal Parlamento Europeo alla normativa sull’AI segna un punto di svolta per il controllo di questa tecnologia. La normativa cerca di bilanciare la promozione dell’innovazione tecnologica con la tutela dei diritti civili e la protezione dei consumatori, ponendo la UE come ‘leader’ nella regolamentazione dell’Intelligenza artificiale a livello mondiale.

No a sistemi per la sorveglianza di massa sì a restrizioni dei sistemi ‘ad alto rischio’

L’AI Act mira a proibire sistemi basati su AI per la sorveglianza pubblica di massa e impone restrizioni su sistemi ritenuti ‘ad alto rischio’ per la società, tra cui quelli applicati a infrastrutture critiche, educazione e formazione professionale, e sistemi di applicazione della legge.
La normativa è stata oggetto di dibattito non solo per le sue implicazioni all’interno dell’Unione ma anche per il suo potenziale impatto a livello globale, sollevando preoccupazioni tra le big tech negli Stati Uniti come OpenAI, Microsoft, Google e Meta.

Nonostante le critiche da parte di alcuni stati membri o figure politiche come il presidente francese Emmanuel Macron, che temono possa ostacolare l’innovazione, l’AI Act rappresenta un passo significativo verso la creazione di un quadro regolamentare equilibrato, riporta Adnkronos.

“Un modello di sviluppo che metta l’essere umano davvero al centro”

“Siamo molto soddisfatti del risultato e dell’ampia maggioranza raggiunta – commenta Brando Benifei, relatore all’Eurocamera per l’AI Act e capodelegazione del Pd al Parlamento europeo – ora bisogna concentrarsi sull’attuazione, sugli investimenti, sulla condivisione delle capacità dei supercomputer e sul lavoro con i partner internazionali, per affermare un nostro modello di sviluppo dell’AI che metta l’essere umano davvero al centro”. 

Ora spetta agli Stati membri istituire agenzie nazionali di supervisione

I sistemi considerati ad alto rischio saranno soggetti a regole severe che si applicheranno prima del loro ingresso nel mercato della UE.
Le norme generali sull’AI si applicheranno un anno dopo l’entrata in vigore, nel maggio 2025, e gli obblighi per i sistemi ad alto rischio in tre anni, sotto la supervisione delle autorità nazionali, supportate dall’ufficio creato ad hoc della Commissione europea.

Spetta ora agli Stati membri istituire agenzie nazionali di supervisione. Un portavoce della Commissione ha dichiarato a Euronews che i Paesi hanno 12 mesi di tempo per nominare gli organi di controllo.

Work-life balance e genitori al lavoro: aumentano le dimissioni 

Dall’ultimo rapporto realizzato dal Censis emerge che i lavoratori italiani (80%) esprimono il proprio disappunto riguardo il sacrificio degli interessi personali richiesto in passato dal lavoro a discapito del proprio benessere.
E secondo una ricerca pubblicata su People Management nell’ultimo anno il 46% dei genitori ha lasciato il proprio lavoro o sta prendendo in seria considerazione le dimissioni.

Un dato confermato anche in Italia, dove, stando a quanto riporta l’Ispettorato del Lavoro, sono state convalidate 61.391 dimissioni di padri e madri nel 2022 (+17,1% rispetto al 2021), la maggior parte rassegnate entro i primi tre anni dalla nascita dei propri figli, e perlopiù da giovani di età compresa tra 29-44 anni (79,4%) e donne (72,8%).

Arriva l’Help Desk Genitorialità 

La causa viene attribuita a una sempre più accentuata difficoltà nel conciliare lavoro e vita privata (63%). Inoltre, a lasciare il lavoro sono in prevalenza lavoratori in attesa del primo figlio o che hanno un solo figlio.
“I dati sottolineano l’importanza di affrontare in modo efficace le sfide legate alla genitorialità sul luogo di lavoro, promuovendo politiche e culture aziendali più inclusive e favorevoli alla famiglia”, commenta Debora Moretti, co-ceo di Zeta Service.

A questo proposito, Zeta Service annuncia l’apertura di uno sportello dedicato alla genitorialità. Si chiama Help Desk Genitorialità, e intende supportare i genitori dando risposte, in particolare, ai problemi burocratici del work-like balance. 

Smartworking al 100% per le neo mamme

Da un sondaggio al titolo ‘Maternità, Burocrazia e Tempi’, emerge che in azienda oltre la metà delle donne ha trovato difficoltà nel comprendere gli step burocratici relativi, ad esempio, alla richiesta di bonus, presentazione di documentazione, congedo obbligatorio/facoltativo. 
In particolare, 9 donne su 10 vorrebbero ricevere più informazioni, poiché i siti web istituzionali spesso sono poco comprensibili o non esaustivi. Il 40% delle intervistate richiede infatti maggiore chiarezza.

“Noi prevediamo per le mamme, lo smartworking al 100% negli ultimi mesi della gravidanza, e un mese di smartworking al 100% per i papà, oltre l’estensione del congedo di paternità a 20 giorni – spiega Moretti -. Queste iniziative, a mio parere rappresentano per le imprese, piccole o grandi che siano, scelte indispensabili”.

Cosa può fare l’azienda per supportare i genitori dipendenti? 

“Le parole chiave sono flessibilità e vicinanza – aggiunge Moretti -. L’azienda deve essere realmente interessata a comprendere le necessità delle persone, guardandole e ascoltandole nel loro complesso, in modo da introdurre benefit che possano favorire un migliore work-life balance e avere una maggiore flessibilità, sebbene sia complicato introdurre questo cambiamento di mentalità nel nostro Paese”.

Come si legge nel VI Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale, riferisce Ansa, a oggi infatti in Italia solo il 12,2% degli occupati lavora da remoto, nonostante per più di 8 lavoratori su 10 lo smartworking permetta di conciliare meglio famiglia, vita privata e lavoro.

Moda e lusso trainano gli acquisti on line degli italiani

Dalla pandemia in poi, alcuni comportamenti di acquisto sono diventati parte della nostra quotidianità. Il primo e più importante è sicuramente l’abitudine di effettuare acquisti on line. Tanto che la quota di italiani che fa shopping online ogni settimana si è stabilizzata al 47,1%, mantenendosi invariato rispetto all’anno precedente.

In questo contesto, però, fanno capolino nuove tendenze, come l’aumento degli acquisti di seconda mano e l’adozione dei servizi “buy now, pay later”, mentre diminuisce l’importanza degli acquisti di generi alimentari e dei servizi di comparazione prezzi. Sono alcune delle informazioni contenute nel report Digital 2024, pubblicato a febbraio da We Are Social in collaborazione con Meltwater.

Il fashion è la categoria “regina” dell’e-commerce

Tra le categorie del settore dell’e-commerce, la moda registra un aumento di spesa del 25,7%, seguita dai beni di lusso con un incremento del 21,4%. Crescono rispetto l’anno precedente anche gli acquisti online di articoli per la casa (+16,3%), arredamento (+18%) ed elettronica (+11,4%).

I film e i servizi TV in streaming rimangono i contenuti digitali più acquistati, amatissimi dal 40,3% degli utenti internet tra i 16 e i 64 anni. La musica in streaming si posiziona al secondo posto (17,3%), seguita dalle app mobile al terzo (9%). Quest’anno, gli e-book (8,5%) superano i mobile game (8,4%), forse influenzati dal successo di #booktok.

Il rapporto con i brand 

I motori di ricerca si confermano la principale fonte per scoprire nuovi brand, prodotti o servizi, con il 40,8% degli utenti internet italiani che li utilizza a tale scopo. La pubblicità in TV è al secondo posto con il 36,6%, mentre le raccomandazioni di amici e familiari guidano le scelte del 30,7% del campione. In particolare, cresce l’autorevolezza della pubblicità sui social: passa infatti dalla settima alla quinta posizione in classifica, con il 25,1% degli utenti italiani che la considera fondamentale per conoscere brand o servizi. Cresce anche il numero di persone che clicca su contenuti social sponsorizzati (+6,8%, 14,1%), mentre diminuisce di 2,5% chi clicca su banner di siti web (11,5%).

I motori di ricerca mantengono la loro leadership anche nell’approfondimento della conoscenza sui brand (59,1%), seguiti dai social network, siti di confronto prezzi e recensioni. 

Aumenta la spesa per la pubblicità digitale 

La spesa per la pubblicità digitale, inclusi search e social, cresce del 9,6%, superando i 6 miliardi di dollari. Gli investimenti annuali nelle attività pubblicitarie con influencer raggiungono i 340 milioni di dollari. Questa tendenza porta la quota della spesa pubblicitaria digitale totale quasi al 5,4%, con un incremento del 3,4% rispetto all’anno scorso.

Nuova occupazione: uomini e donne la cercano in modi diversi 

Gli uomini e le donne sono diversi, anche quando si tratta di scelte professionali. Il dato emerge da un’indagine condotta dal Centro Studi di Fòrema, ente di formazione del sistema confindustriale veneto, che ha approfondito le esigenze e le aspettative di coloro che cercano lavoro o desiderano cambiarlo, evidenziando notevoli differenze tra uomini e donne.

La ricerca, che ha coinvolto oltre oltre duecento persone tra corsisti e disoccupati, fornisce un quadro dettagliato del tema “Cosa ti serve per lavorare?” in un periodo caratterizzato dalle rivoluzioni green e digitali.

Chi pensa alla busta paga, chi alla soddisfazione personale

Gli uomini risultano più orientati alla busta paga, con il 51% che pone maggiore enfasi sulla sicurezza economica, rispetto al 45% delle donne. Le signore, invece, manifestano interessi più ampi e articolati: considerano infatti aspetti come la crescita professionale e umana (14% vs 11%), l’autorealizzazione (12% vs 10%), e la gestione delle competenze (8% vs 5%). Questo riflesso dei ruoli tradizionali di “breadwinner” evidenzia le diverse prospettive di uomini e donne anche sul lavoro.

La formazione è una priorità per le lavoratrici

Per quanto riguarda la formazione, le donne vi ripongono una maggiore fiducia, attribuendo maggiore importanza ai percorsi formativi rispetto agli uomini (55% vs 38%). Le competenze digitali risultano fondamentali per entrambi i generi, con il 56% delle donne e il 50% degli uomini che le ritengono cruciali.

La formazione tecnica è anch’essa ritenuta importante dal 47% degli intervistati, mentre il tirocinio formativo, fondamentale per il 73% del campione, risulta essere una metodologia apprezzata per sviluppare competenze direttamente in azienda.

I giovani puntano sulle skills tecniche e tecnologiche

Per i giovani, la formazione tecnica è prioritaria nel 75% dei casi, mentre le digital skills sono essenziali per tutte le fasce d’età. Inoltre, il tirocinio formativo gode del massimo favore da parte dei giovani (58%). Questo strumento rimane gradito anche dopo i 30 anni, con una percentuale del 42% fra gli intervistati che lo apprezza.

Le donne mostrano un grande interesse nell’accesso alle informazioni sul mercato del lavoro (62%), mentre i giovani manifestano un forte appeal nei confronti dei bonus (67%) come incentivo alla partecipazione alle attività. L’occupazione influisce sulla percezione degli strumenti proposti: il 50% di chi cerca lavoro lavoro li ritiene cruciali, contro il 34% di chi è già occupato. 

Per concludere

In conclusione, l’indagine offre uno sguardo approfondito sulla complessità delle motivazioni e delle aspettative legate al lavoro, evidenziando la necessità di rispondere alle esigenze differenziate di uomini, donne e giovani nel contesto che stiamo vivendo.

Vivibilità in Europa: l’Italia si posiziona male in classifica  

Costi della vita e delle utenze penalizzano i “voti” relativi alla vivibilità del nostro Paese, che risulta tra i peggiori in Europa. Nonostante un leggero calo dell’inflazione e dei costi energetici rispetto ai massimi storici degli ultimi anni, l’attenzione sulla problematica del prezzo degli affitti e dell’energia elettrica persiste in Italia e nel resto d’Europa. La banca online N26 ha condotto uno studio sull’Indice di Vivibilità, esaminando i dati relativi a spese per l’abitazione ed energetiche in ogni paese europeo.

L’obiettivo è identificare le nazioni che offrono la migliore qualità di vita, considerando aumenti salariali, densità di popolazione e il livello di felicità dei residenti.

L’Italia: il problema degli stipendi troppo bassi

Secondo i risultati dello studio, l’Italia si posiziona al penultimo posto per vivibilità, preceduta solo dal Regno Unito. Il costo degli affitti e dell’energia elettrica impatta notevolmente sugli stipendi mensili degli italiani, tra i più bassi in Europa. Con oltre il 52% del salario destinato all’affitto, la situazione economica italiana evidenzia un problema enorme. Insomma, il nostro della vita è troppo alto e difficilmente sostenibile.

La Danimarca in testa alla classifica

Al contrario, la Danimarca si distingue come il miglior paese europeo in cui vivere, con un impatto meno pesante sugli stipendi in termini di affitti ed energia elettrica. Con rispettivamente il 21% e il 18% del salario destinato agli affitti, Svizzera e Belgio si collocano al secondo e terzo posto nella classifica. In questi Paesi è evidente una situazione più favorevole per quanto riguarda la proporzionalità tra reddito e costi abitativi.

I Paesi Bassi al terzultimo posto

Sorprendentemente, i Paesi Bassi occupano il terzultimo posto nella classifica N26, con circa il 37% del salario destinato a coprire il costo dell’affitto. Questa percentuale più elevata rispetto ai paesi in testa riflette un’importante sfida economica nel bilanciare la propria economia interna.

In conclusione, la vivibilità in Europa è fortemente influenzata dal costo degli affitti e da quelli dell’energia elettrica. Mentre Danimarca, Svizzera e Belgio offrono una qualità della vita superiore, l’Italia si trova ad affrontare tensioni importanti, evidenziate dalla quota significativa del salario destinata agli affitti. Un’attenta riflessione sulle politiche economiche e abitative potrebbe contribuire a migliorare la situazione e rendere il vivere in Italia più accessibile ed equilibrato.

Percezione e realtà: che divario c’è e come le vivono i cittadini? 

Il divario tra la percezione e la realtà dei fatti è un fenomeno diffuso, come dimostra l’indagine Ipsos condotta su un campione 10.000 persone residenti in 10 Paesi, tra cui l’Italia. , L’obiettivo dell’analisi è testare le convinzioni delle persone su questioni sociali, politiche ed economiche confrontandole con i dati reali. le sorprese, ovviamente, non mancano.

Immigrazione, cultura, religione, criminalità : visioni distorte  

La percezione dell’immigrazione è distorta in tutti i Paesi esaminati. La media del divario tra percezione e realtà è del 24% rispetto al 12%, un fenomeno riscontrato anche in Italia (21% vs. 11%). Le percezioni errate riguardo alla presenza di musulmani sono evidenti. Mentre la cifra reale è del 3%, la percezione nei 9 paesi a maggioranza non musulmana è superiore al 17%. In Italia, la convinzione che il 19% sia musulmano contrasta con la realtà, dove sole il 4,8% pratica questa religione.

Anche per quanto concerne la criminalità c’è molto da dire. La maggioranza degli intervistati ritiene erroneamente che il tasso di omicidi sia aumentato dal 2000, sebbene sia diminuito in tutto il mondo, tranne negli Stati Uniti. In Italia, il 55% crede che gli omicidi siano aumentati negli ultimi vent’anni.

Disuguaglianza economica: un fenomeno sovrastimato

La percezione della disuguaglianza economica è sovrastimata. La quota di ricchezza detenuta dall’1% delle famiglie più abbienti è stimata al 36%, ma il dato reale è del 13%. Anche in Italia, il divario tra percezione e realtà è evidente (36% vs. 14%).

Teorie del complotto

Le credenze irrazionali coinvolgono oltre un quarto del campione nei dieci Paesi. In Italia, il 24% crede nei fantasmi, il 17% nella stregoneria e il 16% nella chiaroveggenza, percentuali inferiori alla media degli altri stati. Quasi la metà delle persone è sospettosa verso gli scienziati, preferendo affidarsi all’esperienza personale. In Italia, questa percentuale si attesta al 42%.

Alcune teorie del complotto, come un presunto progetto di sostituzione della popolazione con immigrati (24% in Italia), trovano riscontro tra il 15% e il 25% degli intervistati nei dieci Paesi. La diffidenza verso il governo ucraino (27% in Italia) e le teorie sulla falsità delle missioni spaziali americane (20% in Italia) sono altrettanto diffuse.

L’importanza di avere informazioni corrette

In sintesi, l’indagine evidenzia un divario significativo tra percezione e realtà in diverse sfere della società, sottolineando l’importanza di informazioni corrette e consapevolezza pubblica.

Dimissioni del personale: alle aziende possono costare 2 milioni di euro all’anno

È quanto emerge dal terzo Outlook dell’Osservatorio sulla formazione continua curato da OfCourseMe. Tra le spese legate all’onorario di un’agenzia di head hunting e quelle relative a un periodo di mancata produttività il costo che deve affrontare un’azienda di medio-grande dimensione (500 dipendenti) quando perde talenti (e deve assumerne di nuovi) è di circa 2 milioni di euro l’anno.

“Supponiamo di avere un’impresa di 500 persone, con una perdita di figure qualificate, churn, dell’8% annua – spiega Davide Conforti, Presidente dell’Osservatorio e Founder di OfCourseMe -. Abbiamo calcolato che i costi affrontati, in termini di spese per le agenzie di head hunting e mancata produttività, e tenendo conto del tempo medio per l’assunzione di una nuova persona, pari a 2,5 mesi, è di 2 milioni di euro in un anno”.

Come affrontare la “piaga” della perdita di talenti? La risposta è nell’upskilling

La domanda che si è posto l’Osservatorio è la seguente: come possono le imprese affrontare la ‘piaga’ della perdita di persone chiave, il conseguente vuoto di competenze, e al contempo, cercare di contenere i costi?

“La risposta risiede nell’upskilling – aggiunge Davide Conforti -, una strategia vincente che non solo mitiga i rischi, ma contribuisce attivamente a migliorare il business”.
Ma quanto è effettivamente tangibile l’impatto della formazione? E, soprattutto, è possibile calcolarne il ROI?

La formazione continua non è solo una spesa necessaria, ma un investimento strategico

“Grazie a iniziative di sviluppo professionale è possibile mitigare il churn di almeno il 10% – sottolinea Conforti -. Questo equivarrebbe a un risparmio di 200 mila euro”.
Confrontando il costo medio di un piano di upskilling su una popolazione di circa mille persone con i benefici derivanti dalla riduzione del churn i risultati calcolati dall’Osservatorio sono sorprendenti. Il ROI dell’upskilling si attesta infatti tra 3 e 6 volte l’investimento iniziale. Ciò dimostra che la formazione continua non è solo una spesa necessaria, ma un investimento strategico che si ripaga ampiamente da sé già nel corso del primo anno.

Ma occorre valutare puntualmente competenze critiche e skill gap su cui intervenire

“L’effetto positivo della formazione richiede, però, un approccio strategico da valutare puntualmente in relazione alle prospettive dell’impresa – puntualizza ancora il manager -. È necessario avere chiaro quali siano le competenze critiche e gli skill gap su cui intervenire. Da qui, avviare percorsi di upskilling personalizzati, in grado di coinvolgere le singole persone”.

Bonus pet: anche nel 2024 nessuna svolta

In Italia non esiste un Sistema Veterinario Nazionale alla stregua di quello per gli umani, pertanto, quando l’amico a quattro zampe si ammala i conti sono piuttosto salati, e senza possibilità di costi calmierati.
Ma è possibile accedere a un Bonus Animali Domestici 2024 per risparmiare o recuperare i costi?

Purtroppo al momento non si può parlare di un vero e proprio Bonus per gli animali domestici, ma di una detrazione sulle spese già sostenute. Che sono piuttosto variabili: da poco meno di 100 euro per una prima visita ad alcune centinaia di euro per interventi di routine, come la sterilizzazione.
Per non parlare dei costi per interventi chirurgici straordinari, che possono richiedere anche l’esborso di diverse migliaia di euro.

Spese obbligatorie: dal microchip alle vaccinazioni

Spesso si tratta di circostanze impossibili da evitare. Come, ad esempio, il microchip obbligatorio previsto per i cani su tutto il territorio nazionale, oppure le vaccinazioni per prevenire determinate malattie. O ancora, l’insorgenza di patologie croniche dovute all’età dell’animale.
A tutto ciò si aggiunge un’alimentazione sana, costituita da prodotti di qualità che utilizzano materie prime certificate per far sì che la salute del pet non risenta troppo del passare del tempo.
In sostanza, secondo un’indagine effettuata da Federconsumatori per il mantenimento di un cane si possono spendere all’anno fra i 1.700 e i 2.500 euro, in base alla taglia e all’età, mentre per un gatto in media circa 1.200 euro annuali.

Detrazione sulle spese veterinarie

Nel corso degli anni si è discusso sulla possibilità di introdurre agevolazioni per consentire ai detentori di animali di recuperare almeno in parte le spese veterinarie sostenute.

La più ‘famosa’ risale al 2022, quando l’onorevole Michela Vittoria Brambilla aveva proposto un bonus di 150 l’anno per ciascun animale domestico iscritto all’anagrafe (fino a un massimo di tre) destinato a tutti coloro con reddito ISEE inferiore a 15.000 euro. Tuttavia, la proposta non è stata inserita nella Legge di Bilancio 2023.
Qualunque sia la spesa annuale destinata al pet c’è comunque la possibilità di recuperare in parte quanto sostenuto tramite la detrazione del 19% prevista a livello nazionale.

Requisiti per la detrazione

La legge prevede la possibilità di presentare al massimo 550 euro di spese sostenute alle quali viene sottratta una franchigia di 129,11 euro. Sul risultato, si applica la detrazione.

Presentando tutte le fatture accumulate per le prestazioni veterinarie si possono quindi ricevere fino a circa 80 euro di rimborso.
Tale agevolazione non è però prevista per tutte le spese sostenute per l’animale domestico, ma solo per le visite ambulatoriali effettuate dal veterinario, le analisi di laboratorio, gli esami diagnostici (come lastre ed ecografie), gli interventi chirurgici e i giorni di ricovero presso cliniche veterinarie.
Inoltre, i farmaci destinati agli animali, con o senza ricetta, purché siano acquistati in farmacia.

Auguri di Natale: cosa si augurano davvero gli italiani?

Gli italiani sono sempre più in affanno, e la condizione di precarietà si ripercuote anche sui buoni auspici che ci si augura a Natale. In un periodo di sfide globali che mettono a dura prova la società, emerge una profonda necessità di ritornare ai valori fondamentali e alle priorità più preziose.

Insomma, basta con i tradizionali “auguri a te e famiglia”. Ma cosa si augurano e augurano davvero gli italiani a Natale? La grande maggioranza, una vita senza stress e ansia (71%), poi prospettive lavorative migliori e stabili (59%), serenità di vivere in un mondo all’insegna della pace (66%) e salute per sé stessi e i propri cari (62%). Lo ha scoperto un’indagine promossa da Baci Perugina, e condotta su un campione di 1200 utenti web.

L’atmosfera è ideale per i buoni sentimenti

Il Natale è da sempre un periodo speciale, capace di portare serenità e magia, e far ‘rallentare’ quanto basta per riflettere sulle cose che veramente contano nella vita.
Il 64% degli intervistati attende il periodo natalizio poiché è un momento di pausa, dove alcuni gesti ricevono maggiore attenzione.

Ma non solo, c’è anche chi lo definisce ‘il periodo preferito dell’anno’ (56%) o chi lo accosta a un’atmosfera ideale per i buoni sentimenti (49%) e a sentire persone solitamente distanti (44%).

WhatsApp sostituisce biglietti e cartoncini scritti a mano

Ma come scrivono le frasi d’augurio e buon auspicio gli italiani?
Utilizzando frasi standard (25%), in modo personalizzato (24%), con citazioni d’autore (21%) oppure scegliendo versi di canzoni (18%).
Ma in un momento storico sempre più frenetico in cui tutto ciò che si vive è anche online non sorprende che per scrivere i propri biglietti d’auguri il 29% attinga da internet, dai social (26%), dai libri (22%) e il 17% chiede di scriverli direttamente all’Intelligenza artificiale (ChatGPT).

E prima ancora dei classici cartoncini scritti a mano (26%) gli italiani preferiscono inviare i propri auguri di Natale tramite WhatsApp (32%).
A seguire, i tradizionali auguri fatti a voce nel giorno di Natale o alla Vigilia (21%) e quelli scritti via e-mail a clienti e colleghi nei giorni che precedono le festività (14%).

Ai regali non si rinuncia

Non ci sono dubbi, invece, sulle persone da cui gli italiani preferirebbero ricevere gli auguri: al primo posto il partner (30%), seguiti da genitori (27%), amici (22%) e parenti (15%).
Diverso è il periodo in cui si preferisce fare i propri auguri: c’è chi li manda durante la mattina di Natale (32%) o nel corso della giornata, e chi invece la vigilia (31%), senza contare chi li invia le settimane precedenti per condividere gli auguri con colleghi, clienti e amici prima della chiusura (11%).
In ogni caso, per accompagnare un messaggio di auguri, gli italiani optano per un regalo personalizzato (26%), seguito dal tradizionale cesto natalizio (23%), gioielli (17%), giochi (14%) e le piante (13%).

Investimenti digitali nel 2024: nelle imprese previsto un incrementi dei budget dell’1,9%

Nel complesso contesto geopolitico attuale, l’Italia registra una crescita costante degli investimenti digitali, tanto che si prevede un aumento dell’1,9% nei budget ICT delle aziende entro il 2024. Tale incremento conferma il trend positivo degli ultimi 8 anni, superando le previsioni di crescita del PIL nazionale. Per quanto riguarda le grandi imprese, le spese si concentrano principalmente su sistemi di Information Security (57%), soluzioni di Business Intelligence e visualizzazione dati (45%), e Big Data Management e architettura dati (37%).
Da notare che al quarto posto, con un 31%, spiccano gli investimenti in Artificial Intelligence, Cognitive Computing e Machine Learning, in notevole crescita rispetto all’anno precedente.

La digitalizzazione porta a un incremento di organico

Secondo i responsabili delle aziende coinvolto in un’indagine mirata, l’innovazione digitale ha contribuito a un aumento dell’organico grazie a una maggiore attrattività e crescita (24% delle imprese), piuttosto che a una riduzione di personale per efficienza dei processi e automazione (14%). Tuttavia, l’impatto principale è stato una crescita della qualificazione professionale, indicata dal 50% delle aziende.

L’Open Innovation

Nel contesto di un mondo in continua evoluzione, l’Open Innovation emerge come catalizzatore di trasformazione. Nel 2023, l’86% delle grandi aziende italiane adotta pratiche di innovazione aperta, mentre nelle PMI la percentuale si attesta poco al di sotto della metà, con una crescita più lenta. Questi risultati emergono dalla ricerca condotta dagli Osservatori Startup Thinking e Digital Transformation Academy della School of Management del Politecnico di Milano.

Nelle aziende debutta la Direzione Innovazione

Nelle imprese italiane si stanno diffondendo nuovi modelli organizzativi e ruoli con responsabilità diffuse sull’innovazione. Il 41% delle grandi aziende ha formalizzato una Direzione Innovazione, mentre il 51% ha definito figure di Innovation Champion. Il 74% ha adottato azioni di “Corporate Entrepreneurship” per stimolare approcci imprenditoriali, con particolare attenzione alla formazione su competenze digitali e imprenditoriali (55%).

La principale sfida per la trasformazione digitale, secondo il 47% delle grandi imprese, è la mancanza di competenze digitali interne, seguita dalla reticenza delle persone ad adottare strumenti digitali (44%) e dalla difficoltà ad attirare professionisti con competenze STEM e digitali (34%).

I principali “motori” di innovazione? Le start up

L’Open Innovation continua a crescere, con oltre la metà delle grandi aziende che destinano un budget specifico a iniziative di questo tipo. Le società di consulenza vedranno una diminuzione delle preferenze, passando dal 25% all’18%, mentre le startup diventeranno fonte principale di innovazione per un terzo dei manager nei prossimi tre anni. Infatti la collaborazione tra aziende e startup è in aumento, con il 58% delle grandi aziende che già collabora con startup (rispetto al 33% del 2018), e l’80% che prevede di farlo nel prossimo futuro.
Tuttavia, ci sono sfide significative, come il rischio di tempi di sviluppo superiori alle aspettative (44% delle imprese).